Raider: un suggerimento per Di Maio

Raider. Aziende spagnole di food a domicilio, condannate in Spagna ma protette in Italia
L’azienda Foodinho (di proprietà del gruppo spagnolo Glovo) non aveva nessun obbligo di assumerlo con un contratto a tempo indeterminato perchè il raider che effettuava consegne in auto, non era un dipendente subordinato. A decidere così è stato il giudice del lavoro del Tribunale di Milano, Giulia Dossi, che ha respinto il ricorso intentato dall’ex raider Mohamed Elazab contro la Foodinho, azienda di consegne a domicilio. E’ questa la brutta conclusione della prima causa milanese intentata da un raider contro la azienda che lo aveva fatto lavorare per 6 mesi con un contratto da co.co.co.

Il giovane, 23 anni, attraverso i suoi avvocati Tommaso Dilonarno e Michela Mantarro, chiedeva che fosse riconosciuto il suo status di “lavoratore subordinato e tempo indeterminato” da parte dell’azienda specializzata nelle consegne a domicilio attraverso un apposita app. In particolare l’ex rider rivendicava di essere inquadrato come dipendente nel periodo compreso tra il 23 settembre 2016 e il 28 marzo 2017, quando invece lavorava come co.co.co. Stando alla sua denuncia, l’azienda avrebbe continuato a farlo lavorare anche nei 12 giorni successivi nonostante lui non avesse sottoscritto nessun contratto. E non lo avrebbe pagato nel periodo immediatamente successivo, trascorso a casa in seguito a un incidente d’auto avuto durante l’orario di lavoro.
La sua richiesta è stata bocciata perchè, come ha spiegato il legale della società spagnola Glovo, “l’azienda non aveva l’obbligo di farlo lavorare così come lui aveva piena libertà di scegliere di effettuare le consegne”. Il deposito delle motivazioni entro 60 giorni.
E’ una sentenza che merita di essere impugnata, se necessario anche a livello europeo, perché mentre la società spagnola Glovo viene protetta in Italia dal tribunale di Milano, in Spagna l’Ispettorato del Lavoro ha condannato un’altra azienda del food a domicilio come la Deliveroo, a pagare 1,3 milioni di euro perché falsifica la posizione dei raider indicandoli come lavoratori autonomi mentre sono in realtà lavoratori subordinati, e come tali dovrebbero vedersi pagati i contributi previdenziali che la Deliveroo non ha versato.

Fonte: contropiano.org

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