Rauzi, casapound e l’antifascismo

Vi scrivo per mettere nero su bianco qualche mia riflessione riguardo alle polemiche sorte intorno all’apertura di una sede riferibile a casapound nella città di Trento.
In primo luogo mi sono sentito a disagio nel seguire la cronaca del giorno del corteo e dei giorni che l’hanno preceduto. Ho letto titoli e affermazioni dai toni apocalittici; già aleggiava tra i giornalisti la sicurezza di scontri tra fascisti e antifascisti.
Si è cavalcata quindi l’onda di questa certezza a colpi di titoli sensazionalistici tesi ad alzare la tensione, ma anche a disinformare da quella che è stata la reale atmosfera e a ridurre la tematica dell’antifascismo ad una mera questione di tifoseria politica ultrà.
Beh, non è cosi. L’antifascismo ancora oggi, nel 2013, anche se a molti non sembra, è qualcosa di nobile e che tanti uomini e donne praticano quotidianamente.
Oltre al lavoro di cronaca condotto dai giornalisti, che ho trovato di scarsa qualità, ho letto sul Vostro giornale l’intervista al professor Pier Giorgio Rauzi. Con il professore non posso far altro che concordare quando parla del venir meno di spazi di aggregazione sociale in una provincia come la nostra che non perde però tempo a far polemica quando questi nascono.
Mi trova però in totale disaccordo quando afferma che i giovani d’oggi, scesi in strada per manifestare, “hanno un deficit di memoria. Parlano per slogan”.
Detta da un sociologo questa affermazione così generalizzante dovrebbe far riflettere su come egli conduca le proprie analisi. C’è una vera conoscenza della composizione sociale di chi pratica realmente l’antifascismo nella nostra provincia?
Non mi pare.
Vorrei anche aggiungere che se, come dice il professore, è vero che antifascismo e fascismo non sono comparabili a quelli degli anni Quaranta è anche vero che questi sono più che attuali anche nel contesto odierno.
Ancora oggi, ma troppi sembrano non accorgersene, il fascismo uccide, picchia, discrimina.
La solidarietà di casapound ad Alba Dorata non fa riflettere?
L’elenco dei pestaggi compiuti dai “neo”-fascisti in giro per l’Italia nemmeno?
Anche se non lo è mai stato, per anni in Italia si è creduto che l’antifascismo potesse essere un deterrente alla crescita delle destre radicali solo attraverso l’istituto della Memoria; ora non è più così.
L’esercizio quotidiano dell’antifascismo non è più rinviabile in un periodo storico in cui la crisi economica globale e la conseguente “guerra tra poveri” stanno ingrossando le fila di partiti e movimenti apertamente fascisti.
Nel caso specifico della sede di casapound a Trento non si può rimanere indifferenti né tanto meno, come in molti (giornalisti e studiosi) credono di fare, assumere una posizione super-partes.
Le ricadute di tale atteggiamento sono state tutte a favore dei “fascisti del terzo millennio” in quanto si è fatto e si fa un uso del tutto decontestualizzato dei così tanto inflazionati concetti di legalità e libertà di parola.
Certo è che se ci aspettiamo che il fascismo si ripresenti in camicia nera e al passo dell’oca non ci accorgeremo mai della sua presenza. Purtroppo, anche se sotto un’altra faccia, esso è ancora vivo e tutte le pratiche di antifascismo devono essere benvenute e supportate.
Stefano Turrini

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