Pensioni, articolo 18 e articolo 11….
Sulla riforma del mercato del lavoro stiamo assistendo ad un teatrino tutto italiano dove spesso si invertono i ruoli e si recita la parte per rispondere ad esigenze diverse.
Mentre, la Marcegaglia fa la parte dell’offesa (non erano questi i patti) solo per avere qualche ulteriore sconto in tema di assunzioni, Bersani canta vittoria e la Camusso, (dopo aver dichiarato lo sciopero generale senza data) plaude al nuovo sistema di regole versione ABC dimostrando una pericolosa caduta dell’autonomia sindacale davanti al PD.
Monti, incalzato dal Wall Street Journal ribatte che per il motivo economico non è più previsto il reintegro. Solo nel caso che il motivo economico sia considerato manifestamente insussistente, (cioè un miraggio) il giudice può, non “deve”, decidere per il reintegro.
Due interpretazioni diametralmente opposte e mi chiedo chi stia scambiando la dura realtà con i propri desideri?
Continua la Fornero che nel richiamare la Marcegaglia ad una maggiore riconoscenza per il lavoro di svuotamento dell’articolo 18, proclama ai 4 venti che “adesso le imprese non hanno più motivi per non investire in Italia”. Siamo passati dalle lacrime alla vendita di ideologia a buon mercato.
Infatti questo tecnico della macelleria sociale dimentica solo che in Italia una parte dell’economia è inquinata dalla presenza della criminalità, che la corruzione pubblica ormai ha trabordato ogni argine sociale e morale, le infrastrutture sono obsolete e sostituite dalle grandi opere inutili come il TAV mentre i tempi della burocrazia e della giustizia sono infiniti.
Un pesante messaggio ideologico quello proveniente dalla coppia Monti-Fonero: abbiamo un governo che non fa nulla per liberare l’economia dai lacci della camorra, dalla corruzione e dai disservizi ma in compenso ha introdotto la libertà di licenziare i lavoratori e loro piacimento.
Si cancellano i diritti dei lavoratori per giustificare la loro incapacità di risanare il paese dai veri mali che ci rendono inaffidabili in Europa che si chiama delinquenza economica, corruzione politica, leggi “ad personam”, mancanza di investimenti in ricerca ed innovazione, ecc.
In Italia non c’è lavoro, la disoccupazione è salita a livelli record, un giovane su tre è disoccupato mentre il ricorso alla Cassa integrazione raggiunge cifre astronomiche (anche a marzo è salita del 21,6%) mentre crolla il potere d’acquisto di salari e pensioni ed il governo non ha uno straccio di progetto per rilanciare l’occupazione.
Ma non c’è due senza tre. Dopo aver distrutto il sistema pensionistico e svuotato l’articolo 18, inserito il pareggio di bilancio in Costituzione, ieri il Consiglio dei Ministri su indicazione del ministro Di Paola (siamo l’unico paese in Europa ad avere un militare come ministro) ha approvato una legge delega che svuota, nella forma e nella sostanza l’articolo 11 della Costituzione.
Nessuno può negare che con l’acquisto dei 90 F-135 l’articolo 11 della Costituzione che recita: “..L’Italia ripudia la guerra…” viene completamente stravolto configurando un nuovo modello militare italiano per il terzo millennio. Gli F-135 ci costano oltre 10 miliardi, mentre non si trova un miliardo per gli ammortizzatori sociali, e sono strumenti di attacco e non di difesa, possono trasportare armi nucleari e quindi lo spirito dell’articolo 11 viene ignorato e la Costituzione violentata in nome delle servitù militari.
Contrastare le politiche di questo governo che procede nelle sue politiche calpestando, con i voti di fiducia (14 in tre mesi), le stesse istanze democratiche, che davanti al dissenso di una valle provvede alla sua militarizzare per garantire gli interessi dei poteri forti di cui è espressione, che con le sue “riforme” riduce alla fame e alla disperazione milioni di cittadini ma trova 10 miliardi da spendere per la guerra, che può contare sul consenso di una grande fetta di parlamentari nominati e sul l’appoggio di Napolitano passato da garante della Costituzione a garante della troika europea, deve diventare un imperativo per tutti i cittadini onesti.
Sono finiti i tempi delle mediazioni, serve chiarezza ed una presa di posizione chiara nei confronti delle scelte politiche del governo Monti, e quindi le varie alchimie o architetture politiche non hanno più senso.
Questa situazione richiede uno sforzo eccezionale per unificare le lotte in un unico movimento, rinnovato e plurale capace di contrapporre un nuovo modello sociale fatto di democrazia partecipata, di conoscenza e di libera informazione e quindi di un novo protagonismo delle comunità.
Ezio Casagranda
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