Renzi e la truffa del TFR in busta paga
Pubblichiamo questa riflessione di Giovanna sulla proposta di Renzi di mettere in busta paga il TFR dei lavoratori.
La redazione.
Francesco Guicciardini ,storico e politico della fine del ‘400 sosteneva che facesse più onore un ducato in borsa che dieci spesi. E pare che noi Italiani abbiamo bene imparato la lezione, perchè il risparmio privato ha attutito e allontanato, per molto tempo, gli effetti della recessione. Morigerati e attenti,le statistiche ci dicono che all’inizio della crisi economica avremmo potuto affrontare le difficoltà derivanti dalla perdita del lavoro per circa sei mesi.
Ora la tendenza a non spendere si è trasformata da attività virtuosa a sintomo evidente della paura del futuro: chi può ancora permetterselo, risparmia.Tutti gli altri, e sono la maggioranza, comunque non incrementano i consumi per mancanza di reddito. La spesa, quando c’è,riguarda soprattutto gli acquisti low cost che sono cresciuti del 60%, mentre i piccoli negozi sono sempre meno frequentati(-6,5%).
E il trend è negativo anche per i supermercati (-2,1%).
Le riforme del lavoro possono assai poco contro questa tendenza a non spendere,figlia della necessità, ma anche del timore.
Nel giugno del 2010 più di 100 membri della comunità accademica e degli enti di ricerca economica sottoscrissero un documento fortemente critico verso le politiche restrittive attuate dai governi italiani ed europei. La “Lettera dei 100 economisti” diceva con chiarezza che le politiche del rigore avrebbero aggravato la situazione e messo in crisi l’intera zona euro.
Nel tentativo di attenuare la deflazione, il Governo propone ora soluzioni che vorrebbero essere espansive, ma assai lontane da quelle auspicate dagli economisti della Lettera : prima gli ottanta euro, pagati con l’aumento delle imposte sui depositi bancari e negati ai coloro che più ne avevano bisogno; ora la proposta del TFR in busta paga. Con il risultato di aumentare le aliquote sul reddito da lavoro, costringere le piccole imprese a ricorrere ad un prestito bancario- oneroso- per dare ai lavoratori subito, e più tassato, il reddito che spettava loro in modo differito, rivalutato e con imposizione fiscale più tenue.
Dopo aver ipotecato, col debito pubblico, il futuro dei nostri giovani, sottovalutiamo il valore di un risparmio differito, accumulato dai più anziani, quelli che un lavoro lo hanno e con esso una parvenza di stabilità.Una stabilità su cui si basa spesso la sopravvivenza di molte giovani famiglie di precari.
Con il blocco degli stipendi pubblici, la chiusura di molte attività private e la disoccupazione giovanile dilagante ci prepariamo ad un futuro pensionistico molto misero. Il TFR in busta paga renderà più povero il domani dei lavoratori.
L’aumento dei consumi, che potrebbe innescare un rilancio virtuso della produzione, e con esso la speranza di occupazione, si otterrà solo con una minore tassazione sul lavoro – e non solo quello dipendente- che restituisca a cittadini, imprese, lavoratori, partite iva un po’ di fiducia, insieme al denaro che la politica e la burocrazia hanno male utilizzato e peggio distribuito.
Giovanna Giugni
consigliere comunale a Trento
Dopo l’illusione degli 80 euro che ricordo non sono finiti a tutti quei lavoratori precari che non raggiungono una retribuzione di 8000 euro lordi annui e ai pensionati molti dei quali hanno assegni previdenziali al di sotto della soglia di povertà, Renzi propone l’ennesima menzogna, quella del tfr in busta paga.
Da questa scelta a guadagnarci saranno sempre e solo le imprese e le banche. Infatti, il tfr è del lavoratore, presto o tardi sarà pagato, quindi il Governo anticipa soldi nostri, soldi che sarebbero comunque arrivati al lavoratore con una tassazione favorevole.
Come negli scorsi anni sindacalisti di Cgil Cisl Uil trasformatisi per anni in piazzisti dei fondi pensione ci hanno raccontato che investire il Tfr nei fondi previdenziali era conveniente per il lavoratore oggi il governo Renzi propone lo scippo di una quota di salario differito mettendolo in busta paga e quindi incassando la maggior tassazione a cui è soggetto il salario diretto rispetto al salario differito.
Come la storia si è incaricata di smentire le rosee previsione dei venditori di fondi pensione, il futuro dimostrerà il grande imbroglio del tfr e della cancellazione dell’articolo 18.
Infatti Renzi ha messo in campo la prima truffa degli 80 euro, la seconda truffa con il tfr in busta paga e……non c’è due senza tre e con l’abolizione dell’articolo 18 truffa i giovani ed i disoccupati rubandogli anche la speranza di poter avere, nel loro futuro, un lavoro dignitoso.
L’unica risposta all’arroganza del governo è la lotta e per questo lo sciopero generale del 24 ottobre deve essere l’inizio di una lunga stagione di lotte per il cambiamento.