Sciopero per difendere lavoro e beni comuni

sciopero19Oggi USB Trentino, Sbm e Slai Cobas, hanno tenuto una conferenza stampa per illustrare i contenuti che sono alla base dello sciopero nazionale di giovedì 19 giugno 2014.
In Trentino si farà un presidio davanti alla sede provinciale del’INPS (ore 9,30 via Orfane, 8 a Trento) come momento informativo ma anche per denunciare che anche la giunta provinciale a trazione autonomista si propone di esternalizzare ai privati (Servizio lavoro, Enti bilaterali, Cassa Edile, aziende ad hoc) mansioni, compiti e controlli oggi svolti dall’INPS come nel caso degli ammortizzatori sociali o dei controlli sulla regolarità delle imprese.
Una scelta che, oltre a determinare degli esuberi, andrebbe a scapito della qualità e dell’indipendenza del servizio offerto a cittadini e lavoratori. una serie di servizi oggi svolti dai dipendenti dell’INPS.
Ma lo sciopero riguarda non solo il pubblico impiego ma anche le aziende a capitale pubblico e misto, le aziende, società, consorzi e cooperative appaltatrici di servizi pubblici penalizzate da una politica di tagli a senso unico, per dire basta alle politiche di privatizzazione dei servizi e dei beni pubblici, contro i licenziamenti la mobilità, l’aumento delle tariffe, il peggioramento delle condizioni di lavoro derivanti dalla spending review e dalla riforma del lavoro del Ministro Poletti su contratti a termine e apprendistato che nei fatti rende strutturale precarietà e la riduzione dei salari.
Con questa protesta i lavoratori del pubblico chiedono, non regalie, ma lo sblocco e rinnovo immediato dei contratti economici nel settore pubblico, la stabilizzazione di tutte/i le lavoratrici e i lavoratori precari della p. a., reinternalizzazione dei servizi pubblici affidati in appalto e di chi lavora nelle società appaltanti, no chiaro e forte alla spending review.
Contro la riforma Madia/Renzi prevede mobilità selvaggia con l’introduzione della mobilità obbligatoria come ricatto verso i lavoratori i quali non devono disturbare il manovratore altrimenti per loro c’è la possibilità di essere trasferiti, anche in assenza di necessità oggettive, all’interno dello stesso Comune oppure nell’arco di 50 kilometri, anche in Amministrazioni diverse.
In caso di esubero in alternativa al licenziamento previsto il demansionamento attraverso la collocazione in una qualifica inferiore o in una posizione economica meno favorevole, al fine di “ampliare le occasioni di ricollocazione”, che non è detto vi siano.
Il concetto di diritto acquisito salta definitivamente e il lavoratore del pubblico impiego deve imparare a vivere con la valigia pronta per andare dove lo mandano, anche con un salario molto più basso di quanto percepito fino ad oggi, pur di continuare a lavorare.
Ovviamente nessun riferimento al rinnovo economico dei contratti. Il lavoratore pubblico deve introiettare che non ha più alcun diritto, perché inutile, fannullone, non più funzionale al progetto organico di trasformazione in peggio del modello sociale.
Nessun riferimento neanche ai 250.000 precari della P.A. Anche per loro nessun diritto acquisito da rivendicare. Come se 10-15 anni di lavoro svolto al servizio dello Stato e della cittadinanza non fossero assolutamente serviti a nulla.
Per mettere in campo un’operazione così devastante all’interno della P.A. è necessario che i lavoratori siano il più possibile disuniti, soli e soprattutto soli di fronte alla controparte. Dove esiste un sindacato o un delegato degno di questo nome, deve cessare di avere quella funzione di tutela necessaria alla salvaguardia dei diritti collettivi.
Contro questa logica che fa impallidire Marchionne i sindacti di base chiamano i lavoratori e le lavoratrici a partecipare allo sciopero ed al presidio

p. USB, SBM e Slai Cobas

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