Un grazie a Lusi e al Trota

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa riflessione di Sandro sulla corruzione dei partiti.
La Redazione.

Articolo 49 della Costituzione Italiana: ruolo dei partiti

Ma i partiti si sono meritati questo importante ruolo assegnato loro dalla Costituzione Italiana: quello cioè di concorrere democraticamente nel determinare la politica nazionale?
Parto dalla Costituzione per ribadire con forza l’insostituibilità dei partiti nella vita politica e sociale della nostra Comunità a tutti i livelli: da quello locale a quello nazionale. Sottolineo questo concetto di riferimento alla Costituzione per non essere tacciato, come spesso succede per coloro che rivendicano il rinnovamento dei partiti, di essere tacciato di svolgere un’azione di “antipolitica”.
Ma altrettanto fermamente ritengo che la “questione morale” sia oggi diventata uno dei principali problemi del nostro Paese: mai come in questo momento si registra un distacco cosi grande dei cittadini dalla politica, mai come adesso i partiti registrano un così basso grado di credibilità.
Penso inoltre che la grave crisi economica che ci investe non possa essere affrontata seriamente se da parte delle istituzioni e dei partiti non emerge un segnale vero di cambiamento, una vera e propria “rivoluzione culturale” in grado di ripristinare quell’indispensabile rapporto di trasparenza oltre che d’intesa e di fiducia con i cittadini: i partiti dovrebbero essere d’esempio, perché non si possono pretendere sacrifici, se chi li impone, non ha per primo le “mani pulite”.
Prendiamo ad esempio la questione del finanziamento pubblico dei partiti: dopo il referendum che lo ha abrogato, è stata approvata una legge che rimborsa ancor più di prima le spese elettorali.
Personalmente, come credo la stragrande maggioranza dei cittadini, non ero al corrente che questa legge riempisse in tale misura i forzieri dei partiti, perfino di quelli che non esistono più da anni, come la Margherita di Dellai e Rutelli, ed i soldi dello stato sono talmente tanti che partiti come la Lega li investono addirittura in Tanzania o in diamanti e lingotti d’oro.
Grazie quindi al caso Lusi, per aver scoperchiato la pentola e resa pubblica una situazione che ha dell’incredibile. Ma in questo contesto non mi interessa denunciare l’aspetto penale della questione, sarà la magistratura a svolgere il suo lavoro.
Il problema vero è politico e sta nel fatto che il travaso di soldi pubblici dalle casse dello stato ai partiti, è tale da non trovare riscontro in nessun altro Paese europeo e la quantità enorme di denaro pubblico versato ai partiti è una vera offesa nei confronti della maggioranza dei cittadini costretti ad arrancare quotidianamente per far quadrare i propri bilanci familiari.
Il fatto è che vigeva una sorta di “omertà”: tutti tacevano e, mentre le casse dei partiti si riempivano di soldi pubblici, si svuotavano le tasche dei cittadini. Ed è in questo senso che vi è una responsabilità politica generale di tutti i partiti, anche di quelli che hanno il bilancio certificato. Grazie ancora a Lusi e al “Trota” per averci fatto aprire gli occhi.
Sandro Giordani
Villa Lagarina

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Un commento

  • Francesco Porta

    Sono d’accordo con quanto scrive Sandro. Sicuramente la forma partito come strumento di partecipzione democratica e di costruzione di percorsi politici per modificare in senso positivo la società è, a mio avviso, essenziale. I movimenti sono fondamentali ma senza una fuoriuscita politica sono destinati ad estinguersi senza avere inciso più di tanto.
    Per quanto riguarda i partiti ritengo sia necessario non fare di tutta l’erba un fascio, diventa necessario fare dei distinguo fra chi è collaterale ad un sistema politico economico e sociale (il capitalismo, il liberismo) e che quindi condivide e vive le storture di questo modello (corruzione, profitto, malaffare, clientele, etc.) ed i partiti che in maniera alternativa si stanno battendo contro tutto questo.
    Per quanto riguarda il finanziamento pubblico, che per me deve esserci, va controllato e gestito con percorsi di democrazia partecipata. Eliminare il finanziamentto pubblico darebbe la possibilità di organizzarsi in partito solo a chi possiede capitali consistenti (Confindustria? Lobbies economiche? Fiat? Fininvest? Grosse concentrazioni di capitali?) alla povera gente rimangono poche possibilità di costruire rappresentanza. In questo momento della storia dove la rappresentanza ha bisogno di visibilità mediatica, per i ceti sociali deboli ci sarebbero poche speranze.
    Grazie Sandro per il tuo contributo

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