Orvea vuole cancellare la contrattazione
«Dopo il recesso unilaterale dal contratto integrativo messo in atto nell’ottobre 2010, oggi Orvea SpA, con la bozza di proposta di un nuovo contratto aziendale, svela il suo vero obiettivo: azzerare, cancellare trent’anni di contrattazione sindacale che ha garantito sempre nuovi diritti e tutele ai lavoratori e che veniva copiata in altre aziende del settore. La logica Marchionne è arrivata anche in Trentino: si riscrivono le regole contrattuali mentre i piani industriali restano vuoti. Noi abbiamo chiesto investimenti per far fronte alla concorrenza di altri gruppi e la risposta è stata quella di accollare i costi sulle spalle dei lavoratori».
Roland Caramelle, segretario generale della Filcams Cgil del Trentino, boccia senza appello l’atteggiamento della storica azienda trentina della distribuzione, Orvea, – oltre 420 dipendenti in 15 tra punti vendita e magazzini tra la provincia di Trento e di Verona – che ne giorni scorsi ha trasmesso alle organizzazioni sindacali la bozza di un contratto integrativo, bozza che per la Filcams non può essere la base su cui riaprire il dialogo.
È proprio a partire da questo severo giudizio che la Filcams ha deciso di fare valere anche in tribunale i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori di Orvea. Il sindacato del commercio di via dei Muredei ha infatti presentato ricorso presso il tribunale del lavoro di Trento con il quale chiede al giudice di accertare l’illegittimità e l’antisindacalità del recesso comunicato da Orvea il 1° ottobre 2010, in quanto esercitato in violazione della clausola contrattuale di ultrattività prevista all’art. 24 del contratto aziendale stesso in vigore dal 2005, di ordinare la cessazione del comportamento antisindacale eventualmente accertato ai sensi dell’art. 28 dello Statuto dei lavoratori e, infine, di eliminare gli effetti conseguenti il recesso, garantendo quindi l’efficacia delle parti normative ed economiche a favore dei dipendenti di Orvea.
«Abbiamo atteso fino ad oggi – spiega Caramelle – prima di adire le vie legali, proprio perché confidavamo nel fatto che l’azienda volesse aprire una trattativa seria ripristinando il confronto a partire dal contratto in essere. Ora sarà il giudice a decidere se il vecchio contrattato è, come noi pensiamo, ancora valido a tutti gli effetti. La nuova proposta di contratto avanzata dall’azienda non ci lasciava alcuna alternativa».
Rispetto alla bozza di nuovo integrativo, la Filcams contesta il recepimento delle norme del contratto collettivo nazionale separato, firmato solo da Fisascat Cisl e Uiltucs Uil nel febbraio scorso, che peggiora, tra l’altro, il sistema di tutela dei periodi di malattia. Il sindacato rigetta poi la duplice ipotesi di concordare con l’azienda l’articolazione delle ore di assemblea sindacale (che oggi sono nell’autonoma disponibilità delle rappresentanze sindacali e vanno semplicemente comunicate all’azienda) e di fissare una regolazione preventiva dei rapporti tra le parti che vincolerebbe il diritto costituzionalmente garantito allo sciopero. Infine, per la Filcams è improponibile rivedere, come vorrebbe l’azienda, il sistema di determinazione del premio economico fissandolo solo su parametri legati all’utile aziendale.
«Come Filcams – conclude Roland Caramelle – noi continuiamo a chiedere un piano industriale credibile, con investimenti concreti per il rilancio della competitività dell’azienda e per aggredire la concorrenza delle altre catene della distribuzione. Solo sulla base di questi impegni e a partire dal ripristino del vecchio integrativo, è possibile intavolare un dialogo costruttivo sul contratto aziendale. Orvea ha un marchio riconosciuto a livello provinciale e un patrimonio inestimabile rappresentato da personale altamente professionalizzato. Disperdere queste potenzialità e inaccettabile».
La Filcams Cgil del Trentino