Occupazione, precarietà e autonomia

In questi giorni sulla stampa locale si parla tanto della nostra autonomia e come cittadino, non esperto di architettura istituzionale, vorrei limitarmi a sollevare alcune questioni che interessano la nostra vita di cittadini trentini e quindi la gestione della nostra autonomia.
Occupazione: Gli iscritti alla lista di mobilità in trentino hanno superato abbondantemente le 4.800 unità con un trend di crescita preoccupante. Gli ingressi maggiori provengono dalle piccole aziende, dall’edilizia e dal commercio mentre nell’industria i licenziati sono in misura minore in quanto si fa ricorso alla Cassa integrazione.
Un dato che a mio avviso deve far riflettere quanti spingono, in modo spesso ideologico, sulla necessità di cancellare l’articolo 18 dello Statuto del Lavoratori. Infatti da alcuni anni, anche le piccole imprese hanno la possibilità di accedere alla cassa integrazione in deroga ma, purtroppo spesso non viene attivata per il semplice fatto che le aziende preferiscono licenziare per liberarsi del personale anziano, ammalato, meno produttivo, ecc.
I dati sulla mobilità sono indicativi su come sarebbe usata la libertà di licenziamento prevista dal contratto unico o con l’abolizione dell’articolo 18.
Ma quello che preoccupa non è solo l’aumento dei lavoratori licenziati ma anche i dati forniti dalla guardia di finanza che stima in 35.000 unità (circa il16% degli occupati) i lavoratori in nero o irregolari che operano in Trentino. Un dato allarmante che la dice lunga sulla specificità trentina in materia di lavoro e che ci porta ad un’altra considerazione.
Anche nel nostro speciale Trentino il lavoro nero è cresciuto al crescere della precarietà e quindi, forse sarebbe opportuna qualche riflessione, che non sia l’abolizione dell’articolo 18, da parte dei vari Cerea, Boeri, Ichino, ecc. Come sarebbe opportuno che la nostra autonomia divenga esempio di lotta alla precarietà promuovendo anche forme nuove di tutela del lavoro, della disoccupazione, dei giovani avviando una seria sperimentazione sul reddito sociale di cittadinanza svincolato dal lavoro.
In Trentino, riportava la stampa locale, cala la richiesta di mutui mentre crescono gli interessi sui prestiti che arrivano fino al 6% e questo nonostante la BCE abbia messo a disposizione del sistema bancario trentino 600 milioni di euro al tasso dell’1%.
Se il sistema cooperativo e le banche trentine si comportano come le grandi banche private nazionali, dove sta la specificità dell’autonomia trentina?
Queste scelte minano alla radici la nostra autonomia che per questo rischia di essere vissuta solo la difesa di privilegi più o meno nascosti. L’autonomia si difende con scelte, comportamenti e politiche che veramente si differenzino, per qualità sociale, da quanto avviene in Lombardia o in Sicilia.
Mettere al centro del prossimo festival dell’economia questa proposta sul reddito, la lotta alla precarietà, al lavoro nero, la gestione dei beni comuni, e le politiche del credito sarebbe una scelta positiva sia per il festival che per la nostra autonomia.

Ezio Casagranda

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