Appello: lavoro e diritti nel porfido

porfido2Il settore del porfido è stato duramente colpito dalla crisi e la situazione che si profila desta sempre maggiori preoccupazioni. Alcuni problemi gestionali dell’attività estrattiva, che si trascinano da anni, hanno senz’altro contribuito ad aggravare la crisi. Già nel 2006, in occasione della revisione della legge 6/80 che regola l’attività estrattiva, un Comitato locale aveva messo in luce gli elementi di grave criticità e debolezza del settore.
Purtroppo la forza della rappresentanza politica dei concessionari di cava in Consiglio Provinciale ha impedito alla PAT di dotarsi di una legge che incidesse positivamente nel mutare la situazione e questo nonostante tre consiglieri di maggioranza (Bombarda, Pinter e Viganò) ed uno di opposizione (Catalano) avessero presentato una proposta alternativa elaborata assieme al Comitato. Successivamente il presidente dell’ASUC di Tressilla, Marco Avi, iniziò una battaglia (col sostegno di tutte le ASUC della zona) affinché l’attività estrattiva non continuasse a essere la rapina di una risorsa, tra l’altro non più rinnovabile, da considerare bene collettivo delle comunità locali, risollevando giustamente una serie di nodi irrisolti.
Nell’autunno del 2008 il Comitato in Solidarietà con Massimo Sighel cercò di portare elementi utili per una riflessione sui problemi del settore, mettendo al centro la questione della tutela dei posti di lavoro. La proposta avanzata di un contratto di solidarietà, rivolto a tutto il settore, meriterebbe ancora oggi di essere presa in considerazione. Nell’estate del 2009 venne costituito il Comitato Dignità, che a sua volta ha cercato di assistere i lavoratori combattendo ogni discriminazione nei confronti degli operai stranieri. Ne l 2010 il documentario – inchiesta di Betta e Genovese ha mostrato per la prima volta la realtà del settore squarciando per un istante il velo di silenzio e omertà che ne copre le miserie. In quello stesso anno si è cercata una convergenza tra Comitati e ASUC e per un momento, pur con difficoltà, si è riusciti a dialogare. Purtroppo da qualche anno assistiamo quasi impotenti al degenerare della situazione: aziende che chiudono o sospendono l’attività, licenziamenti; cassa integrazione, operai che percepiscono il salario con un ritardo anche di 6/8 mesi, compressione salariale, soppressione dei diritti e ritorno del cottimo puro in molte aziende artigiane.
L’aumento della vertenzialità individuale sta a significare l’incapacità del Sindacato di affrontare la situazione con proposte efficaci che coinvolgano tutti i lavoratori. In questa situazione è stata meritoria l’iniziativa del Consiglio Comunale di Lona –Lases che, su lodevole proposta del consigliere di minoranza Avi Ivano, ha inserito come condizione indispensabile affinché le aziende concessionarie possano accedere a una dilazione nel pagamento dei canoni, l’avere ottemperato agli obblighi contributivi e retributivi nei confronti dei lavoratori dipendenti.
Purtroppo, a qualche mese di distanza, constatiamo che nemmeno questo ha indotto alcune aziende a sanare la situazione, esse infatti hanno preferito pagare i canoni piuttosto che i salari dei propri operai. Consci di questa grave situazione rivolgiamo alle persone di buona volontà questo appello affinché, con intelligenza e umanità, contribuiscano con il loro impegno a individuare strade percorribili per affrontare questi problemi.
Proponiamo pertanto la costituzione di un Coordinamento “Lavoro zona del porfido”, aperto a singole persone, gruppi o associazioni che si impegnino a cooperare nell’acquisire le informazioni necessarie ad aprire un confronto serio sulla crisi che ha investito il settore del porfido al fine di avanzare proposte volte a:
1. salvaguardare i posti di lavoro nel pieno rispetto dei diritti e della dignità dei lavoratori, senza distinzione di nazionalità o credo religioso:
2. tutelare la risorsa porfido, non più rinnovabile, come bene collettivo appartenente alle comunità locali;
3. far sì che il suo sfruttamento avvenga rispettando le esigenze di vivibilità dei paesi della zona e con criteri di maggior rispetto per l’ambiente.

Per il Comitato Dignità:

Walter Ferrari e Kamber Mazllami

Per aderire all’appello scrivere a  Walter Ferrari <walter_ferrari@hotmail.it>

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Un commento

  • Francesco

    Le cave e qualsiasi attività estrattiva dovrebbe essere abolita in qualsiasi zona del pianeta. Anche a costo di mandare tutti i lavoratori del settore in pensione, a spese della collettività, il costo economico sarebbe sempre e comunque di gran lunga inferiore al costo ambientale del proseguire l’attività estrattiva. Tutti i prodotti derivanti dall’estrazione sono ormai ampiamente sostituibili da materiali naturali molto più efficienti sotto ogni punto di vista.

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