Buona scuola: Chi deve giudicare i docenti?

scuola3Nel suo articolo “Buona scuola è scegliere i docenti” di domenica il direttore dell’Adige ha perfettamente ragione: i nostri ragazzi hanno diritto ad avere insegnanti preparati e motivati. Hanno diritto, in una parola, ad avere gli insegnanti migliori. Peccato solo che la scelta dei migliori non possa essere affidata ai dirigenti.
Il primo, ovvio rischio è che la preferenza del preside-manager ricada sugli amici anziché sui più adatti. Rischio che probabilmente interesserebbe una minoranza di scuole, ma che dobbiamo per forza considerare, perché siamo in Italia; si guardino gli scandali, anche recenti, dei “baroni” nelle università: vogliamo pensare che la scuola ne sarà del tutto immune?
E allora, perché favorire la diffusione di un “virus” che è già difficile sradicare altrove?
Il pericolo è talmente ovvio che forse non vale la pena soffermarsi, e consideriamo un caso diverso; ammettiamo cioè, che il dirigente sia sempre in buona fede, ed agisca in conformità con l’offerta formativa della scuola: ma chi dice che i migliori docenti siano solo quelli che sposano senza riserve il piano redatto dal super-preside?
Perché impedire la permanenza in istituto di qualche voce critica?
In fin dei conti il dirigente è stato (ed è) prima di tutto un insegnante: è un primus inter pares; dovrebbe quindi essere contento di avere un gruppo di colleghi che lo stimola al miglioramento, anziché una fila di compiacenti scelti in base alla capacità di piaggeria.
Eppure la paura delle “voci fuori dal coro” esiste, e lo so anche per esperienza personale: alcuni anni fa, dopo un intervento in Collegio docenti (non un attacco personale, ma un appunto sull’organizzazione dei corsi di recupero) fui convocata dalla dirigente, che mi intimò di scusarmi.
Mi minacciò dicendo che, se non le avessi chiesto perdono, l’anno successivo avrei potuto non lavorare più nella “sua” scuola.
All’epoca le risposi, con un sorriso, che non avevo intenzione di renderle omaggio e che comunque la scelta del mio luogo di lavoro non sarebbe stata di sua competenza. Uscii tranquilla dall’ufficio e i miei studenti non ne seppero mai nulla.
Domani, probabilmente, nessuno potrà dare la stessa risposta, e forse anche i ragazzi ne risentiranno, finendo col perdere qualche insegnante in gamba. Che finezza, oltretutto, cercare di eliminare le voci critiche proprio a scuola, un luogo in cui lo spirito critico si cerca di insegnarlo.
Mi si obietterà, a questo punto, che nell’effettuare le proprie scelte il dirigente non potrà pescare nel mucchio, ma risponderà a criteri precisi. Dovrà basarsi su competenze e titoli certificati. Poniamo però che abbiano pari requisiti un insegnante maschio e una donna in età fertile: su chi cadrà la preferenza del dirigente, anche in buona fede?
Io ho tre figli e quindi preferisco non chiedermelo. Del resto nelle aziende private, dove la possibilità di scelta già esiste, la discriminazione delle donne è realtà di ogni giorno.
Nel suo articolo il direttore considera anche un altro nodo cruciale, quello della valutazione dei docenti; e anche in questo caso ha ragione, perché una valutazione ci vorrebbe: anche a scuola, come ovunque, esistono lavoratori meno capaci, meno motivati, fannulloni.
Anzi: gli insegnanti bravi sono i primi a non sopportare gli incompetenti, perché si tratta di una minoranza sufficiente a screditare la categoria. Ma a chi si potrebbe affidare la valutazione?
Forse al super-preside, il quale, però, in classe non ci viene. Allora potrebbero giudicarci gli studenti e i loro genitori, ma qui il conflitto di interessi sarebbe evidente: non dimentichiamo che noi quotidianamente valutiamo gli studenti, e i voti che diamo non possono (non devono!) essere sempre positivi.
Tolti i presidi, tolti i genitori e i ragazzi, chi potrebbe serenamente valutarci?
Il Grande Fratello?
Mettiamo le telecamere nelle aule e risparmiamo su libri e laboratori?
Giovanetti ha ragione: i ragazzi hanno diritto ad avere gli insegnanti migliori. Ma allora, e proprio per questo, lasciamo stare il sistema delle graduatorie, che ha certamente molti difetti ma che da sempre garantisce imparzialità.
Lasciateci la libertà di insegnamento, perché è grazie a questa che cresciamo – meglio che possiamo – i vostri figli.
Eliana Agata Marchese
docente di italiano e latino al liceo “Da Vinci”
Trento

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