Roma, Autonomia e favole elettorali

Sono l’Autonomia, il suo futuro ed i rapporti con lo Stato il vero nodo di questa campagna elettorale. Anche se tutti parlano di Autonomia, a ben guardare questo è il tema su cui ci sono le maggiori divisioni. Alcuni esempi. L’UPT ha messo Dellai nel suo simbolo; Dellai dopo essere stato Governatore del Trentino è oggi capogruppo alla Camera di Scelta Civica, la lista di Monti, ovvero del capo del governo che a detta di Luis Durnwalder è stato il “il governo più anti autonomista della storia d’Italia”.
Dopo aver strombazzato sui quotidiani locali per bocca del Presidente pro tempore Alberto Pacher che con Letta il Trentino ed il Sud Tirolo avrebbero avuto la autonomia fiscale, il governo nazionale di larghe intese, presieduto da un importante esponente del PD (Letta, appunto), non solo non restituisce ai trentini i quasi due miliardi di crediti che spetterebbero alla provincia per la mancata erogazione delle quote variabili (la forma di finanziamento della autonomia prima del patto di Milano), ma prospetta un ulteriore, pesantissimo ed ingiustificato taglio del bilancio provinciale per circa 700 milioni.
Ed i deputati trentini, non vedono, non sentono non parlano. Mosna (e con lui i molti uomini di affari che assieme al potentissimo imputato della inchiesta Giano bifronte, Silvano Grisenti, popolano la sua lista) si diletta a leggere ed a polemizzare con i volantini elettorali del capogruppo del PD in Consiglio Provinciale, favoleggia, dimostrando una scarsissima conoscenza del bilancio provinciale, di indebitamenti pesantissimi, per poi proporre la massima deregulation della Provincia, e la totale libertà per il mercato a cominciare dalle grandi opere, ed infine fa balenare l’idea di una ristrutturazione della macchina burocratica pubblica a suon di licenziamenti perchè li lavorerebbero in troppi!
Se poi si prendono una ad una le dichiarazioni sull’autonomia fatte negli ultimi mesi da parlamentari importanti a cominciare da Tonini, o se si legge alla luce di quanto è successo con Monti ed ora con Letta, l’accordo fra PD e PATT che ha portato alla elezione di ben tre rappresentanti di questo partito in parlameto nel febbraio scorso, si capisce che dentro il centro sinistra autonomista prevale la componente che accetta le politiche governative di attacco alle autonomie speciali e che acconsente che lo Stato tagli pesantemente i bilanci della Provincia, per finanziare la propria uscita dalla crisi.
Fra i dichiarati dunque dei partiti di governo provinciale e nazionale (alcuni parlano perfino di autonomia integrale) e le iniziative pratiche, i comportamenti reali c’è una abissale differenza.
La centralità dell’ Autonomia in questa campagna elettorale vorrebbe invece ben altri ragionamenti e comportamenti pratici. Oltre a resistere ai tagli del governo (che sono arrivati a superare il 30 per cento del bilancio provinciale ) attraverso i ricorsi alla Corte Costituzionale ed alla Consulta, sarebbe necessario proporre una linea di politica economica che dichiari apertamente quali categorie sociali, quali interessi materiali, si voglio proteggere e salvaguardare.
Il trentino può, slogan del PD per questa campagna elettorale, fotografa una situazione che non c’è più; la situazione attuale impedisce la continuazione di una politica paciosa di gestione dei denari dell’autonomia. La crisi internazionale e italiana chiama ad esempio ad una riconversione della economia, alla coniugazione stretta fra ambiente e lavoro, alla difesa dei ceti sociali più deboli (i lavoratori in primo luogo, ma anche la piccola e piccolissima impresa che spesso non è altro che lavoro dipendente mascherato), a veri e propri cambi di paradigma.
Di tutto questo neppure l’ombra, quando invece l’Autonomia potrebbe essere proprio lo strumento politico e giuridico che consente al Trentino di sperimentare politiche diverse, anziché scopiazzare il peggio delle leggi di qualche regione limitrofa (basti pensare alla urbanistica) o della Lombardia formigoniana (privatizzazione dell’ITEA, project financing, sanità,).
Ed ancora, che senso ha pensare ancora alle grandi opere, quando è assolutamete chiaro il nesso fra queste ed i tagli alle autonomie locali, il sistema di corruzione ad esse collegato, la loro unutilità .Eppure Valdastico e TAV sono i punti più rilvanti del programma di Confindustria trentina, che la quasi totalità dei partiti che concorrono alle elezioni provinciali, a parte noi, ha dichiarato di condividere.
Autonomia in Trentino deve tornare ad essere sinonimo di montagna, di economie pulite legate alla vocazione dei luoghi, di filiera corta, di qualificazione ambientale, di sperimentazione ed uso collettivo delle risorse di pubblicità dei beni comuni, di riequilibrio territoriale. E’ la vera sfida di questa campagna elettorale, una sfida che la sinistra deve e può vincere.
Ezio Casagranda candidato Presidente della lista di Rifondazione Comunista

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