Proposte per un’alternativa

Perchè dopo Dellai non ci sia di nuovo Dellai. Proposte di una coalizione alternativa

Il bilancio politico negativo delle giunte Dellai; l’esito delle primarie del centro sinistra (sia dal punto di vista della partecipazione che da quello dei soggetti e dei contenuti risultati vincenti); il forte scollamento popolare dalla politica; la presenza in Trentino di molteplici soggettività sociali che si oppongono alla manomissione del territorio ed al reiterato tentativo di trasformarlo da “bene comune” a merce al fine di incamerare enormi profitti; la necessità di porre al centro il lavoro e di operare per la piena occupazione in una provincia che, dopo essere stata fra le più povere d’Italia, ha conosciuto i vantaggi dell’Autonomia, ed ora si avvia a tornare terra che sta ritornando a conoscere povertà ed emigrazione, indicano che in Trentino c’è lo spazio per una nuova soggettività politica plurale, capace di dare risposte nuove e positive alla forte domanda di cambiamento che ampi settori popolari, sociali e della economia chiedono.
Il quindicennio del Governo Dellai è in Trentino una lunga parentesi da chiudere. Si è trattato di un periodo dove a farla da padrone sono state la rendita urbana, la rendita speculativa e quella fondiaria, accanto ad un sistema di governo che ha privatizzato in maniera subdola ampissime risorse della collettività attraverso un sistema di Agenzie e di società simil pubbliche che hanno occupato la totalità della iniziativa della Provincia e costituito “il cavallo di troia” attraverso il quale, di fatto senza esborso di capitali, un ristretto ma potente gruppo di imprenditori, si è arricchito ai danni della collettività.
Il sistema Trentino, che ora Dellai vorrebbe esportare in Italia, è essenzialmente costituito da un oligopolio collusivo del quale fanno parte un ristretto gruppo di finanzieri, di immobiliaristi o di impiantisti che sono stati e sono ancora gli artefici di ogni “opera pubblica” e della gestione delle stesse, mentre la generalità degli abitanti ha conosciuto politiche di taglio dei servizi, un autonomia gestita in senso conservatore ed al ribasso. La grande quantità di risorse che l’autonomia ha garantito al Trentino ha prodotto anziché un modello di sviluppo originale, la sostanziale riedizione del modello di sviluppo nazionale, improntato sulle grandi opere e sulla finanziarizzazione della economia, improntato al gigantismo ed alla realizzazione di opere e di pianificazioni fuori scala, invece che capaci di fare i conti con la vocazione dei luoghi, con i territori e le risorse locali. Uno sviluppo che ha tralasciato ed impoverito la montagna, che ha antropizzato il fondovalle e prodotto grande migrazione interna, che ha abbandonato la piccola agricoltura di qualità, fatta di valorizzazione della biodiversità, che non ha garantito la qualità idrogeologica del territorio, un diverso e corretto rapporto fra agricoltura e turismo. Uno sviluppo trasformatosi in brevissimo tempo, forse più che nel resto d’Italia, in recessione (il PIL dei primi 6 mesi del 2013 segna un pesante meno 2%), anche perché costruito su un modello economico in evidente crisi di prospettiva e in aperto conflitto con l’ambiente.
Le primarie del centro sinistra altro non sono state che lo scontro fra tre assessori dell’ ultima Giunta Dellai, dove in discussione era soltanto chi si presentava in maniera più conservativa all’elettorato, e dove sostanzialmente i programmi erano fotocopia l’uno dell’ altro. La vittoria di Rossi segna il successo del candidato che più si è fatto interprete sia dei poteri forti (che hanno nell’ appalto del Nuovo ospedale di Trento, il più grande mai realizzato in Provincia e pari a 1,8 miliardi di euro, un importante fonte di riferimento), che del clientelismo e dell’ affarismo di valle, eguale, più che simile, al vecchio clientelarismo democristiano, fondato su uomini forti in ogni singola valle e su privilegi precisi da garantire in ogni singolo territorio. Il fatto che su Rossi siano arrivati anche voti di soggetti da esso “politicamente distanti” si spiega infatti nella sua vocazione a riproporre sul territorio quella “magnadora” che è stata una delle fonti maggiori di potere per le Giunte Dellai.
