Licenziamenti Marangoni: pagano i soliti noti

Dopo aver preso soldi a man bassa dalla Provincia (soldi pubblici! Soldi di tutti!) la Marangoni per ringraziare i cittadini trentini, taglia posti di lavoro e mette molti operai in mobilità.
La Marangoni, dopo aver ricevuto per decenni quote enormi di finanziamento pubblico attraverso le varie leggi provinciali in materia industriale e dopo aver ricevuto recentemente dalla Provincia Autonoma di Trento tramite Trentino Sviluppo decine di milioni di Euro in leaseback senza alcuna sostanziale garanzia in contropartita sugli stati occupazionali, scarica sulla collettività le sue errate scelte aziendali e produttive.
Quando una azienda riceve soldi pubblici ha l’obbligo di dare risposte positive alla comunità (come del resto è anche sancito dall’articolo 41 della Costituzione, articolo che guarda caso è nel mirino della tagliola liberista e speculativa del governo Berlusconi). Invece la Marangoni contribuisce in questo modo ad esaltare le politiche recessive che stanno minando l’economia italiana e quella europea.
Come al solito la loro crisi viene fatta pagare ai ceti sociali deboli ed in questo caso addirittura due volte: la Marangoni prende soldi pubblici (di tutti noi), la Marangoni licenzia i lavoratori che non hanno colpa delle scelte industriali sbagliate portate avanti da questa azienda, scaricando sul pubblico il futuro di questi lavoratori.
L’incapacità dell’industria italiana nella pianificazione economica, la volontà di dirottare capitali dal settore produttivo a quello finanziario (e di questo Marangoni è uno dei capostipiti, dopo aver lavorato per decenni con le proprie capogruppo nei paradisi fiscali, è diventato recentemente presidente di Banca di Trento e Bolzano, Gruppo Intesa San Paolo) stanno facendo un deserto dello stato sociale (il cosiddetto welfare) mentre assistiamo a politiche governative che assecondano la macelleria sociale. Tutto ciò sia a livello europeo che in Italia, dove prevale un potere finanziario che si vuole arricchire usando la crisi strutturale che sta devastando il nostro sistema economico; emerge cosi l’essenza del capitalismo, un sistema economico e di potere fondato sul profitto ai danni delle persone.
Al proposito ricordo le parole della Signora Vescovi, la ex presidente di Confindustria, che solo lo scorso anno esaltava la solidità dell’impresa trentina, la sua capacità di rispondere alla crisi, e nel corso di una Assemblea pubblica a Rovereto minacciava l’Amministrazione Provinciale proponendo Confindustria, come gestore della pubblica amministrazione “ per fare andare le cose nel verso giusto”, La vicenda Marangoni dimostra invece che se ad amministrare fosse davvero il potere economico per la collettività ci sarebbe poco da stare allegri.
I dati del “solido” Trentino non sono confortanti ed il numero di disoccupati è in aumento, in particolare a Rovereto la scure dei licenziamenti sta colpendo in maniera devastante, sempre di ieri è la notizia di 42 lavoratori ai quali scade la mobilità e saranno considerati esuberi dalla Ati Packaging.
Chiediamo un intervento deciso della Amministrazione Provinciale per rivedere il modello di sviluppo della nostra Provincia. Il modello economico di Dellai, esaltato dal Patto di Milano sul futuro finanziario della Provincia, sta creando uno sconquasso sociale pericolosissimo dove si immola il sociale sull’altare delle grandi opere, che sono inutili e ambientalmente molto dannose per il Trentino, sostiene a promuove le rendite fondiarie e finanziarie, distogliendo in questo modo importantissime risorse utili ad un diverso modello si sviluppo della Provincia.

Francesco Porta – Segretario Provinciale Trentino – Rifondazione Comunista

14 settembre 2011

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3 commenti

  • Sanprecario

    L’industria trentina ò sempre stata assistita e protetta da parte della provincia.
    Dellai contnuerà a dare soldi ai padroni perchò sono i suoi padrini.
    Per i poveri restano solo le bricciole.

  • giuseppe

    i ricchi sempre piu’ ricchi e i poveri sempre piu’ poveri o schiavi moderni!!!
    giuseppe rsa orvea

  • Stefano M.

    NON sapete un c***o , a semplice per voi , prima di pubblicare ste cose informatevi bene.

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