Autonomia: Piu’ partecipazione e meno sprechi

Piu’ partecipazione e meno sprechi, per difendere la nostra Autonomia.

Dentro un panorama nazionale sempre più complesso e percorso da populismi a maggioranza variabile, sono arrivati inaspettati dei forti attacchi anche contro l’ Autonomia della nostra provincia, che in maniera forse troppo sbrigativa, è stata inserita nel novero delle “regioni troppo speciali”.
Questi attacchi sono piovuti come macigni: gli articoli di Gian Antonio Stella e quello del Sole 24 Ore sono apparsi chiari segnali degli scricchiolii del “dellaismo” agli occhi dell’opinione pubblica nazionale.
Il “dellaismo”, inteso come sistema politico-culturale basato su un liberismo temperato, è stato egemone negli ultimi vent’ anni all’interno della nostra Provincia, venendo a mio parere fin troppo sopravvalutato anche da “sinistra”. Durante il ventennio berlusconiano la crisi, prima di tutto culturale e poi aggravata da quella economica , in Trentino è stata fronteggiata a volte anche con scelte condivisibili, ma inevitabilmente i germi sono penetrati anche in quella molte volte descritta, come un’ anomalia positiva il Trentino.
L’egemonia di “Mamma” Provincia ha compiuto un percorso da troppi esaltato sempre e comunque negandone i lati oscuri. Sul nostro territorio durante gli ultimi dieci anni si è prodotto un notevole calo di senso critico, insomma il “pensiero unico” locale ha fatto scuola. Così siamo arrivati a scelte che adesso stiamo pagando e pagheremo in futuro: una riforma istituzionale incompleta e calata dall’alto quella delle Comunità di Valle; stipendi da capogiro per i funzionari provinciali e gli stessi politici; svariate società mantenute in vita dalla Provincia stessa; un territorio troppo spesso drogato dai finanziamenti a pioggia agli amici ecc.. Nel complesso un sistema piuttosto clientelare, ma comunque un’anomalia nel disastrato paese Italia.
Questa lenta degenerazione in corso è stata svelata ,forse con un po’di pressapochismo, da occhi esterni, dopo che tanti altri occhi da molto tempo, facevano finta di non vedere.
Adesso ci troviamo di fronte a un bivio: alzare dei grandi scudi “etnici” e magari scaricare le colpe dei i limiti che effettivamente abbiamo coltivato nella maggioranza di “Centro/sinistra” ad altri, reagire con le solite dichiarazioni stizzite del principe degne di un centralismo che in effetti viviamo; oppure analizzare le critiche separandone ”il grano, dal loglio”: da una parte respingendo quel populismo di matrice “grillina” che circola nel nostro paese e dall’altra cercando gli antidoti a quelle degenerazioni potenzialmente pericolose che possiamo riscontrare dentro la nostra Autonomia.
La strategia migliore per difendere l’ Autonomia a mio parere è riconoscerla per quello che è, un diritto inalienabile di tutti valorizzandola attraverso una maggiore partecipazione e responsabilizzazione di chi la vive dal basso.

Jacopo Zannini

Sinistra Ecologia Libertà del Trentino

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Un commento

  • antonio

    Ho letto “Stella”(Corriere)che ha detto cose “sacrosante” (ieri nella sala della Fondazione ha rincarato la dose allibendomi per il disgusto )che, chiunque non sia in malafede, dovrebbe sostenere e poi ha rincarato la dose “il Sole”. Gran parte del dibattito “forchettone” cerca di stabilire un equilibrio tra una “ruberia” e “l’altra”: due strutture assolutamente inutili agli interessi collettivi della gente, utili solo ai diretti interessati che le presiedono, perchè ne acquisiscono vantaggi economici, e non solo. Non credo ci sia uno, dico, uno che si occupi solo per amore del prossimo. Ne conosco abbastanza per sapere che tutto fanno in funzione di arrotondare il salario(e i più sono tutt’altro che poveracci), avere benefici che provengono dall’essere “cinghia di trasmissione” tra interessi della gente e la politica che conta(loro niente), usare quel posto come trampolino di lancio per altri più reddittizi incarichi politici,intralazzare tra affari e politica nascondendosi dietro una “leggittimazione” elettorale.
    Chi grida allo scandalo e chiama i cittadini alla riscossa è “malato” di onnipotenza, ma nasconde anche la sua debolezza..
    La sua difesa della “casa comune” che brucia non è altro che un volgare tornaconto elettorale fatto in un territorio che ha orecchie sensibili perchè da sempre beneficiario di prebende e clientele con costi inevitabili della politica SOCIALE.
    In Italia – si parla – di 10 milioni di persone che vivono di politica. Direttamente o indirettamente percepiscono salari, benefici, vantaggi, privilegi…senza parlare dei vitalizi che sono il sommo scandalo di un paese che si definisce civile e democratico.
    Tanti sono i danni che procurano alla società contribuente:
    1) SOTTRAGGONO RISORSE ALLA COMUNITA’,
    2) INCENTIVANO LA DELEGA E IL DISINTERESSE PER LA POLITICA,
    3) NON STIMOLANO LA PARTECIPAZIONE(c’è qualcun’altro che ci pensa…),
    4) RENDONO IL CITTADINO SEMPRE MENO MOTIVATO,INDIFFERENTE, LONTANO DALLE COSE CHE ACCADONO.
    Immaginarsene un’altro è possibile solo cancellando tutto quello che esce dalla struttura del “Comune” sentire che è BENE COMUNE E LA POLITICA SIA DOVEROSO E GRATUITO IMPEGNO DI TUTTI.

    La conclusione di Gaber(da te citata) è: “libertà è partecipazione”; mentre la loro è: “negazione della libertà” .
    Antonio Marchi

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