11-11-11: Occupy Trento

Venerdì 11 novembre 2011 nella giornata mondiale degli indignados americani di Occupy Wall Street, per chiedere un cambiamento delle politiche neoliberiste che dopo essere state causa della crisi, vengono riproposte dalla triade, BCE, FMI e banca mondiale, a tutti i governi europei come soluzioni della crisi.
Taglio del welfare attraverso una nuova macelleria sociale, che sarà votata i parlamento nei prossimi gironi, fatta di libertà di licenziamento dei salariati, trasferimento coatto di dipendenti pubblici, annullamento dei contratti nazionali, peggioramento ulteriore delle pensioni, cancellazione dei referendum di giugno, svendita del patrimonio naturale e artistico.
In questi mesi stiamo assistendo ad una diatriba fra governo ed opposizione su chi oggi è più bravo nell’applicare le direttive della BCE tanto che Ichino sostiene che “ormai non è più questione di destra e di sinistra, ma di sapere e volere applicare, oppure no, le misure richiesteci dall’Europa.”.
”Tanto che per assurdo Berlusconi rischia di cadere per la sua incapacità di garantire in Italia l’applicazione dei diktat europei per essere sostituito da un governo tecnico che dovrebbe fare quello che il premier non è in grado di fare.” (Asor Rosa)
Appare scandaloso che anche la sinistra, anzichè porsi il tema, non più rinviabile, di politiche alternative al liberismo, continuino in questa melina nei confronti di Draghi e la BCE.
In Italia, senza scomodare grandi economisti i dati ci dicono che il 55% della ricchezza è detenuta dal 10% della popolazione che conta un patrimonio di oltre 5.000 miliardi di euro. Una patrimoniale dell’1% porterebbe 50 miliardi nelle casse dello stato, mentre il recupero dell’evasione fiscale – che si aggira attorno ai 300 milioni di euro – porterebbe entrate per altri 50/60 miliardi di euro.
Inoltre se si cancellano le grandi opere, (Tav, Gronda, Expo 2015, ecc)le missioni di guerra e si tagliando le spese militari otterremmo una ulteriore riduzione della spesa di decine di miliardi l’anno.
Risorse importanti da investire nel lavoro per porre fine alla precarietà e garantire un reddito minimo per tutti aumentando salari e pensioni, nella scuola, nella sanità pubblica, nei servizi sociali, nella tutela del patrimonio naturale (il disastro di Genova ne conferma l’urgenza) e artistico ponendo.
Per contestare questa politica economica e sociale che svende anche la nostra sovranità nazionale in questa giornata mondiale degli indignados vogliamo stare nelle strade di Trento dicendo che i soldi risparmiati da speculazioni e grandi opere possono essere utilizzati per migliorare il welfare e per dare un reddito di cittadinanza ai troppi precari e disoccupati; che i soldi utilizzati per finanziare istituti privati vengano dirottati per migliorare la scuola pubblica; che l’Università deve produrre ricerca utile alla collettività e non trasformarsi in una proprietà della PAT al servizio del profitto di multinazionali della guerra e imprenditori locali.
Noi siamo a fianco degli studenti che il 17 novembre – nella giornata mondiale del diritto allo studio – scendono in piazza per rivendicare. anche a livello provinciale, nuove risorse per la scuola pubblica e per il diritto allo studio anziché destinarle all’edilizia scolastica.
Ma nello stesso tempo sappiano unire la lotta per il diritto allo studio alle lotte dei docenti che si battono contro il blocco dei contratti e delle retribuzione dei docenti fino a tutto il 2014, contro la mercificazione dei saperi, contro una università ostaggio dei poteri forti provinciali, contro l’espulsione dei precari e la riduzione degli organici.
Ezio Casagranda

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2 commenti

  • Ciao Ezio, parole sante le tue, (mi sono arrogata il diritto di riportarle su fb), ma mi dici chi recepirà queste idee/proposte? quale forza politica riuscirà a farle sue e comunicare così, a noi cittadini inermi, la speranza in un futuro?
    E’ trito e ri-trito, ma la “poltrona” pare abbia un effetto camaleontico su tutti i buoni propositi sulla base dei quali vengono eletti,e allora? i nostri lamenti, le nostre proposte, i cittadini onesti come possono far sentire la loro voce se i riferimenti politici a cui ci siamo affidati non ti ascoltano, anzi tradiscono il tuo voto?
    Un grande abbraccio dalla mia Genova ancora una volta in ginocchio
    Daniela

  • daniela

    Per questo il popolo di ogni angolo del nostro continente industriale uscirà sulle strade a fare parte della rete di persone che ormai non vogliono più essere guidati ne dalla politica ne la finanza e questo potrà darci opportunità di vivere l’esperienza di essere uniti, d’accordo su pochi ma triviali argomenti. Il resto avviene da se. Solo perché finora sembri che non ce la caviamo senza un leader che rappresenti non vuol dire che noi non possiamo rappresentare noi stessi senza leader! Fatti sentire, fatti ascoltare, fatti vedere!

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