Una resa senza condizioni al “dio mercato”

Dalle urne greche esce vincitore il partito di Nea Democratia (gli stessi che hanno truccato i dati e portato la Grecia al disastro) e che oggi si presta a governare il paese, unitamente al Pasok, non in rappresentanza del popolo Greco ma di quelle forze che stanno distruggendo l’Europa con le loro politiche di austerità, di cancellazione dei diritti e dello stato sociale.
La sinistra rappresentata da Syriza è il secondo partito con il 27% dei voti ed ora è chiamata a dare voce a quel popolo greco che rifiuta le politiche neo liberiste e per evitare che i nuovi diktat della Merkel e della finanza speculativa portino la Grecia ad uscire dall’euro nonostante il voto di domenica.
Lo stesso economista Paul Krugman intervistato sul voto Greco ha sostenuto che l’applicazione del memorandum equivale ad una cacciata di Atena dall’Europa.
Infatti, ieri il cosiddetto “Mercato” con il tonfo delle borse europee (escluso Atene) ha mandato un messaggio chiaro. Il pericolo per l’euro non viene da Syriza e dalla sinistra, ma dalle politiche europee che mettono gli stati nelle mani degli speculatori i quali sanno benissimo che con le politiche della Merkel l’euro avrà vita breve.
Combattere la speculazione richiede una diversa politica economica capace di ribaltare le attuali politiche di austerità per un forte intervento pubblico in economia finalizzato alla riconversione ambientale e sociale dell’economia investendo in ricerca, innovazione nel sociale introducendo un reddito di cittadinanza, mettendo in campo politiche che aumentino i salari e le pensioni.
Una scelta forte che sappia utilizzare le ingenti risorse, oggi destinate alla guerra, al Tav, alla corruzione ed all’evasione fiscale per dare gambe a questi obiettivi.
Non servono quindi governi camerieri della Merkel ma governi che sappiamo dare una prospettiva credibile ad un modello sociale alternativo a quello liberista fondato sul pareggio di bilancio e la cancellazione del welfare.
Invece il governo Monti continua sulla sua strada di rigore a senso unico e si appresta a chiedere al parlamento di approvare in tutta fretta la riforma Fornero come trofeo da portare all’Europa in segno di obbedienza.
In questa situazione ritengo che due notizie richiedano qualche riflessione da parte nostra.
La prima:Ieri il direttivo nazionale della Cgil ha ritirato la dichiarazione di sciopero inizialmente dichiarato in difesa dell’articolo 18. Una scelta che dimostra la totale subalternità di questo gruppo dirigente alle scelte del PD e della “triade” italiana denominata ABC. Una pesante caduta di autonomia progettale e culturale da parte del più grande sindacato Italiano.
Appare gravissima la scelta della Cgil di ritirare lo sciopero mentre il governo annuncia il ricorso al voto di fiducia sulla riforma del lavoro. Una scelta che nei fatti da il via libera alla cancellazione dell’articolo 18 senza avere il coraggio di chiamare gli iscritti al voto su questa scelta.
Una resa senza condizioni al “dio mercato”?
La seconda: Dopo sei mesi di lotta ad oltre 20 metri di altezza chiusi in metro quadrato sulla torre del binario 21 della stazione di Milano i lavoratori hanno vinto la loro battaglia. Trenitalia ripristinerà i treni-notte. Una vittoria importante che è stata possibile anche grazie al presidio permanente che non ha mai lasciato soli questi lavoratori. “la nostra è stata una lotta che ha perseguito l’interesse generale – spiega Angelo Mazzeo – non è mai stata una lotta corporativa e difesa legittima dei nostri posti di lavoro”.
Una vittoria sofferta e difficile se pensiamo che oltre che con Moretti questi lavoratori hanno dovuto anche lottare contro un accordo separato fra Cisl Uil e Regione Lombardia che puntava solo alla ricollocazione dei lavoratori coinvolti.
Nel mentre dai lavoratori che hanno sostenuto una lotta eroica, come quella dei del binario 21 a Milano, arriva chiaro il segnale che si può vincere anche in presenza di accordi separati la Cgil nazionale rinuncia alla lotta e si consegna ai partiti e alle logiche dei sindacati complici.
Partiamo dalla lotta di questi lavoratori per continuare a batterci contro le scelte liberiste dell’Europa, dei governi nazionali e dei loro vassalli.
Ezio Casagranda

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