Morti sul lavoro: Una tragedia nascosta.

I giornali di oggi riportavano in prima pagina le notizie riguardanti il presidente Mattarella, papa Francesco, i botti di capodanno le frivole dichiarazioni dei politici rispetto al 2019 e sull’anno a venire ma niente sulla più grande tragedia che oggi vive l’Italia. Quella dei morti sul lavoro e per il lavoro.

Nel 2019 secondo i dati dell’Osservatorio indipendente di Bologna sono stati 700 i morti sul lavoro che salgono a 1.435 se contiamo anche quelli in itinere ai quali andrebbero aggiunti i morti a causa di malattie professionali e che lavoravano in nero

Questi dati non sono sondaggi o proiezioni sono dati veri, che rispecchiano la brutale realtà di chi vive del proprio lavoro.

È il lavoro stesso che uccide e solo raramente la morte su lavoro e conseguenza di una tragica fatalità in quanto queste morti sono frutto dell’aumento dello sfruttamento, della precarietà e dell’insicurezza come conseguenza delle innumerevoli leggi e decreti che hanno trasformato il lavoro in merce svuotando lo spirito costituzionale.

Non più un diritto di ogni essere umano per riscattare la propria condizione e partecipare allo sviluppo collettivo della società, il lavoro è diventato una specie di elargizione che i padroni fanno. Non importa se si lavora in maniera precaria, intermittente, stressante, alienante, se le retribuzioni sono da fame, se le norme di sicurezza non vengono talmente rispettate, se si lavora con materiali tossici o se si deve lavorare fino allo sfinimento, quello che importa è il profitto dei padroni.

E il risultato è sotto gli occhi di tutti. In questi ultimi anni sono aumentati i morti sul lavoro e gli infortuni a fronte di un calo complessivo delle ore (ufficialmente) lavorate.

Questi dati dimostrano che non la politica che punta sulla sola formazione senza mettere in discussione le condizioni ed i ritmi di lavoro è inutile e fuorviante e porta solo alla rassegnazione evitando di individuare il vero problema che si chiama sfruttamento.

Per la sua soluzione ci vogliono grandi investimenti in sicurezza, in macchinari e nella ricerca ma anche la necessaria repressione perché non garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro non è una svista, è un crimine e come tale deve essere trattato. Non c’è prescrizione che tenga.

Le risorse ci sono è che la politica non lo vuole fare perché ai politici va bene così.

Infatti i soldi per le devastazioni ambientai (TAV, Mose, Terzo valico, ecc) e la guerra (vedi acquisto degli F35,ecc) ci sono ma per contrastare il massacro di chi vive del proprio lavoro, i soldi non li trovano. Trovarli sarebbe un sacrificio troppo grande per chi comanda, per chi “finanzia” la “politica”, e per i padroni che la controllano.

Purtroppo in questo inizio del nuovo anno abbiamo riscontrato che i 700 morti nei luoghi di lavoro non hanno diritto di cronaca, non entrano nei discorsi ufficiali delle istituzioni e della politica di fine anno.

Ancora una volta la politica preferisce nascondere questa strage di lavoratori per continuare nei loro giochi di palazzo e con la politica urlata, razzista e xenofoba di chi indica nell’immigrato, nel povero o in chi protesta e rivendica diritti il nemico da combattere.

E’ vergognoso che davanti a questo tributo pagato dai lavoratori per garantire la ricchezza di pochi la politica si limiti a qualche dichiarazione di circostanza ma che nel suo agire quotidiano continua a considerare i lavoratori parte di un meccanismo produttivo senza umanità.

Forse è ora di iniziare a ribellarci.

p. USB Trentino – Ezio Casagranda

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