Da Treu alla Fornero: un bilancio di 20 anni
Nei giorni scorsi, nel totale silenzio delle confederazioni la Commissione lavoro del Senato ha dato il via libera alla riforma del mercato del lavoro. Inizia di conseguenza l’iter parlamentare del del disegno di legge su precarietà, articolo18 e ammortizzatori sociali proposto dalla Fornero e sostenuto dalla trio ABC.
Se escludiamo la Fiom da parte della Cgil abbiamo assistito ad un silenzio che lascia sconcertati davanti alla manifestazione del prossimo 2 giugno che sarà incentrata sul fisco e non contro la cancellazione dell’articolo 18.
Un silenzio che appare ancora più irreale a fronte di una Fornero che vuole introdurre i licenziamenti anche nel pubblico impiego e davanti ai dati Istat che certificano l’avanzare della nostra povertà.
Nel 1992 il governo Amato cancellò la scala mobile per favorire, si disse, l’occupazione e la contrattazione e la concertazione sindacale.
Nel 1997 Treu introdusse le prime forme di flessibilità (i contratti di formazioni) per favorire l’occupazione giovanile
Dopo 20 anni il bilancio è amaro: i salari sono rimasti al palo, neppure un centesimo di aumento di potere d’acquisto. La disoccupazione ha raggiunto il 10% e quella giovanile è al 36%, la contrattazione sindacale è bloccata nel pubblico impiego, la Fiat espelle Fiom e democrazia dalle fabbriche mentre welfare e beni comuni vengono privatizzati.
Se allora Cgil Cisl e Uil accettarono consapevolmente la cancellazione della scala mobile e la conseguente devastazione del salario, oggi la Cgil succube del PD e nascosta dietro l’unità con Cisl e Uil accetta remissivamente la cancellazione dell’articolo 18 con la conseguente distruzione dei diritti sul lavoro e nel lavoro.
Oggi l’Italia è riuscita ad applicare le terribili medicine della Banca centrale europea grazie al fatto che le confederazioni sindacali continuano a subire ed accettare supinamente le ricette del governo Monti.
La Fiom, che in questi anni è stata il principale baluardo di resistenza contro Marchionne e l’attacco ai diritti, oggi è in evidente difficoltà a causa dell’ambiguità della Cgil, gli stessi sindacati di base non riescono a mettere in campo iniziative di lungo respiro, mentre sull’articolo 18 diventa sempre più indispensabile unire le forze per costruire una controffensiva politica e sociale contro il governo e il grande padronato.
Per farlo bisogna superare barriere e diffidenze, bisogna non avere settarismi di organizzazione per costruire risposte concrete a quella che appare la più grave e profonda crisi del sindacalismo in Italia e che il numero degli iscritti non riesce più a nascondere.
Rilanciare le lotte, il protagonismo dei movimenti, dell’iniziativa di quanti nei quartieri e nelle città disastrate dalla crisi, non intendono arrendersi a questa deriva sociale e politica a cui ci stanno portando il governo Monti, i partiti che lo sostengono e l’apatia della Cgil
Iniziamo contestando questo settimo festival dell’economia che vede la passerella di un governo che non solo svolge il suo ruolo di macelleria sociale ma ha anche rinunciato alla sovranità nazionale applicando i dettami dalla BCE a partire dall’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione.
Venerdì 2 giugno sarà a Trento la Fornero, facciamo sentire il nostro dissenso verso la rappresentante di una politica che cancella dignità, storia, cultura e diritti conquistati dalle lotte dei nostri padri.
Ezio Casagranda