Unifarm, mamme e i diritti calpestati

In un comunicato stampa di qualche tempo si legge: “NEOLATTE E’ IL LATTE IN POLVERE PIU’ VENDUTO NELLE FARMACIE ITALIANE. (…) L’azienda che nel 2005 ha promosso l’iniziativa, la UNIFARM (Unione Farmacisti di Trento e Bolzano, poi ampliatasi alle province di Belluno e Vicenza), ha selezionato e scelto, dopo attente analisi, l’azienda …, che offriva quasi un secolo di esperienza nel settore, una certificazione di Qualità DIN EN ISO e il rispetto di tutti i requisiti per la produzione di alimenti biologici per lattanti. (…) Il successo di Neolatte è stato dettato dalla qualità, dal prezzo, ma soprattutto dai risultati: il tam-tam di tantissime mamme – di cui si può avere idea nei forum, in rete – basato su esperienze concrete, semplici e dirette, hanno fatto di Neolatte il latte in polvere più venduto in farmacia” .
Sarà, ma quello che succede dentro le mura della società di distribuzione farmaceutica con sede a Ravina di Trento è ignoto alla pubblica opinione. E noi non amiamo i segreti. Tutti sanno che UNIFARM vuole bene ai neonati ed alle loro mamme, distribuendo il famoso “Neolatte”. Molti però non sanno che le mamme alle dipendenze dell’UNIFARM hanno seri problemi di vedere riconosciuti i loro diritti di donne, di madri e di mogli.
Ve ne raccontiamo una. Una impiegata UNIFARM, dopo la maternità, rientra al lavoro. La contrattazione collettiva, supportata da leggi dello stato, le consente di ottenere un part time (20 ore settimanali anziché 40 ore), in attesa che la sua bambina possa accedere alla scuola materna. La mamma, che nella provincia di Trento non ha parenti ad eccezione del marito spesso all’estero per lavoro, dopo due anni e mezzo circa dalla nascita di sua figlia, chiede di poter ritornare con il contratto a tempo pieno ed un orario agevolato per meglio accudirla ed educarla.
A questo punto della storia inizia il calvario della donna che, per il fatto di essere l’unica lavoratrice UNIFARM che ha chiesto di tornare a tempo pieno con un orario agevolato (le parole sono del direttore risorse umane!), ne subisce di tutti i colori. Ne elenchiamo alcune di “belle”.
Le viene chiesto in modo sfacciato: VUOI UN ORARIO AGEVOLATO, CARA MAMMA? VA BENE, MA DA IMPIEGATA DEVI RETROCEDERE AD OPERAIA. E ATTENZIONE, CHE SE NON ACCETTI POTRESTI ANCHE FINIRE DI LAVORARE LA SERA ALLE 21 O MAGARI NELLA GIORNATA DI SABATO E FINANCHE DI DOMENICA…
La dipendente non reagisce alle provocazioni dell’azienda e chiede di essere tutelata dal sindacato di base multicategoriale che in UNIFARM ha una forte presenza. Le vessazioni, apparentemente contenute, ricominciano ancor più violente. Viene incaricata di svolgere lavori diversi in reparti differenti, dovendosi trasferire nell’arco della giornata da una parte all’altra dello stabilimento di Ravina. In parte svolge anche mansioni da operaia, senza neanche avere i dispositivi di protezione individuali. E succede che per mancanza di guanti, patisce un’ustione alla mano per avere maneggiato acqua ossigenata (concentrazione 130 volumi). Ora, per comprendere il grado di pericolo, basti sapere che l’acqua ossigenata impiegata come disinfettante ha un concentrato fra 10 e 20 volumi (ovvero dal 3% al 6% circa di perossido di idrogeno) mentre come decolorante può arrivare fino a 50 volumi (circa il 15% di perossido di idrogeno). Ora risulta più chiaro perché la dipendente ha subito ustioni, che verranno prossimamente valutate in apposita visita dermatologica dalla medesima richiesta in via privata. Ha usato un prodotto dalle 6,5 alle 13 volte più concentrato del normale antisettico. Ovviamente silenzio completo dalla direzione UNIFARM! La mamma impiegata viene dispensata dalle mansioni di operaia e restituita a quelle di impiegata. Tutto a posto? Macché. La dirigenza gli rifila un ufficio piantato nel bel mezzo di un magazzino, vicino ai servizi igienici, con temperature fra i 16 ed i 18 gradi, dove ci piove dentro, nell’insicurezza più totale. Basti pensare che, secondo vari studi specializzati in materia di “CLIMA DEI LOCALI DI LAVORO”, un’attività intellettuale sedentaria impone una temperatura oscillante fra i 21 ed i 23 °C.
Insomma una vergogna ed un’umiliazione che nessuna lavoratrice, nessuna donna, nessuna mamma dovrebbe mai subire. Ma si sa, l’UNIFARM ama le mamme … degli altri!
Questo scempio finirà molto presto! Nelle more dell’azione giudiziale che verrà predisposta in suo favore, S.B.M. intende denunciare pubblicamente questa indecenza a danno della propria associata, a tutela della sua dignità e di quella di tutte le donne che lavorano dentro e fuori UNIFARM.
E’ stata inviata una lettera anche all’Assessore con delega per le materie delle Politiche sociali e pari opportunità ed alla Commissione consiliare per le pari opportunità del COMUNE di TRENTO; all’Assessorato competente per le pari opportunità tra uomo e donna (Assessore alla solidarietà internazionale e alla convivenza), alla Commissione Provinciale per le Pari Opportunità ed alla Consigliera di Parità della PROVINCIA AUTONOMA di TRENTO; al Dipartimento per le pari opportunità presso la PRESIDENZA del CONSIGLIO ed alla Consigliera Nazionale di Parità a ROMA.
La direzione è avvisata: non verrà tollerato un solo minuto in più! L’assedio è vicino!
SINDACATO di BASE MULTICATEGORIALE – TRENTO

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