La Fiom si arrende a Marchionne
Il Comitato centrale della Fiom ha deliberato a stragrande maggioranza l’espulsione di quei delegati che hanno osato contestare l’arroganza di Marchionne e della FCA dentro la fabbrica e opporsi alla politica di trasformismo di quella che fu la Fiom.
Onore e solidarietà a questi lavoratori espulsi dalla FIOM per avere alzato la testa contro Marchionne.
Non è casuale che mentre Landini vota e fa votare l’espulsione di chi lotta a Milano trovi – come scrive il corriere.it – parole di elogio e riconoscimento verso Marchionne.
Basta questo per spiegare il voltafaccia opportunista di Landini e della sua organizzazione nella vana (sic!) speranza di poter (Fim e Uilm permettendo) sedere al tavolo negoziale con Marchionne e quindi avere il via libera per aspirare alla segreteria della Cgil.
Per questo dico a quanti ancora pensano di poter cambiare dall’interno questa deriva della Cgil e a quanti dicono “Landini è bravo…e la FIOM è un’altra cosa…” che davanti a questi ed altri gravi fatti devono rendersi conto che la CGIL è una sola, nelle telecomunicazioni come nei metalmeccanici e che questa Cgil non è riformabile.
Infatti, la Cgil insieme a CISL e UIL, ormai fanno solo gli interessi della controparte. Basti vedere la discussione sul rinnovo del CCNL dei meccanici dove la scrittura del testo contrattuale avviene sotto dettatura dei padroni di cui si tessono le lodi e si difendono gli interessi.
E ai lavoratori?
Niente, meno delle consuete elemosine.
Maurizio Landini ha cacciato quei delegati che lottano in Fiat contro l’autoritarismo e le dure condizioni di lavoro imposte da Marchionne e che ogni giorno rischiano provvedimenti disciplinari perché organizzano proteste contro i turni di lavoro e i ritmi massacranti.
E naturalmente, se la Fiom è impegnata a rientrare nelle grazie di Marchionne, lo devono fare assieme a tutti quei lavoratori e militanti sindacali di altre organizzazioni disposte a lottare contro il progetto chiamato “fabbrica Italia” di Marchionne sostenuto dal governo Renzi e dalle destra politica e sociale.
Tra questi militanti FIOM condannati da Maurizio Landini ci sono Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, i due delegati che nel 2010 la Fiat licenziò in tronco nel tentativo di fermare la lotta dei lavoratori. I due delegati poterono rientrare in fabbrica grazie all’articolo 18, oggi depotenziato dal governo Renzi e che la Cgil con la carta dei diritti vuole affossare definitivamente.
Concordo con quanti sostengono che la Fiom con queste espulsione abbia decretato la sua resa incondizionata alla Fiat. Una resa fatta nel più infame dei modi, espellendo dall’organizzazione chi continua a lottare nei reparti di produzione per riprendersi diritti e dignità cancellati da un accordo separato che la Fiom non firmò e contrasto con dure lotte.
Oggi il comitato centrale ha definitivamente cancellato quelle pagine di lotta e di riscatto contro una regressione sindacale pericolosa e che oggi la Fiom fa sua a tutto campo.
Contro questa scelta provo solo disgusto perché colpisce persone per bene che si sono sacrificate per i diritti dei loro compagni di lavoro e per contrastare prepotenza
Ezio Casagranda