Riscrivere la politica al femminile
Di quel che tratta il programma, mi pare lo faccia in modo esaustivo e molto chiaro: c’è bisogno di chiarezza nella politica di oggi, sappiamo bene tutte e tutti come la confusione sia usata per tenere in scacco le persone.
Ci sono alcune lacune, secondo il mio modesto parere e riguardano appunto quel di cui non parla o parla poco.
Mi pare parli poco al e di “femminile”, inteso non solo come pari opportunità alle donne ma come un necessario dover riscrivere la politica al femminile: secondo me non basta elencare in un paio di righe degli interventi in tal senso ma bisognerebbe proprio rimarcare la necessità di un approccio femminile alla gestione della polis e questo lo dico non tanto in quanto donna femminista ma in quanto osservatrice della storia…la storia ci insegna che la società gestita “al maschile” ha fallito (in tutti i settori: politico, economico, ambientale, umano) e questo non significa far gestire la polis alle donne (Margaret Thatcher era una donna biologica ma di fatto un vero maschio alfa!) ma gestirla tutte e tutti insieme con modalità proprie del femminile. A partire dal linguaggio che non sa assolutamente parlare femminile, un linguaggio che include solo il maschile e di conseguenza anche la sostanza che genera è maschile. Quindi noi tutte e tutti dovremmo imparare un altro modo di guardare al mondo e di raccontarlo: dobbiamo impararlo e perseguirlo tenacemente.
Altra questione: non si cita minimamente (in nessun paragrafo) come obbiettivo il lavorare per una società che implichi uguali diritti per tutte e tutti, indipendentemente dal loro aderire o meno alla società eterodiretta: mi riferisco nella fattispecie al diritto delle persone non eterodirette ad essere titolari degli stessi diritti delle persone eterodirette (matrimonio, unioni, procreazione, adozione, e tutto quel a cui- nella nostra società “civile”-le persone eterodirette possono accedere). E non uso la parola “eterosessualità” perchè non è una questione sessuale. E’ molto importante soprattutto in questo momento storico in cui le destre sono tornate a farsi sentire, e lo fanno accanendosi sul nuovo nemico che risulta essere la comunità lgbtiq, dare un segnale forte e chiaro sulla questione: bisogna dire chiaramente da che parte si sta, dire per che tipo di società si vuole lavorare, dire in modo articolato e netto che la diversità è una ricchezza che va tutelata ed integrata esattamente come-quel che qualcuno un giorno-ha chiamato “normalità”. Non possiamo permetterci di snobbare o liquidare in frasette preconfezionate una questione che per me è centrale in una civiltà che si possa chiamare tale. In Trentino ci sono molte persone ascrivibili alla comunità lgbtiq e mi pare giusto e doveroso dar loro riconoscimento; uso la parola riconoscimento perchè il riconoscimento è qualcosa di non negoziabile, è una realtà tangibile che nessuno può arrogarsi il diritto di negare..dopo di chè esiste la libertà di pensiero, la libertà cioè di giudicare quella realtà tangibile..e chi lo fa, ovviamente, se ne assume responsabilità e conseguenze.
Mi piacerebbe molto che nascesse un dibattito all’interno della nostra Rifondazione su questi temi (so che a livello nazionale su queste questioni Ferrero si è espresso ma vorrei ci si esprimesse anche e soprattutto a livello locale, a partire da ogni singola sezione). Non possiamo pensare che le questioni di cui si debba occupare Rifondazione siano “solo” pragmatiche, pratiche: ci sono questioni etiche, filosofiche che vengono molto prima quelle tangibili, che anzi forgiano quelle tangibili e che quindi devono necessariamente stare alla base del dibattito politico. Da dove veniamo, la storia del nostro partito, le nostre lotte, il nostro simbolo sono fondamentali per noi ed infatti non dobbiamo dimenticarli mai ma devono costituire la base su cui evolversi in sintonia con il cambiamento della società. Rifondazione, a mio avviso, non può più dichiararsi accanto solo a certe categorie ma deve ergersi a cane da guardia di tutte le ingiustizie e le disuguaglianze che una società capitalista, sessista ed eterodiretta cresce al suo interno. Vorrei che Rifondazione diventasse il punto di riferimento per tutte quelle questioni etiche imprescindibili dalla nostra umanità ed anche-direi-dalla nostra categoria di appartenenza: diritti alla persona, solidarietà, generosità, ecosostenibilità, cooperazione.