Sanifonds. Io non aderisco.

sanità1Abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo questa presa di posizione su sanifods.
La redazione.
Sanifonds. Io non aderisco.
Pochi giorni fa vengo informata dell’avvio del fondo sanitario integrativo Sanifonds, con uno scarno comunicato mi si dice che se non intendo aderire devo comunicarlo entro l’11 gennaio 2016. Dopo quella data, i dipendenti pubblici della Provincia Autonoma di Trento saranno iscritti d’ufficio alla “cassa mutua” Sanifonds al costo di 128 euro a dipendente, per un ammontare di 5 milioni e 250 mila euro.
Non aderirò a Sanifonds perché sono contraria sia in termini di principi che concretamente.
In termini di principi perché ritengo sia incoerente che la Provincia Autonoma di Trento, titolare e garante del Servizio Sanitario Pubblico, finanzi con risorse pubbliche – ricavate dalla fiscalità generale – un fondo assicurativo sanitario su base privatistica ad uso dei dipendenti pubblici.
Poco vale che mi si dica che il fondo è ricavato da soldi che comunque avrebbero dovuto essere dei lavoratori –e che non sono stati utilizzati a causa del blocco contrattuale. I lavoratori pubblici sono pagati da soldi derivati dalla fiscalità generale di tutti i contribuenti e ritengo profondamente ingiusto che con la fiscalità generale si paghi un fondo assicurativo sanitario privato, che risponde a criteri di mercato e di consumo anzichè a criteri di appropriatezza clinica e di qualità.
L’incoerenza più grave sta proprio in questo ultimo punto: come può la Provincia Autonoma di Trento sostenere con autorevolezza la necessità di orientare il Sistema Sanitario Provinciale a standard di appropriatezza clinica e qualità totale, quando finanzia un fondo sanitario che è totalmente privo di questi elementi essenziali?
E come pensa di rispondere la Provincia Autonoma di Trento ai principi di equità ed uguaglianza dei cittadini di fronte al Servizio Sanitario Pubblico di tipo universalistico se, privilegiando solo i dipendenti pubblici, finanzia un fondo sanitario integrativo privato?
Concretamente sono contraria perché ritengo che il fondo sia stato costituito male e senza quel forte orientamento alla non autosufficienza, come avrebbe dovuto essere nell’enunciato iniziale. La realtà è che la maggior parte di risorse –due terzi- sono indirizzate al rimborso di prestazioni sanitarie, come definito negli atti e nel nomenclatore tariffario. Per la parte legata alla non autosufficienza gli atti riportano ampie parti lasciate in bianco, tali da non permettere di capire quale sia la platea dei benefici e beneficiari.
Per la parte sanitaria nel nomenclatore sono ricomprese tutte prestazioni sanitarie ambulatoriali, offerte ordinariamente dal Servizio Sanitario Pubblico (secondo criteri di appropriatezza clinica) e dai servizi sanitari privati (secondo logiche di mercato).
Nel nomenclatore sono compresi –scandalosamente- anche screening oncologici offerti GRATUITAMENTE dal Servizio Sanitario Provinciale –vedi Pap test e mammografia-. Le prestazioni sanitarie elencate nel nomenclatore, richiedono al cittadino -al netto di esenzioni-, la compartecipazione alla spesa –“ticket” sanitario.
Ebbene: i dipendenti pubblici potranno chiedere il rimborso anche del ticket –sempre nella misura del 50% e con una soglia minima di 50 euro di spesa-!
La cosa più sconcertante è che di fronte a spese sanitarie davvero consistenti Sanifonds comunque rimborserà solamente 200 euro per anno solare – tra spese mediche e odontoiatriche – e fino al tetto di spesa complessiva definito dai comparti del fondo.
Quindi un dipendente pubblico a fronte di 1.200 euro di spese sanitarie avrà più convenienza a vedersi riconosciuta la detrazione sul 730 anziché chiedere il rimborso a Sanifonds.
