Si poteva dare un esempio all’Italia

Volentieri pubblico questo scritto di Sandro Giordani, ex delegato Fiom in pensione, sul tema della casta e dei costi della politica.
Ezio Casagranda
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Eppure potevamo dare un esempio all’Italia
Siccome si sentono affermare molti uomini politici che una fetta delle loro indennità viene devoluta in “carità” o in solidarietà è bene chiarire una volta per tutte che tale azione è bene farla, ma non con soldi propri e non con quelli provenienti dalle casse pubbliche.
Avevo a suo tempo sottofirmato anch’io la petizione della “Bussola” di Ala di togliere dalla legge provinciale la normativa della cosi detta “porta girevole” che costa alla comunità trentina la bellezza di 5 milioni di Euro per legislatura, oltre al limite di due mandati; ora tutto questo non è più sufficiente; con la crisi economica che non si ferma, anzi che avanza sempre di più e le misure che saranno assunte a livello nazionale non sembrano tali da poter creare un’inversione di tendenza, ma peggio ancora non hanno quel carattere di equità necessario per ottenere la fiducia di coloro che i sacrifici li hanno sempre fatti. Per intenderci si vadano a colpire in primo luogo coloro i quali hanno maggiori disponibilità di risorse, nel nostro Paese non mancano proprio, considerato che oltre il 50% della ricchezza è in mano al 10% dei cittadini, oltre ad una azione più efficace contro il lavoro nero e gli evasori fiscali e non essere tollerati e premiati come lo sono stati fino ad ora.
Il Trentino avrebbe dovuto dare l’esempio al resto d’Italia proprio con un taglio netto alle indennità
con il loro dimezzamento, perché è anche dalla quella situazione di privilegio di cui godono gli amministratori trentini a tutti i livelli che genera invidia nel resto d’Italia e viene considerata un’anomalia che deve essere tagliata inclusa la nostra autonomia. L’unico atto veramente responsabile sarebbe quello del dimezzamento delle indennità, 5/6 mila Euro lorde sarebbero più che sufficienti per svolgere dignitosamente l’attività che sono stati chiamati a svolgere.
Per quanto riguarda il Trentino – Alto Adige infine ritengo del tutto inaccettabile i ritardi e le contraddizioni dei partiti e di singoli consiglieri provinciali nell’ assumere con forza una decisione credibile in questo campo; l’onda di protesta contro i privilegi non è “l’antipolitica” che avanza è semplicemente la voglia e il desiderio di tanti cittadini di essere amministrati da gente normale, che finito il mandato se ne tornino a casa a riprendere il proprio lavoro, gratificati di essersi messi a disposizione della propria comunità.
Il nostro Paese ha bisogno di un nuovo risorgimento morale; ricordo per tutti l’azione del compianto E. Berlinguer proprio sulla questione etica e morale, e nel tenere rigidamente separata l’azione dei partiti dall’attività istituzionale.
Lo studioso Sergio Fabbrini, già docente all’università di Trento, scriveva un articolo sui costi della politica apparso sulla stampa locale qualche anno fa dal titolo:
La politica: Meno Casta e più vitalità democratica
Tuttavia, la questione più importante è un’altra. Riguarda il sistema della politica, prima ancora delle persone coinvolte. Tale sistema va riformato a due livelli. In primo luogo, va riformata (radicalmente) la politica rappresentativa. Va posto un tetto alle indennità così da rendere queste ultime commisurate alle condizioni economiche “medie” della società in cui i politici vivono (come avviene nei grandi paesi europei). Coloro che provengono dai ceti medio-alti non possono pretendere, facendo politica, di continuare a ricevere il reddito che ottenevano da imprenditori, magistrati, primari ospedalieri, avvocati, notai, liberi professionisti.
Nello stesso tempo, coloro che provengono dai ceti medio-bassi non possono pensare che la politica costituisce l’occasione per quella ascesa sociale che non sono riusciti a realizzare nella vita civile. Entrambi devono capire che la politica non è un’attività tra le tante. Infatti, essa è l’unica attività sociale a cui è affidato il compito istituzionale di produrre beni collettivi e non già vantaggi individuali. Sandro Giordani
Già assessore nel comune di Villa Lagarina
Ex delegato sindacale della FIOM alla Merloni di Rovereto
Ruolo attuale: metalmeccanico in pensione

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