Inquinare paga

È principio assodato, oltre che regola codificata nell’Europa cui quotidianamente ci viene ricordato di appartenere, che chi inquina paga. A questo principio si è attenuta la Corte di Strasburgo quando si è occupata del petrolchimico di Priolo in Sicilia, e anche la Commissione europea ha sollecitato il nostro Paese ad adeguarsi, minacciando sanzioni e ricorsi.
A Taranto esistono pochi dubbi su chi abbia inquinato e molte certezze su chi siano le vittime. Eppure il governo, pur di neutralizzare un magistrato fin troppo solerte che ha deciso il sequestro di sei impianti, è immediatamente intervenuto a riparare il danno come un qualsiasi padre che mette mano al portafogli per ovviare alla bravata di un figlio discolo. L’intervento ha preso la forma di un decreto legge che sblocca 336 milioni di euro in gran parte già stanziati per la bonifica dell’Ilva, oltre alla possibilità (tutta da verificare) di destinare una parte dei 21 miliardi stanziati dal Cipe per il sud Italia al risanamento del quartiere più prossimo allo stabilimento, uno dei più popolari della città. Inoltre, ha spiegato il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, qualora saranno attuate dall’azienda una serie di innovazioni tecnologiche nel breve periodo, l’azienda «potrà accedere ai fondi pubblici».
La vicenda di Taranto mette a nudo una volta per tutte il laissez faire garantito a chiunque promettesse lavoro al sud. Nessuno ha mai chiesto alcunché in cambio, nessuno ha presentato il conto. Non è accaduto alla Fiat a Termini Imerese, alle decine di imprenditori che hanno preso i soldi del terremoto dell’80 in Irpinia e sono scappate lasciando cimiteri industriali, ai magnati del petrolio in val d’Agri, Basilicata. Lo stesso sta avvenendo con i veri responsabili del disastro tarantino, i vertici dell’Ilva, disponibili al dialogo con chiunque pur di non essere chiamati a rispondere del loro operato. In Italia vale ancora l’eterno principio che inquinare paga. L’Europa ci faccia caso.

Di: ANGELO MASTRANDREA

Fonte. Il Manifesto del 4 agosto 2012

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