Articolo 18, la Camusso sbaglia
Non siamo d’accordo sul giudizio che la Cgil dà del disegno di legge sulla cosiddetta riforma del lavoro. L’introduzione della clausola “Per manifesta infondatezza”, che dovrebbe frenare i licenziamenti effettuati per motivi economici, cioé quelli di natura organizzativa, tecnica o produttiva, è uno specchietto per le allodole.
I giudici, sempreché il lavoratore ricorra contro il licenziamento, non hanno alcun parametro oggettivo per poter verificare se la causale del licenziamento sia o no effettivamente relativa a motivi economici in quanto qualunque decisione presa dal datore di lavoro rientra nella sfera organizzativa, tecnica o produttiva dell’azienda. Non esistono quindi possibilità di reintegri per i lavoratori che vengono licenziati e nemmeno il riconoscimento dell’indennizzo di 12-24 mensilità.
Si aprono quindi le porte per i licenziamenti di massa come ha detto bene il segretario generale della Fiom Landini perché i datori di lavoro non sono così inetti da rischiare l’annullamento dei licenziamenti quando possono giustificarli così facilmente. Nel disegno di legge si consolidano le forme di lavoro a termine; si toglie addirittura la causale per l’assunzione a tempo determinato o tramite agenzia interinale se questa dura meno di sei mesi e si incentiva l’utilizzo dell’apprendistato, che i datori di lavoro potranno utilizzare per pagare meno i lavoratori e per pagare meno contributi.
Nulla di serio si fa contro le dimissioni in bianco, che colpiscono principalmente le donne mentre per gli ammortizzatori sociali non è indicata nemmeno la copertura finanziaria. Infine viene già annunciato che per i dipendenti pubblici ci sarà la possibilità di essere messi in mobilità o trasferiti in altra sede se l’amministrazione pubblica deciderà di farne a meno.
Ancora una volta Camusso intende proteggere il Pd ignorandone la natura consolidata di sostenitore delle politiche di Monti. Ancora una volta Camusso cerca di prendere tempo mentre i padroni ristrutturano la loro ricchezza e gli sfruttati pagano. Il direttivo nazionale della Cgil deve confermare tutte le iniziative di mobilitazione già programmate; deve sostenere un vero programma di lotta all’altezza della situazione e che dia prospettive, senza alcun cedimento alle pressioni del Pd, che ha già ampiamente dimostrato di preferire agli sfruttati gli interessi del capitalismo.
Partito della Rifondazione comunista – Federazione del Trentino
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