Sanifonds: Un macigno da dodicimila NO
Sanifonds: 12 mila lavoratori/trici scrivono alla provincia per disdire l’adesione a Sanifonds titolavano ieri i giornali locali.
12.000 no a sanifonds che, se per i fautori dei fondi integrativi, è un clamoroso flop, per noi, è un segnale importante (anche se certamente non univoco) affinché la sanità non sia ostaggio del profitto e di interessi privati variamente camuffati come nel caso di Sanifonds.
Fin dall’inizio nel nostro piccolo, assieme ad altre sigle sindacali non confederali, abbiamo denunciato l’operazione politica che stava e sta dietro sanifonds finalizzata alla privatizzazione strisciante di pezzi sempre più importanti della sanità Trentina.
Se teniamo conto che l’adesione era legata al meccanismo del “silenzio assenso”, ovvero il lavoratore era iscritto al fondo in automatico e per non parteciparvi doveva comunicare adeguatamente la propria volontà di non aderire al fondo, dodicimila NO sono un numero enorme che invitiamo a non sottovalutare.
Sanifonds dovrebbe fornire prestazioni sanitarie integrative, ma valutandone la sostanza, come espressa dall’apposito nomenclatore, l’impressione che se ne trae è quella di essere di fronte a risorse distribuite a pioggia che comunque pare non supereranno una media di 80 euro all’anno dato che dei 128 complessivi una quota sarà destinata ai costi di gestione e un’altra in modo confuso alla non autosufficienza.
Siamo consapevoli che una parte di lavoratori pubblici non hanno aderito al fondo a causa delle clausole vessatorie o del fatto che non erano chiare le finalità, ma sicuramente una parte consistente di loro hanno voluto dare un segnale forte alla politica provinciale: la sanità deve rimanere pubblica, efficiente e gratuita. Quindi le risorse destinate a sanifonds dovrebbero essere girate a sostegno della sanità pubblica per ridurre gli odiosi ticket sulla diagnostica, sul pronto soccorso e sui medicinali.
Noi restiamo convinti che per la sanità le risorse non vanno prese dal cittadino ammalato ma attraverso una rigorosa politica contro l’evasione e l’elusione fiscale e contributiva.
Le statistiche nazionali ci dicono che sono in aumento i cittadini che, a causa dei costi della sanità, rinunciano a curarsi e questo è inaccettabile in un paese che vuole dirsi civile.
Il diritto alla salute è un diritto universale che deve essere salvaguardato e garantito a tutti/e a prescindere dal reddito individuale e dallo status sociale.
Una diritto che deriva dalla rivoluzione francese (egualitè) e che oggi, in nome del profitto e/o di qualche posto in CdA, si vuole cancellare o comunque ridurre a mera assistenza.
Per questo continuiamo a ritenere i ticket sanitari una misura vessatoria nei confronti del cittadino ammalato.
Questi dati su sanifonds, che ai firmatari dell’accordo erano noti da tempo, purtroppo non hanno generato nessuna riflessione o ripensamento, anzi, la triplice assieme alla PAT ed al CLA hanno pensato di rilanciare (meglio sarebbe dire perseverare) inserendo anche nel contratto del progettone l’obbligo di adesione a sanifonds con le stesso meccanismo del silenzio assenso.
Per questo – dopo i lavoratori pubblici – riteniamo importante la scelta di molti lavoratori e lavoratrici del progettone che in questi giorni stanno inviando disdetta al fondo.
Forse sarebbe necessario che da parte della Provincia e dei sindacati confederali ci fosse un momento di riflessione su come si intenda costruire il “nuovo “ welfare. Se deve essere escludente, come nel caso di sanifonds (infatti restano esclusi tutti cittadini che non lavorano) o includente, pubblico, efficiente e gratuito.
Noi ci battiamo per questa seconda soluzione e gli altri??
USB Lavoro Privato.
Ezio Casagranda