Festival economia: Presidio in piazza Dante

Per capire di cosa si occuperà l’annuale fiera degli illusionisti dell’economia e della politica è sufficiente leggere l’editoriale del suo direttore, Tito Boeri, (paladino del privato, il suo terreno di origine, al governo della previdenza pubblica con un cuore che lo porta altrove) dove appare in trasparenza come in una serie di lapsus freudiani la sua vera anima. Infatti egli apprezza il ruolo degli economisti nel “migliorare l’organizzazione dell’assistenza sanitaria e a facilitare l’incontro fra domanda e offerta di organi.”
Domanda e offerta!
Il mercato.
Con tutta la malafede, nel caso specifico, dell’intellettuale neo coloniale che occulta la verità di un mercato diseguale cinico e orribile che riguarda paesi come l’India, che accompagna il transito dei migranti e le guerre umanitarie.

Inoltre sostiene che “non basta introdurre programmi universali di copertura sanitaria gratuita per abbattere le differenze di longevità”. Potrebbe essere, ma si sente odore di bruciato. Infatti più avanti leggiamo che “l’accesso gratuito da parte di tutti alle cure sanitarie è andato di pari passo ad un incremento delle differenze nelle condizioni di salute delle famiglie…”, si riferisce al caso inglese, il più “generoso dei sistemi sanitari”, dice lui, ma è di noi che parla, facendo intendere due cose, una che se c’è un modello da copiare, che è sempre in casa liberista, in secondo luogo parla di assistenza e non di equità e diritto (art. 42 della Costituzione). Della Grecia è meglio trattare poiché lo smantellamento del servizio sanitario pubblico ha avuto effetti troppo clamorosi e diretti sulla salute e sull’attesa di vita della popolazione.
Ma seguiamolo bene. Ecco: “si dimentica spesso che la dimensione più importante dell’uguaglianza delle opportunità è legata alla possibilità di condurre una vita sana e poter gioire di un invecchiamento attivo.” Invecchiamento attivo? Non è per caso che voglia parlare di pensioni da manomettere ancora?
E finalmente, il momento della consapevolezza suprema: “la copertura sanitaria può avere effetti perversi riducendo gli incentivi delle persone a condurre una vita sana”, insomma vita sana e copertura sanitaria sembrerebbero andare in direzioni diverse.
Una rappresentazione confusa, contraddittoria e truffaldina. Lettori un po’ smaliziati potrebbero intravvedere una riedizione del razzismo sociale di stampo ottocentesco (o no?) quando il successo e il benessere erano considerati manifestazioni di superiorità genetica.

Fra le tante la presenza al festival registriamo quella della ministra Beatrice Lorenzin e di Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, anch’egli prestato dalla sanità privata (Università cattolica Sacro Cuore di Roma) a una fondamentale istituzione pubblica. A loro si potrebbe chiedere se la pesantissima forzatura tutta italiana sulla questione dei vaccini con il Decreto del 19 maggio scorso sia effettivamente a beneficio dei cittadini e a tutela della salute pubblica oppure nell’interesse delle multinazionali del farmaco.
Non ci convince il terrorismo mediatico che ha accompagnato la vicenda, la rappresentazione falsa e manichea di posizioni che richiedono invece un approfondimento aperto e costante. Così come non può passare inosservato l’atto persecutorio nei confronti dei medici che hanno un approccio clinico differenziato e violentemente impositivo sui genitori di minori in età scolare. La salute di regime!

Tanto più che la progressiva estensione e imposizione delle profilassi universali contraddice le premesse dello stesso Boeri e alloraè chiaro che l’interesse per la salute delle persone, delle cittadine e dei cittadini sia subordinata alle leggi crude del mercato capitalistico.
E intendiamo funzionale alla narrazione tossica di occultamento del dibattito l’annunciata presenza al festival della presidenta della camera dei deputati Laura Boldrini, che dopo aver addestrato il parlamento, si è creata una sua corte di consiglieri per addomesticare il dibattito pubblico in tutto il paese, per chiudere le voci di dissenso, in un anelito di verità di cui è divenuta orwellianamente ministra officiante di fatto.

USB Trentino

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