Dichiarato inammissibile il referendum sull’art.18.

corte-costCorte Costituzionale: Tutto già scritto. Dichiarato inammissibile il referendum sull’art.18.

La Corte Costituzionale si è espressa in merito ai 3 quesiti referendari proposti dalla CGIL dichiarandone ammissibili i 2 relativi all’abrogazione di alcune disposizioni in materia di lavoro accessorio ( voucher) e all’abrogazione di disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti e non ammissibile quello sulla tutela reintegratoria nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo, estendendola a tutte le aziende sopra i 5 dipendenti ( ART.18).

Riservandoci di valutare le motivazioni che hanno indotto la Corte Costituzionale ad assumere questa decisione, che riteniamo “già scritta” e che comunque giudichiamo negativa, quello che ci preme sottolineare è che ancora una volta la CGIL ha voluto affidare ad uno strumento come il referendum la soluzione per problemi, pesantissimi per i lavoratori, senza aver fatto nulla per impedire la loro approvazione nel corso della discussione parlamentare o al momento del varo della Legge.

USB, unica organizzazione sindacale ad essersi mobilitata con scioperi e manifestazioni contro il Jobs Act, i voucher e la cancellazione definitiva dell’articolo 18, ha sempre reputato errore gravissimo affidare ad un voto popolare, in cui si esprimono anche tutti coloro i quali non hanno alcun interesse alla materia, la soluzione di problemi che richiedono invece lotte e mobilitazioni di tutto il mondo del lavoro.

Dal referendum sull’abolizione della scala mobile, a quello sulla maggiore rappresentatività sindacale, all’estensione dello stesso art.18, o non si è raggiunto il quorum o sono state cancellate importanti conquiste relative a democrazia sindacale e a diritti salariali o normativi di tutti i lavoratori, andando così a porre una pietra tombale su stagioni caratterizzate da fortissimi conflitti.

Per quanto ci riguarda le lacrime di coccodrillo di chi continua a sostenere le ragioni dei padroni, sottoscrivendo contratti che gridano vergogna non ci riguardano.

Noi continueremo a lottare per difendere i diritti reali delle lavoratrici e dei lavoratori.

Roma, 11 gennaio 2017

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