USB Orvea: Obiettivo e’cambiare l’accordo
Si tenuto il 3 dicembre presso lo studio Elco di Trento l’incontro per la firma dell’accordo integrativo aziendale Orvea che ha visto una partecipazione del 70% ed un voto bulgaro da parte dei lavoratori.
USB non ha riconosciuto la validità di questo referendum
Come USB abbiamo consegnato una lettera con la quale abbiamo motivato la scelta di non sottoscrivere un accordo che definisce “strategica la penalizzazione permanete dei giovani e dei nuovi assunti”, cancella conquiste fondamentali per la conciliazione fra lavoro e famiglia, cancella il dritto alla pausa mattutina e pomeridiana, permette che l’azienda usi l’arma dei trasferimenti come strumento di pressione e di ricatto nei confronti dei lavoratori, riduce la certezza sull’erogazione economica e la sua quantità.
Per questo abbiamo chiesto ad Orvea di continuare il confronto sulle proposte che abbiamo avanzato, a differenza delle tre confederazioni, nell’ultimo incontro in quanto riteniamo che un accordo che umilia lavoratori e lavoratrici alla lunga non serva nemmeno agli interessi dell’azienda.
Usb non intende però subire passivamente questa situazione che è frutto delle pressioni aziendali esercitare sui lavoratori che non della capacità contrattuale dei confederali.
Noi andiamo avanti per la nostra strada per modificare un accordo che riteniamo non solo penalizzante ma anche politicamente regressivo in particolare per quanto concerne i giovani ed i nuovi assunti.
Una prima iniziativa sarà quella di fornire ai lavoratori ed alle lavoratrici un analisi dettagliata del contratto integrativo Orvea per dare a tutti/e quelle informazioni che i tre confederali si sono ben guardati dal fornire. Abbiamo iniziato con il capitolo trasferimenti e sul percorso contrattuale.
Perché riteniamo che la conciliazione fra tempo di lavoro e tempo di vita deve essere difeso sui posti di lavoro e con la contrattazione perché non sia solo argomento dei quei sindacati da salotto buoni per i convegni ma pericolosi per lavoratori e lavoratrici.
Perchè riteniamo che le libertà sindacali e individuali non possono essere soffocate dalla minaccia di trasferimento coatto, perché riteniamo che anche nel terzo millennio lavorare stanca e quindi il lavoratore e la lavoratrice hanno diritto a delle pause per il recupero psicofisico.
Perchè riteniamo che la maternità, come la malattia devo essere tutelate e non penalizzate e perché il salario non deve essere una variate a totale controllo del padrone.
Perchè la dignità non ha prezzo.
Ecco per questi ed altri motivi la lotta non si fermerà ma continuerà nel tempo e nelle modalità che i lavoratori riterranno più consone a far cambiare idea alla direzione Orvea.
Attorno alla nostra lotta intendiamo coinvolgere clienti e cittadini, forze politiche, sociali, giovani e pensionati, i vari movimenti presenti sul territorio perché convinti che oggi i temi dei prezzi, delle aperture domenicali, delle condizioni di lavoro e salariali sono intrinsecamente collegate fra loro e quindi la lotta può e deve essere complessiva.
Ezio Casagranda