A meno che il dipendente pubblico non usi il doppio canale (detrazione 730 + Sanifonds) e qui mi chiedo chi verificherà che non ci siano eventuali abusi.
A mio parere la fattispecie di “doppio rimborso” rappresenterebbe una vera e propria truffa ai danni di tutti i contribuenti. Infine il dipendente pubblico farà meglio a sbrigarsi nei primi mesi dell’anno con le spese sanitarie e le richieste di rimborso, perché la regola prevista da Sanifonds è: finchè ce n’è, poi chiuso.
E sì che qui in Trentino l’infelice esperienza del fondo pensione delle casalinghe dovrebbe aver insegnato qualcosa sulla sostenibilità dei fondi…
Dunque vien da chiedersi: a che pro? A chi giova Sanifonds? A tutte e tutti i cittadini contribuenti: no. Ai dipendenti pubblici:…forse. Al personale che servirà a Sanifonds per amministrare il fondo: certamente.
Alla Sanità privata: sì. Al Servizio Sanitario Pubblico: no, anzi! Al buon uso delle risorse pubbliche:assolutamente no.
E allora perché quasi tutti i sindacati della funzione pubblica hanno sottoscritto l’accordo -tranne Fenalt, Nursing Up e Uil comparto sanità-?
E sorprende francamente vedere come tutta l’area della dirigenza abbia siglato l’intesa vista l’esiguità dei rimborsi annuali previsti. Poiché a fronte di stipendi grandemente diversi tra i vari livelli del personale del pubblico impiego, i dipendenti pubblici aderiscono a Sanifonds in modo uguale: 128 euro a dipendente.
Tutti uguali insomma, in barba ai principi sacrosanti di equità e progressività…
E ancora: perché ai lavoratori pubblici non è stata fornita ALCUNA informazione dettagliata e diffusa sulla novità Sanifonds?
perché il termine per la rinuncia è stato fissato all’11 gennaio 2015 e la comunicazione stringatissima è arrivata (ai dipendenti APSS) il pomeriggio del 21 dicembre (e a quanto ne so gli altri settori provincia, scuola, enti locali e Apsp non hanno diramato nessuna comunicazione)?
Nemmeno il tempo di farsi un’opinione al riguardo, nemmeno il tempo di organizzare assemblee informative. Perché fin qui tutta l’operazione è stata caratterizzata da totale opacità? Vien da pensare che non si voglia avere rinunce all’adesione al fondo. Bella, anzi brutta, roba.
Ultimo, ma non meno importante, invece di adottare strumenti innovativi di modelli sanitari avanzati e di welfare, in Trentino rispolveriamo il vecchio arnese delle “cassa mutua”?
invece di far funzionare al meglio il nostro Servizio Socio-Sanitario Pubblico di tipo UNIVERSALISTICO, grande invenzione che ci viene riconosciuta da tutto il mondo e grande battaglia politica del centrosinistra degli anni ’70, creiamo fondi sanitari privati a finanziamento pubblico?!?
Povero Giovanni Berlinguer e povera Tina Anselmi, padre e madre della 833/78… personalmente sono ancora in attesa di discuterne all’interno del Partito Democratico di cui faccio parte: lo sviluppo di Sanifonds, al di là dell’intrinseco valore finanziario, è un vero e proprio cambiamento d’impostazione, di prospettiva, di valori. Non sarebbe il caso di verificare all’interno del PD se questa direzione è giusta?
Sanifonds nascerà comunque, ma non con la mia adesione. Non intendo aderire per tutte le ragioni che ho spiegato qui sopra e spero che lo facciano in molti, anche se il tempo lasciato per decidere è davvero poco e sarebbe bene il termine venisse prorogato oltre l’11 gennaio prossimo.
Il mio appello è rivolto a tutte e tutti i dipendenti pubblici: informatevi, fatevi sentire, informate anche i vostri colleghi. E magari chiediamo insieme TRASPARENZA e chiarezza nella gestione dei soldi pubblici, investimento vero d’innovazione nei sistemi sanitari e di welfare, più appropriatezza, più qualità e, soprattutto, equità.
Dunque, il contrario di Sanifonds.

M.Ioris
Infermiera APSS
Componente assemblea PD provinciale.

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