Dopo pensioni e lavoro tocca alla Costituzione

Con una maggioranza 4 voti di fiducia la maggioranza composta dai parlamentari comandati dal trio ABC senza un attimo di riflessione hanno risposto alla chiamata del governo sulla riforma del lavoro votando quell’orrore di riforma che cancella l’articolo 18, riduce la durata degli ammortizzatori sociali, ma conferma in pieno i 46 contratti precari che stanno distruggendo la vita e le speranze di milioni di lavoratori nel solo interesse di essere compiacenti ai cosidetti mercati finanziari.
Un voto per l’Europa per favorire la crescita è stata la giustificazione per porre la fiducia ma tutti sanno che questa riforma non produrrà nessun posto di lavoro aggiuntivo, non serve per fronteggiare la disoccupazione giovanile, rende il lavoro più precario ed insicuro e sposta la barra del comando in mano unicamente alle imprese che potranno disporre ai ulteriore strumento di ricatto nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici che oseranno far valere i loro diritti.
Ma cosa ci sin poteva aspettare da un PD che ormai ha scelto di giocare la carta della distruzione dei diritti per dimostrare il solo referente dei poteri forti, banche e speculazione finanziaria, strappandolo alla destra di Berlusconi/Alfano.
Cosa ci si poteva aspettare da una Cgil che ormai e prigioniera dei giochi di Bersani e che al momento della fiducia ha ritirato lo sciopero generale contro questa riforma. Le giuste proteste di ieri davanti a Montecitorio e in tutte le città italiane non sanano la ferita inferta alle speranze ed alle lotte dei lavoratori con il ritiro dello sciopero generale e rischiano di essere solo fumo negli occhi che per i lavoratori può diventare tossico.
Infatti la scelta di ritirare lo sciopero generale è suonata come un via libera alla riforma e quindi anche l proteste di ieri non hanno scalfito minimamente la determinazione del governo Monti di andare alla completa destrutturazione delle norme sul lavoro.
Se Renzi può essere candidato del Pd e nello stesso tempo de PDL senza che questo generi alcun scandalo significa che ormai il PD è pienamente nell’orbita di quanti difendono il Capitalismo anche nelle sue forme devastanti come nel caso della rifroma delle pensioni e del lavoro.
Ma la Fornero, non paga di aver piegato la democrazia e il diritto del lavoro agli interessi dei padroni lancia la nuova sfida ai cardini della Costituzione affermando che il lavoro non è un diritto ma uno se lo deve conquistare.
Quella del ministro che piange sono affermazioni pesanti che lasciano intendere il reale disegno di questo governo che è quello di cambiare non solo le norme sul lavoro e sui diritti, di privatizzare lo stato sociale ed beni comuni ma anche di cambiare alla radice la nostra Costituzione adeguandola alle esigenze dei mercati.
Ha iniziato con l’articolo 81 introducendo il “pareggio di bilancio” il cosiddetto “fiscal compact” che nei fatti significa togliere strumenti e risorse al governo nazionale, e locale per finanziare lo stato sociale, investimenti alternativi, ricerca e salvaguardia dell’ambiente.
Con il voto di ieri si è tracciato uno spartiacque che obbliga tutti a prendere una posizione chiara. O con i lavoratori, la Fiom ed i movimenti sociali o con i padroni, la troika, il memorandum e la finanza speculativa.
Il gruppo dirigente del PD ha scelto di stare con i padroni e con i poteri forti della finanza speculativa Noi stiamo con i lavoratori e la Fiom ed i movimenti attendiamo di capire dove starà Vendola, e quanti dentro il PD si richiamano ancora al lavoro ed ai diritti.
Sono finiti i tempi del politicismo, la Grecia ci dice che dobbiamo scegliere da che parte vogliamo stare.
Ezio Casagranda

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