Il dopo voto:l’opposizione non dorma

Dopo le elezioni di domenica e lunedì in Europa prevale scetticismo e dileggio e, nonostante i richiami di Napolitano, che porta grandi responsabilità per l’attuale situazione di presunta “ingovernabilità”, il PD è impegnato a civettare con quanti ha insultato fino alla viglia delle elezioni nel tentativo di dare un governo al paese.
I mass media sono indaffarati a seguire le varie contorsioni dei partiti e del M5S che sembrano divertirsi a mandare questo paese nel baratro greco. Ognuno giustamente pone le sue condizioni per definire la compagine governativa mettendo in rilievo i loro punti del programma elettorale. Bersani non sa che pesci pigliare, Grillo dice che voterà le varie idee o proposte e finge di dimenticare che per formare il governo è necessario che la maggioranza dei parlamentari deve votare la fiducia, Alfano insiste su riduzione dell’IMU, delle tasse e per la crescita dimenticando di indicare dove prelevare le risorse.
Seguendo il dibattito forte è l’impressione che in questi giorni continui, con modalità diverse, la campagna elettorale in quanto gli sforzi, più che a costruire una politica di governo punti a trovare il capro espiatorio della ingovernabilità.
Negli ultimi sei mesi la disoccupazione è cresciuta di 600 mila unità superando quota 12%, quella giovanile supera il 37% , ogni giorno chiudono centinaia di aziende ogni giorno e purtroppo continuano anche i suicidi, i salari e le pensioni perdono potere di acquisto, i prezzi continuano a crescere assieme a tasse e tariffe mentre i comuni iniziano a tagliare i servizi sociali.
I dati dell’economia reale dimostrano che o si cambiano i paradigmi delle scelte economiche e si mette PRIMA la lotta alla disoccupazione e DOPO lo spread finanziario cambiando alla radice gli accordi europei sottoscritti da Monti e dai governi precedenti oppure la strade sarà quella dei tagli e di una macelleria sociale alla greca. Una scelta che non sembra essere nell’ordine delle cose, nemmeno del M5S.
Per uscire dalla strada che ci porta alla Grecia diventa indispensabile mettere in discussione fiscal compact e pareggio di bilancio per poter usare la spesa pubblica per creare lavoro, finanziare ricerca, innovazione, sanità e scuola pubblica, colpendo gli interessi delle banche e la speculazione finanziaria, rompendo con la politica economica e con i vincoli che dominano tutta l’Europa.
Per questo ritengo che oggi parlare di coniugare austerità e equità sociale, rigore e crescita sia solo un ossimoro che non vuole dire assolutamente nulla ma che ai cittadini ed ai lavoratori costerà caro.
In questa situazione appare assordante il silenzio delle confederazioni sindacali incapaci di chiamare il parlamento alle sue responsabilità indicando le priorità da affrontare a partire dai problemi dell’occupazione specialmente quella giovanile, le proposte per superare la precarietà, il lavoro nero, l’evasione fiscale, l’elusione contributiva, il blocco dei contratti, dei salari e delle pensioni. Invece silenzio assoluto , come se porre le questioni del lavoro e del reddito, possa disturbare il manovratore.
Ma forse questo silenzio è solo la logica conseguenza del collateralismo sindacale e della subordinazione culturale e politica delle confederazioni al PD ed alla lista Monti usciti malconci da questa tornata elettorale.
Questo “teatrino” dimostra l’inconsistenza della politica italiana e che, nonostante Grillo, non (vorrà) saprà fermare le politiche di rigore e di austerità messe in campo da Monti su indicazione della troika europea e quindi è necessario andare oltre il voto per mettere in campo una opposizione sociale capace di imporre una inversione all’agenda dell’Europa. Passare dall’Europa della banche all’Europa dei popoli, del lavoro e della solidarietà..
Ezio Casagranda

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