IVA (i và) ai Monti, acqua (pubblica) alle fontane

Se il buongiorno si vede dal mattino siamo freschi.
Pensioni, Ici, aumento dell’IVA, articolo 18 e contratto unico sembrano essere i pilastri su cui Monti vuole calare la scure dei suoi interventi in materia economica per calmare i mercati o se vogliamo chiamarli per nome i poteri forti.
Nessun accenno ad una patrimoniale degna di questo nome, nessuna parola sull’evasione fiscale o sui tagli alle spese militari ecc che una minima proposta di equità avrebbe richiesto.
Ma cosa volete, equità e giustizia sono servite dare una patina di decenza a questo consiglio di amministrazione voluto dalla BCE per un paese ormai divenuto inaffidabile per speculatori e finanzieri d’assalto, Goldam Sachs in testa.
Ma veniamo al merito:
Pensioni: si preannuncia un’operazione iniqua e penalizzante per i giovani. Iniqua perché cancella l’anzianità (40 anni di lavoro) che permette alla stragrande maggioranza degli operai comuni di accedere alla pensione. Contributivo per tutti e aumento dell’età pensionabili servono solo per fare cassa in quanto il sistema INPS è in attivo sulla previdenza.
Con l’introduzione dell’ICI, senza esonero per la prima casa o relativa detrazione comporta una forte penalizzazione di quei lavoratori che hanno scelto l’acquisto della casa di abitazione come alternativa ad una politica di rapina sul versante degli affitti e per l’assenza di una politica di edilizia popolare da parte del governo, delle regioni e dei comuni.
L’aumento dell’IVA comporta una doppia penalizzazione per i lavoratori ed una tassa inversamente proporzionale. Infatti l’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità (alimentari, trasporti, tariffe, ecc) colpiscono in modo uguale a prescindere dal reddito del consumatore. Inoltre il blocco dei contratti non permettono nessun recupero per i lavoratori a reddito fisso di questi aumenti.
Cancellazione articolo 18 e contratto unico da valere per i nuovi assunti è un chiaro tentativo di dividere i lavoratori anziani dai lavoratori neoassunti oltre che scaricare sui giovani i maggiori costi della crisi e/o del cosiddetto risanamento dei conti pubblici.
Infatti Monti vuole affrontare il tema della precarietà, usando i giovani come pretesto per togliere diritti, garanzie e sicurezza a tutti i lavoratori, pubblici e privati, giovani ed anziani.
Anziché intervenire per cancellare l’articolo 8 della manovra economica di settembre e la legge 30 e quindi tutte le forme di precarietà, il professor Monti continua a togliere le tutele ai lavoratori (articolo 18) usando in modo strumentale la condizione dei giovani e dei precari come alibi per scaricare tutti i costi della crisi sui lavoratori.
Per combattere la precarietà bisogna partire stabilizzando quei lavoratori che da anni sono precari e lavorano per la pubblica amministrazione, per la scuola o per le università, come i supplenti ed i ricercatori recuperando le risorse necessarie con la tassazione delle rendite, dei patrimoni, e combattendo l’evasione.
Equità sul lavoro non può significare, come propone il governo, precarizzare il lavoro a vita, privatizzare dei beni comuni (acqua) e di pezzi di welfare (sanità) ma mettere in campo interventi in grado di eliminare i contratti truffa ed in particolare la figura del socio lavoratore nel mondo della cooperazione, le Partite Iva, i contratti a progetto, le associazioni in partecipazione, il lavoro a chiamata, ecc. garantire a tutti il diritto all’accesso agli ammortizzatori sociali ed ad un reddito minimo di cittadinanza.
Le misure sopra richiamate dimostrano che il governo del professor monti non ha niente di tecnico ma è squisitamente politico nelle sue scelte di fondo sono scelte di classe in difesa di questo sistema capitalistico e delle sue propaggine organizzative, dalle banche ai mercati.

Ezio Casagranda

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