Troppa nebbia in questa trattativa

Non c’è stata nessuna condivisione degli obiettivi proposto dal governo. Questa la dichiarazione di Susanna Camusso al termine del primo incontro con Elsa Fornero sulla riforma del lavoro. Ma questo non dirada le nebbie che offuscano pesantemente questa trattativa, anzi le ultime dichiarazioni del ministro Fornero, sono la controprova che siamo in totale confusione si come far digerire ai lavoratroi la pretesa prioncipe del padronato italiano: la cancellazione dell’articolo 18.
Da quanto si apprende dalla stampa il Governo, ha messo sul tappeto una serie di norme restrittive sulla Cassa integrazione e slle nuove assunzioni che aprono la strada per modificare, o almeno, aggirare l’articolo 18 che vieta i8 licenziamenti senza giusta causa.
Preoccupa che nelle dichiarazioni congiunte dei tre segretari confederali al termine dell’incontro non si parli di cancellare l’articolo 8 della manovra finanziaria di settembre 2011 che permette alle aziende di derogare alle norme previste dai Contratti nazionali di lavoro. Una norma sulla quale Marchionne ha costruito l’accordo separato che “espelle” la Fiom da tutte le aziende del gruppo Fiat.
Purtroppo Marchionne ha fra i suoi tifosi il Prof. Monti il quale nel decreto sulle liberalizzazioni ha inserito la possibilità delle aziende di scegliersi il contratto meno costoso. Quindi nel mentre Fornero dialoga, Monti procede a colpi di decreto a smantellare diritti e Contratti Nazionali.
Ma facciamo attenzione, se Montezemolo può applicare ai suoi futuri dipendenti un contratto fortemente penalizzante sul salario, normativa ed orario è perché le categoria di riferimento di Cgil, Cisl e Uil, hanno firmato questo accordo truffa.
Per questo resto fortemente preoccupato sui pericoli di una trattativa che viaggia su tre binari. Da un parte Cgil Cisl e Uil fingono di trattare dall’altro le imprese fanno accordi al ribasso con i sindacati aziendali e territori (Fiat, Finmeccanica, ecc) e il professore procede quatto quatto a spianare la strada ai vari Marchionne di turno.
In questo paese dove le ingiustizie sociali si acuiscono drammaticamente ogni giorno e dove i diritti più elementari vengono fatti diventare dei “privilegi dei lavoratori anziani” si fa sempre più assordante il rumore di fondo di quanti stanno minando alle fondamenta il diritto del lavoro e di cittadinanza.
Difendere il lavoro come collante del patto sociale su cui si fonda la Costituzione ed il sistema democratico significa dare voce e prospettiva a quanti oggi lottano per difendere l’occupazione, la legalità in questo paese in cui evasione fiscale e mafie la fanno da padroni.
Per questo la Cgil deve porre da subito, al tavolo della trattativa, la questione dell’articolo 8 e di tutti gli accordi che consentono di derogare in peggio rispetto alla contrattazione collettiva nazionale.
Pretendere la cancellare dell’articolo 8 come condizioni minima affinché il diritto Costituzionale prevalga sulla protervia della Fiat. Infatti, come l’avvocato lo sceglie il cittadino e non il giudice , nello stesso modo il sindacalista lo deve scegliere il lavoratore, non l’azienda.
Questo è la grave e preoccupante ferita alla democrazia ed al diritto Costituzionale fatto con l’accordo separato della Fiat. Un accordo firmato dalle categorie metalmeccaniche di Cisl e Uil e che pesa come un macigno al tavolo confederale. Un macino che la Camusso deve affrontare e non nascondere dietro la ricerca affannosa di un’unità sindacale che non esiste.
Noi l’11 febbraio saremmo in piazza a Roma a fianco della Fiom, sosteremmo la campagna “vogliamo la Fiom in Fiat” e lotteremo con l’ostinata determinazione di chi sa di essere dalla parte giusta della barricata.
Noi saremmo a fianco di tutti quei lavoratori che rivendicano il lavoro, come diritto e non come concessione, che non vogliamo morire di lavoro, che chiedono di poter esercitare i diritti sindacali sul posto di lavoro, che chiedono dignità e riconoscimento per il lavoro svolto.

La redazione di Alternativa per i beni Comuni

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Un commento

  • Carlo

    Il problema del governo non è salvare il lavoro o risolvere la disoccupazione, ma permettere ancora più profitti. La crescita, per Monti & C. significa aumentare ancora quella formula: compensi per i dirigenti ed i politici x 1000 salari.
    Voler risolvere il problema del lavoro e della disoccupazione significa avere il coraggio di partire da quello che c’è e dividerlo, cioè se oggi lavorano 100 e 20 sono senza lavoro, si divide il lavoro che c’è per 120 riducendo l’orario individuale. Come? Trovando le soluzioni tecniche appropriate: non sono tecnici professori a governare?

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