Terremoto e tasse

Terremoto in Emilia
Dopo il sisma che ha colpito l’Emilia Romagna, la Protezione civile ha ordinato la sospensione dell’attività produttiva nei capannoni ritenuti non agibili.
Questo non ha impedito ad alcuni imprenditori sciacalli di costringere i lavoratori a tornare nelle fabbriche a lavorare, chiedendo loro di firmare liberatorie che esentino i padroni da qualunque responsabilità. Ecco poi apparire cartelloni fuori da alcuni immobili danneggiati: “C’è stato il terremoto ma la vita continua”; “Chi vuole lavora, gli altri possono prendersi le ferie. Liberissimi di farlo”.
Nella tragedia e nella crisi il capitalista getta la maschera perché per lui i lavoratori sono solo uno strumento per produrre ricchezza; se muoiono si tratta di una tragica fatalità. Quando i lavoratori sono un costo, anche la sicurezza dei fabbricati diventa un costo per il padrone.
In quella terra nessun lavoratore deve tornare nelle aziende a rischiare la propria vita. Le organizzazioni dei lavoratori devono prendere il controllo delle zone colpite dal sisma per impedire che qualche sciacallo approfitti della tragedia per delocalizzare l’attività produttiva e devono procedere alla verifica capillare di ogni stabile per constatare di persona se esistono o no le condizioni per riprendere l’attività lavorativa.
Siamo convinti che in una società dove le aziende sono gestite dai lavoratori senza fine di lucro alcune tragedie possano essere evitate perché i lavoratori in primis sono coinvolti nel gestire la loro sicurezza e non la devono subordinare alle logiche del profitto.
La beffa del Governo
Il taglio della detassazione del salario legato alla produttività e alle ore di straordinario è un ulteriore schiaffo che il governo, su mandato dei padroni, ha diretto ai lavoratori.
I sindacati, in maniera miope, negli ultimi anni hanno avallato la frammentazione e destrutturazione della contrattazione collettiva nazionale in favore di quella territoriale o aziendale accettando la deregolamentazione e le deroghe in peggio in cambio della detassazione di parte del salario che, in quanto accessorio, i lavoratori non erano nemmeno sicuri di ricevere.
La detassazione serviva secondo i sindacati e padronato ad aumentare la produttività e la competitività delle aziende italiane e contestualmente avrebbe dovuto aumentare la busta paga della manodopera.
Ora, oltre ad un aumento consolidato dello sfruttamento dei lavoratori, arriva la beffa: secondo i dati della Uil circa due milioni di lavoratori torneranno alla tassazione ordinaria e le loro buste paga caleranno ma la produttività richiesta dai datori di lavoro rimarrà la stessa ed andrà a sommarsi all’innalzamento dell’età pensionabile, alla liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali, ai tagli alla spesa pubblica, alla distruzione dell’art. 18 e degli ammortizzatori sociali, all’esplosione del lavoro precario e in nero e alla scomparsa della funzione unificante propria della contrattazione collettiva nazionale.
I vertici sindacali devono prendere atto che le politiche di concertazione con il padronato ed il governo sono un fallimento che ormai da vent’anni condanna i lavoratori a pesanti arretramenti delle proprie condizioni.
Il padronato, protetto dal governo, sta procedendo come un rullo nell’accentramento della ricchezza e quindi nel rafforzamento del potere decisionale nelle proprie mani; i lavoratori devono convocare in tutti i posti di lavoro assemblee per chiedere ai sindacati la proclamazione dello sciopero generale per respingere l’assalto padronale e per preparare una risposta adeguata alla situazione perché devono essere i lavoratori a gestire l’economia producendo non per profitto ma per soddisfare i bisogni della società.
Mirko Sighel
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Un commento

  • Ezio

    Caro, Mirko è cambiato il direttore d’orchestra ma la musica ed i suonatori sono sempre gli stessi.
    Il capitalismo non ha remore nell’usare la crisi e le tragedie umane (terremoti, uragani e guerre) per colpire i diritti dei lavoratori e le libertà per aumentare i loro profitti.
    La storia è piena di questi esempi che purtroppo non finiranno fino a quando i lavoratori e la gente comune non decideranno ti togliere ogni delega e lottare in prima persona per decidere il proprio futuro e quello dei loro figli.

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