Commercio: quella sporca dozzina….

La Repubblica si occupa oggi dei lavoratori della Grande Distribuzione Organizzata. Una pagina intera per ricordare che da tempo le vecchie categorie non abitano più nei megastore. Prima esistevano il contratto a tempo indeterminato e il lavoro in nero. Oggi invece troviamo, tutti perfettamente legali e fantasiosamente ribattezzati per disorientare i lavoratori:

1. tempo determinato
2. somministrazione
3. a chiamata
4. apprendistato
5. merchandiser promotor
6. part time
7. part time involontario
8. interinale
9. job on call
10. stage
11. voucher
12. lavoro indiretto

Un elenco di fregature legalizzate, una sporca dozzina che da sola fa ribollire il sangue. È la nuova schiavitù, quella che permette ai padroni di pagarti poche centinaia di euro al mese e per soprammercato di lamentarsi. Nella stessa pagina di Repubblica c’è infatti tra virgolette un’affermazione di Federdistribuzione sprezzante del ridicolo.
Sostengono questi signori, peraltro fermi con il contratto collettivo al 2013, che in realtà le imprese usano solo qualcuna di queste forme contrattuali e solo in determinati periodi. Per gestire l’emergenza, insomma. Durante il resto dell’anno i megastore e la GDO in genere sono evidentemente il paese del bengodi.
Vero. Però per i padroni, pardon gli “imprenditori”. Questa gente, che si chiami Confcommercio, Confesercenti, Lega Coop o Federdistribuzione, cerca di far passare per normalità guadagnare 600 euro quando va bene, non avere domeniche o festivi, lavorare anche 14 ore al giorno per due settimane di fila, essere senza tutele, vivere sotto ricatto.
L’Unione Sindacale di Base si batte ogni giorno contro questa realtà fatta di schiavi e schiavisti. I lavoratori se ne sono accorti, come testimoniano gli ultimi successi nelle elezioni delle Rsu del settore. Con loro Usb continuerà a dare battaglia per azzerare un’organizzazione del lavoro che smantella tutte le conquiste del secondo Dopoguerra.

Unione Sindacale di Base

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