Stop alla repressione sociale e penale
In questi giorni al Festival dell’Economia di Trento economisti nazionali e internazionali stanno discutendo di globalizzazione, nazionalismo e rappresentanza, tutti sinonimi di sfruttamento di massa e arricchimento di pochi.
Per dare il tocco populista al calderone, sarebbe dovuto intervenire il Ministro degli Interni Salvini, che però pare abbia disdettato la presenza all'ultimo momento. La sua assenza non ci può esimere nel riflettere su chi è Salvini e su come il “suo” decreto sicurezza abbia peggiorato quel fenomeno repressivo e di attacco allo stato sociale avviato dai suoi predecessori, come il precariato introdotto da Treu nel 1997, l'eliminazione e modifica in peggio nel tempo dello statuto dei lavoratori in complicità con CGIL, CISL e UIL, la privatizzazione dei servizi di natura pubblica con la riforma Madia o da accordi opportunistici interconfederali di svendita del sistema sanitario pubblico e pensionistico tra padroni e CGIL CISL e UIL.
Salvini è il nuovo messia verde della classe industriale e borghese (almeno così sembra dato che si presenta nelle piazze invocando Santi, baciando crocifissi e benedicendo alleanze neo fasciste) .
La stessa classe privilegiata che oggi lo osanna per le riforme e per la insensata guerra tra poveri utile quale arma di distrazione di massa.
Per meritarsi il rispetto di questi signoroni Salvini ha illuso le masse oppresse e ormai abbandonate a se stesse dalle istituzioni, sfruttando il normale e ben che logico “fenomeno” della migrazione, difficilmente evitabile dato che fa parte dell'istinto umano quello di spostarsi per sopravvivenza, creando dei nuovi mostri e spianando la strada allo smantellamento della dignità del proletariato introducendo repressione sociale e penale verso le lavoratrici ed i lavoratori che rivendicano i loro diritti.
Pochi sanno perchè nessuno vuole sapere che cosa è realmente il Decreto Sicurezza.
Forse sarebbe il caso che ogni proletario facesse propria l’esperienza repressiva e di censura vissuta da una docente e della sua classe di quattordicenni nel palermitano, che non sufficientemente convinti della bontà del Decreto Sicurezza, hanno provato a seguito di studi ricerche e analisi a confrontarlo con le leggi razziali del 1938.
Pure Noi abbiamo fatto questa analisi dei contenuti, rilevando forte contrarietà al diritto di ogni essere umano di reagire con le proprie forze alla salvaguardia della propria dignità lavorativa e sociale.
Il Decreto Sicurezza, minaccia fortemente il diritto sociale e lavorativo di contrapporsi alle prepotenze dei padroni con forme di lotta quali blocchi del traffico, picchetti aziendali con blocchi delle merci o in alcuni casi occupazione degli edifici o pertinenze private/pubbliche.
Facciamo nostra l’esperienza GLS di Piacenza, che ha subito passivamente questo decretaccio, costringendo alcuni iscritti USB a subire il daspo urbano (allontanamento dalla dittà dove è avvenuto il fatto), costringendoli ad allontanarsi dai compagni di lotta e dalla famiglia… per cosa?
Solo perchè hanno lottato contro le costrizioni schiaviste delle cooperative in appalto di GLS e l’indifferenza assoluta di quest’ultima.
Tanto per intenderci il decreto sicurezza tratta le lotte sindacali e sociali al pari delle mafie facendo tutto un calderone, criminalizzando chi fugge da guerre, fame e povertà, aumentando la permanenza nei lagher italiani di rimpatrio da 30 a 90 giorni (come non bastasse il trattamento riservato nei lagher libici percosse, stupri e uccisioni), ma sopratutto condizionando la cittadinanza italiana ottenuta al reato confermato anche solamente da un solo grado di giudizio (in Italia ce ne sono tre e come ci indica la Lega Nord stessa con il caso Siri si devono attendere i tre gradi prima di reputare colpevole un soggetto giuridico).
A ciò si aggiunge il sistema di misure poliziesche verso la persona, definito ed esteso con le leggi Minniti, misure che prendono di mira i soggetti che guidano le lotte nei luoghi del disagio sociale e che contrastano la mancanza di garanzie, la precarizzazione, l’impoverimento di milioni di persone.
Tutto questo dispositivo repressivo raddoppia poi verso i migranti, che dalla legge
Bossi Fini al decreto sicurezza passando dal piddino Minniti, si vedono colpiti sia come lavoratori, sia come persone. Persone che lo stato caccia nella clandestinità e nella negazione dei diritti umani, non appena vengano scartate o si ribellino al sistema del profitto.
Questo complesso politico ideologico autorizza e promuove il dilagare di condizioni ottocentesche di sfruttamento, fino a vere e proprie forme di schiavismo e allo sdoganamento del fascismo.
E' ora che la classe proletaria si svegli ed esca da quello schema introiettato da media, politica e padroni.
Solamente la contestazione di piazza e l’attivismo di ogni singolo può reggere il
colpo di queste riforme liberali e xenofobe.
SOLO LA RESISTENZA ATTIVA DI TUTTI/E E LA LOTTA NELLE SCUOLE, NEL LAVORO E NELLA SOCIETA’ POTRA’ EVITARE LA BARBARIE
p. USB TRentino
Federico Menegazzi