Il Fallimento di Olivi segna invece una crisi pesante, e forse irreversibile, del Partito Democratico in Trentino, sempre subalterno in questi anni al dellaismo, incapace di un progetto autonomo ma anche di singole proposte di qualità. Il PD si è limitato in questi ultimi quindici anni a cercare di occupare ruoli e posizioni di potere soprattutto in Vallagarina ed in parte a Trento città dove ha condiviso con soggetti non secondari dei poteri forti la gestione ed il Governo del territorio. A ben guardare, tolti i voti dei luoghi di origine, il risultato di Olivi è un risultato misero che da la dimensione del non radicamento del PD sul territorio, che lo disegna come soggetto cittadino (ed anche li non particolarmente forte) che evidenzia una sua profonda crisi di leadership e soprattutto di proposta politica. La crisi nata dopo la consultazione per le primarie, la guerra di tutti contro tutti in prospettiva delle elezioni di ottobre, lo scontro apertosi, dove si fatica ad intravvedere contenuti diversi, mette in evidenza non solo le difficoltà interne al PD ma anche la sua strutturale incapacità di proporsi come soggetto in grado di essere punto di riferimento per politiche diverse). L’intento dell’ UPT di rispondere al risultato delle primarie accentuando il proprio rapporto con i poteri forti e con le categorie economiche, puntando a candidare quei settori della imprenditoria e della finanza che contano, assieme alla proposta di Panizza che sostiene la possibilità di una fusione fra PATT e UPT, delineano la strada che gli interessi ed i privilegi intendono percorrere in vista delle elezioni di ottobre. Patt e UPT lavorano per la costituzione di un blocco sociale conservatore che ha nella continuazione aggiornata delle politiche dellaiane il suo punto programmatico centrale e che pensa fin da ora a come gestire, salvaguardando i propri privilegi, il calo delle risorse dell’Autonomia previsto per i prossimi anni.
Eppure in Trentino in questi ultimi due decenni ha continuato ad esistere, a volte in maniera carsica, a volte con più capacità di contare e di incidere, una grande area di soggetti che hanno indicato percorsi di sviluppo alternativo e di qualità. Le lotte sui ai temi del lavoro, a difesa della occupazione ma anche in contrasto alla mercificazione totale dei lavoratori; le iniziative per la difesa della Costituzione; le centinaia di vertenze per la salvaguardia dell’ambiente e contro la manomissione del territorio (inceneritore, acqua pubblica, lotta contro l’inquinamento della acciaieria di borgo, movimenti ambientalisti e per la democrazia in Valle di Non o in valle dei laghi, lotte per l’ambiente in Basso Sarca, no a Tremalzo in Valle di Ledro, lotta contro Metroland o la base militare di Mattarello, gruppi giovanili di cultura in Giudicarie, in valle di Sole etc,); la larga diffusione di vere e proprie pratiche collettive ed alternative come i Gas (gruppi di acquisto solidale) o come le cooperative, le associazioni, i singoli, che hanno dato vita a colture di coltivazione biologica, di salvaguardia della biodiversità, di contestazione alle politiche pubbliche di agricoltura industriale e velenosa, o che hanno messo in piedi sul terreno realtà di commercio equo e solidale o di produzioni legate alla vocazione dei luoghi, alla bioedilizia, indicano l’esistenza in Trentino di un area politico e sociale, ma anche comunitaria, che per la diversità dei contenuti che esprime e delle pratiche che la accomuna è oggi senza rappresentanza politica
Questa grande parte del Trentino, assieme alle organizzazioni politiche e sindacali che non credono all’idea delle grandi intese per risolvere i problemi del nostro paese ma neanche del nostro territorio, e lavorano per una uscita dalla crisi che operi per dare a tutti lavoro sicuro e di qualità, esalti la partecipazione democratica e la democrazia partecipativa, e proponga un nuovo modello di sviluppo centrato sull’utilizzo delle risorse e delle vocazioni locali, contrasti la rendita e la speculazione urbanistica e fondiaria, che operano per la pace, politiche di accoglienza e di inserimento sociale, sono soggetti a cui ci rivolgiamo.
A tutti questi proponiamo di dare vita ad una coalizione politica che abbia per nome “solidarietà, democrazia, beni comuni”( n.b. il nome è puramente indicativo e va deciso assieme) che si presenti alle prossime elezioni articolata in più liste per salvaguardare e valorizzare le differenza presenti , e che unitamente proponga un candidato presidente comunemente scelto e proveniente da realtà di movimento sociale ed un programma fondato sull’ idea di un nuovo modello di sviluppo fondato sul lavoro, sull’ambiente e sulla pace.
Il percorso che proponiamo inizia con una Assemblea pubblica di Confronto che si terrà martedi 6 agosto 2013 alle ore 20,30 presso la sala della Circoscrizione di S Giuseppe in via Perini a Trento. Alla quale sono invitati tutti i soggetti politici, di partito e di movimento, le persone singole, interessate .
In quella sede proporremo la costituzione di un gruppo di lavoro che lavori ad un programma condiviso e che promuova per la prima decade di settembre una convention programmatica per un nuovo trentino dove il programma sarà illustrato e discusso e dove la coalizione prenderà forma.
Evitiamo che prevalgano le divisioni e gli spiriti settari, le chiusure identitarie … assieme ed uniti riusciremo a dare una rappresentanza ad un area sociale altrimenti esclusa contrastando quella estraneità alla politica che fa tanto comodo ai potenti.

Le compagne e i compagni del

Partito della Rifondazione Comunista

del Trentino

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