Riva del Garda: Sfruttamento del lavoro e precarietà

Lavoratori costretti a lavorare con le piaghe ai piedi e 70 ore settimanali riposo settimanali negati, decurtazione busta paga, mancato pagamento malattia, ferie inesistenti, ecc-. Questa la situazione in cui  erano costretti a lavorare i dipendenti del ristorante Sushiko di Riva del Garda.
Siamo davanti ad una situazione di lavoro di tipo schiavistico e quindi lo sdegno non può fermarsi alla mera denuncia ma deve essere stimolo per aggredire le cause che hanno permesso di arrivare a questa situazione vergognosa e ignobile.
Ricordo a quanti da anni teorizzano che la flessibilità e le forme di lavoro atipiche (in sintesi, la precarietà) avrebbero cancellato il lavoro nero e sottopagato che la realtà, come sempre, si è incaricata di dimostrare il contrario e solo chi è complice di questo sistema può non vedere.
Infatti lo scandalo di Riva non è la solita mela marcia ma la conseguenza della disarticolazione del mercato del lavoro, dell’aumento della precarietà – sociale e lavorativa – e quindi della ricattabilità del lavoratore.
Trova le sue motivazioni nelle pratiche del lavoro gratuito come all’Expo di Milano (peraltro frutto di un vergognoso un accordo sindacale), è figlia della filosofia dell’alternanza scuola lavoro dove i giovani sono costretti a lavorare senza retribuzione e quindi quello di Riva è solo amplificazione di una situazione generalizzata in cui il lavoratore è sottoposto a mille ricatti, dove il salario è sempre più misero (i cosiddetti workpoor) e dove prevaricazione e arroganza padronale fanno piazza pulita anche dei diritti minimi come nel caso di Riva.
Sushiko è l’ennesima conferma che la precarietà crea solo lavoro servile, lavoro nero e forme di sfruttamento selvaggio e come sappiamo la svalutazione del lavoro porta con se la svilimento della democrazia ormai ridotta a pura formalità e privata di ogni efficacia di poter incidere sulle scelte del governo.
Ormai sono molteplici anche in Trentino i segnali che le politiche della “deregulation” sono pagate dai lavoratori più deboli, quelli che sono costretti ad accettare lavori privi di copertura previdenziale, sottoposti al ricatto di datori di lavoro avidi e senza scrupoli. “”ho la moglie da mantenere, l’affitto da pagare e lavoro solo io” è stata la risposta di un lavoratore del Sushiko intervistato dal giornalista.
Ormai il lavoro nero è una piaga oramai consolidata anche sul nostro territorio. Per combatterla si rende necessario intervenire sul versante della legge abolendo il jobs act, e rendendo il lavoro a tempo indeterminato come centrale legando la possibilità di porvi un termine solo a fronte di poche precise causali.
Introdurre un reddito minimo di sopravvivenza, slegato dal lavoro, per dare ai giovani una alternativa rispetto al ricatto: o lavoro nero o niente reddito.
Reddito e diritti sono due condizioni indispensabili per avere piena cittadinanza
Sono convinto che avere la possibilità di accedere ad un reddito slegato dal lavoro permetterà ai quanti sono costretti al lavoro nero di ribellarsi senza mettere in discussione le loro minime condizioni di vita e quindi lottare per salvaguardare i diritti e le condizioni contrattuali di quanti nel territorio vivono e lavorano.
Purtroppo anche con questo governo le scelte per cancellare la precarietà ed introdurre un reddito slegato dal lavoro rischia di rimanere un’utopia in quanto le scelte, purtroppo, stanno andando in direzione opposta. L’introduzione dei voucher proprio nel settore del turismo e dell’agricoltura conferma questa preoccupazione.
Lo sciopero di oggi da parte degli studenti ed insegnati pone al centro della protesta i temi del diritto allo studio, del superamento dell’alternanza scuola lavoro, dei diritti sul e nel lavoro e dei diritti sociali e dimostra che nel paese cresce una opposizione ad questo sistema liberista che devasta il lavoro, dignità e rapporti sociali.
Per questo si affermare che la vera emergenza sicurezza è quella sociale e del lavoro.
p.USB Trentino
Ezio Casagranda

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