CCNL Logistica: uno scempio dei diritti

Ccnl Logistica, un rinnovo umiliante firmato da Cgil Cisl Uil senza consultare i lavoratori. USB: mobilitazione contro lo scempio dei diritti, della dignità, della libertà

Il rinnovo del CCNL Logistica e Trasporto Merci è stato firmato, di nascosto, senza che i lavoratori del settore potessero dire la loro. Il risultato è imbarazzante, per non dire umiliante, soprattutto per tutti coloro che producono una ricchezza immensa, lavorando di notte, percorrendo milioni di chilometri all’anno, mettendo a rischio la propria salute e incolumità.

È il più ridicolo aumento salariale degli ultimi 25 anni, in un rinnovo contrattuale che rimarrà vigente per 4 anni anziché 3. Insomma, Cgil, Cisl e Uil hanno deciso che questo misero aumento debba bastare per i prossimi quattro anni alla faccia del continuo, quotidiano aumento del costo della vita causato anche dalla pandemia.

Nonostante la crescita esponenziale del fatturato del settore, specie nell’ultimo anno, l’aumento retributivo è di 104 euro lordi per il livello 3, ma in realtà e a conti fatti si tratta di 90 € lordi. Invece per i lavoratori con i livelli più bassi, che tra l’altro sono la stragrande maggioranza nel settore, l’aumento sarà al massimo tra 80 e 60 euro lordi, che verranno erogati in quattro comode rate a partire da ottobre 2021 fino al 2024. Sono evidenti le ragioni della soddisfazione espressa dalle associazioni padronali, che congiuntamente ai sindacati firmatari cantano vittoria perché sono riusciti a bloccare il costo del lavoro fino al 2024.

Infatti, tutto il periodo della “vacanza” contrattuale viene coperto con la ridicola una tantum pari a 230 euro lordi (ovviamente in due comode rate) e con un EDR di 10 € lordi che incide solo sulla tredicesima mensilità. Così facendo, si conferma l’orientamento unilaterale del tavolo di contrattazione, anzi di collaborazione, completamente schiacciato sulle posizioni padronali e teso a garantire alle aziende del settore, il massimo profitto proveniente dall’incremento produttivo dell’ultimo anno. Dei milioni di euro che hanno intascato i padroni, ai lavoratori si redistribuiscono le briciole, oltretutto poche.

Da subito, invece, aumenteranno le trattenute obbligatorie a favore degli enti bilaterali (più di 4 euro ogni mese) venduti come aumento retributivo, un regalo proprio a quegli enti gestiti congiuntamente da associazioni padronali e sindacati confederali, la cui utilità per i lavoratori continua a essere un mistero.

Per quanto riguarda la parte normativa, tutto rimane fermo al rinnovo 2017, quindi nonostante il momento fosse propizio per chiedere un significativo miglioramento delle condizioni degli operatori del settore, rimane l’estensione oraria a 44 ore per i drivers, non viene trovata né cercata alcuna soluzione al problema del pagamento dei danni e/o delle franchigie sui mezzi, rimane lo strumento della flessibilità concessa con il penultimo rinnovo ai padroni, rimangono le tempistiche bibliche per il passaggio di livello dei magazzinieri, compresi gli inquadramenti ormai obsoleti e non in linea con l’avanzamento del settore. Invece la clausola sociale rimarrà parziale e continuerà ad essere tema di scontro in sede di cambio appalto.

Il mancato intervento sulla parte normativa dopo quasi tre anni dalla scadenza del Ccnl e il rimando della discussione ad una commissione bilaterale “che dovrà operare per la riforma del Ccnl e realizzare gli interventi necessari alla sua modernizzazione”, non è – secondo noi – una casualità, ma come ormai consolidato è una resa della componente sindacale ai dettami padronali, cioè al modello Amazon.

Un modello di “modernizzazione” improntato sulla distruzione delle relazioni sociali e del valore del lavoro, sulla sottomissione dell’uomo alle macchine, all’intelligenza artificiale e al controllo a distanza, e che in definitiva rappresenta la destrutturazione di ogni diritto, anche quello dettato dalla nostra Costituzione, con l’estensione della settimana lavorativa e dell’orario di lavoro, l’aumento della precarietà con incremento dell’utilizzo dei contratti atipici, con la riduzione del diritto al trattamento di malattia e l’aumento dei carichi di lavoro e della produttività secondo le esigenze del mercato a discapito delle tutele della salute e dell’incolumità di chi ci lavora.

In questo contesto non ci sono solo Cgil, Cisl e Uil a sostenere la tesi dei padroni, c’è anche il governo Draghi e i suoi sostenitori a elargire un fiume di denaro attraverso il Recovery plan per accelerare l’automazione e la robotizzazione del settore logistico, consentendo così ai padroni di creare velocemente più profitti, ridurre al minimo i livelli occupazionali in nome della cosiddetta ripartenza nonché della competizione globale.

Contro la firma di questa intesa sono insorti gli stessi delegati delle tre sigle confederali: con un durissimo comunicato, i lavoratori della filiera UPS di Milano accusano le segreterie di non aver condiviso con gli iscritti alcun passaggio e di aver sostanzialmente firmato di nascosto senza alcun mandato e invitano i lavoratori del settore a contestare la firma dell’accordo. Non sono da meno i delegati di Amazon e di tante altre filiere delle stesse sigle sindacali che hanno espresso rabbia e indignazione per il risultato vergognoso raggiunto senza una consultazione democratica tra i lavoratori e gli stessi iscritti.

Dal canto nostro non ci aspettavamo nulla di diverso, anzi avevamo già previsto addirittura i tempi quando la triade si approcciava al canonico sciopero di due giorni diventato oramai una vuota ritualità nel calendario dei rinnovi a due mesi esatti dalla firma.

D’altronde, in assenza di una legge democratica sulla rappresentanza e la rappresentatività nei luoghi di lavoro, i lavoratori continueranno a non avere voce nei tavoli nazionali, e non solo, in cui accordi e contratti vengono scritti dai padroni e firmati dai sindacati complici.

Oggi più che mai è necessario proseguire con l’organizzazione di classe, le mobilitazioni e le lotte all’interno e fuori dei magazzini, per restituire ai lavoratori la libertà di decidere il proprio futuro, per costruire la consapevolezza dell’enorme e potenziale forza di cui dispongono. Se oggi si fermano le merci, si ferma l’intera economia del Paese. Questo i padroni lo sanno perfettamente, per questo preferiscono i sindacati con cui “trattare” e scelgono di fare la guerra al sindacato conflittuale, consapevoli del fatto che quando i lavoratori prenderanno coscienza dei propri mezzi allora non ci sarà scampo per nessuno.

Da parte nostra continueremo ad opporci a questi attacchi e a contrastare lo scempio dei diritti dei lavoratori, della loro dignità e della loro libertà. Invitiamo tutti alla mobilitazione e al sostegno della nostra piattaforma pubblicata sul nostro sito e sui social per annientare il sistema degli appalti, per ridurre l’orario di lavoro a parità di salario, per previlegiare la salute rispetto al profitto, per aumenti salariali veri e corrispondenti alla ricchezza che si produce e rapportati all’aumento del costo della vita e per portare la democrazia e la libertà sindacale nei luoghi di lavoro.

C’è chi si adopera per mantenere e peggiorare le condizioni di un lavoro schiavizzato e chi, come noi, lotta per la liberazione dalla moderna schiavitù.

#SCHIAVIMAI

USB Logistica

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