Cosa non si fa per un posto in parlamento
Pensavo che nonostante la metastasi clientelare che ha colpito la politica italiana e l’assenza di etica e morale all’interno delle più grandi forze politiche nella società civile e nelle organizzazioni del volontariato esistessero ancora gli anticorpi per riportare la politica ad un livello morale accettabile.
Purtroppo mi sbagliavo, la candidatura di Fabio Pipinato ha assestato un duro colpo a questa mia convinzione. Infatti si è candidato con la lista Monti che, in tempi sacrifici e spending review, ha aumentato gli stanziamenti miltari, dagli F-35 ai sommergibili oltre ai finanziamenti delle spedizioni di guerra – in contrasto con l’articolo 11 della Costituzione – e per evitare fraintendimenti sulla sua inclinazione militarista è entrato in guerra a fianco di Hollande in Mali.
Questa stridente contraddizione emerge in tutta chiarezza anche dall’iniziativa promossa da Pipinato e Dellai per il prossimo venerdì che pur di raggranellare qualche voto vorrebbero nascondere le loro giravolte.
Il primo ha fatto della lotta per la pace e la cooperazione internazionale i baluardi della sua iniziativa nella società. E’ bastato l’offerta di un probabile posto in parlamento per dimenticare i suoi ideali e sconfessare la sua storia di anni di attività.
Infatti avrebbe potuto chiedere l’impegno alla cancellazione dell’acquisto dei bombardieri F-35, strumenti offensivi e di morte, sulla scia di quanto fatto dal governo del Canada che, seppur per motivi economici, ha cancellato l’acquisto di questo ordigni di guerra. No il signor Pipinato vista la possibilità di una candidatura si è buttato a capofitto travolgendo ideali e storia di opposizione alle guerre.
Il secondo che si presenta come paladino dell’autonomia, dopo aver permesso che fosse messa alla berlina da qualche giornalista nazionale per il semplice fatto che ha confuso l’autonomia con la gestione territoriale del potere, è sceso in lista con Monti le cui politiche sono un vero attacco alle autonomie locali, dalle provincie autonome ai comuni che vi cedono “rapinati” delle risorse necessarie a garantire i servizi minimi ai loro cittadini per pagare gli interessi alle banche ed alla speculazione.
Anche Dellai non brilla di coerenza e questo lo testimonia la sua stesa storia. E’ l’unico politico che ad ogni elezioni ha cambiato/inventato un partito riuscendo a riciclarsi presentandosi come il nuovo che avanza. In queste elezioni però ha superato se stesso, infatti non solo ha cambiato l’ennesimo partito ma si è candidato con Monti, acerrimo nemico della nostra autonomia, costringendo la provincia a tre ricorsi (in un solo anno) alle Corte Costituzionale.
Lui, preso atto che il PD non dava le garanzie (di elezione) richieste, senza battere ciglio, per un posto a Roma, si è candidato con la lista Monti portato così voti a quanti vedono la nostra autonomia come fumo negli occhi.
Dellai ha dimostrato, ancora una volta, (per la verità noi non ne avevamo bisogno) che il tutto gira intorno, non ai programmi o agli ideali, ma solo ai loro interessi personali e della cordata che li sostiene. Se questo richiede di mandare a fondo l’autonomia poco importa. Per loro conta il potere non la difesa degli interessi dei cittadini ai quali chiedono il voto.
Invitiamo i cittadini a riflettere perché il voto dato alla lista monti è un voto contro l’autonomia e per la guerra.
Ezio Casagranda