Trentino, BCE e il 15 ottobre

La BCE con una lettera, rimasta segreta fino ad ieri, detta i contenuti della manovra economica al Governo Italiano che Tremonti ha voluto spacciare come farina del suo sacco.
Marcegaglia, non contenta delle richieste dalla BCE rilancia presentando piano (salva Italia !!!) in 9 punti fatto di liberalizzazioni, privatizzazioni, svendita dei beni dello Stato, modifica in senso liberista della Costituzione e devastazione dei diritti dei lavoratori con il consenso dei sindacati confederali.
Per fare questo è disposta ad unirsi al coro del centro sinistra che chiede le dimissioni di Berlusconi per farlo sostituire da qualche governo di tecnici ossequiosi ai diktat della BCE e di Confindustria.
Gli fa eco Brunetta che rilancia chiedendo l’eliminazione del certificato antimafia e di ogni altro certificato richiesto dalla Pubblica Amministrazione da sostituire con autocertificazioni.
Ma questo scenario non sembra preoccupare la Cgil che dopo due scioperi generali decide di ripartire da un rapporto privilegiato con Cisl e Uil. Quanto scritto dalla BCE nella sua lettera del 4 agosto in merito all’accordo del 28 giugno dovrebbe far sobbalzare la Camusso dalla sedia in quanto traccia i confini di una riforma contrattuale aziendalista con il ruolo del sindacato relegato a semplice esecutori delle scelte aziendali.
La Cgil con la firma, senza la consultazione dei lavoratori, dell’accordo del 28 giugno il accetta il governo unico delle banche e della finanza che con le loro ricette liberiste stanno smantellando lo stato sociale e i diritti in Italia ed in Europa.
Marcegaglia, Brunetta, Tremonti, Sacconi, con la complicità di Cisl e Uil puntano, in nome della cacciata di Berlusconi, ad un governo che tagli le pensioni, privatizzi i servizi sociali, acqua compresa, imponga ulteriori flessibilità nel mercato del lavoro dove i lavoratori da anni sono massacrati dalla precarietà, dalla diminuzione dei salari, dalla distruzione dei diritti sociali e del lavoro.
Ma questo disegno non riguarda solo le questioni nazionali ma anche il nostro Trentino dove il governo provinciale si appresta a fare da apripista per sperimentare le nuove forme contrattuali proposte dalla lettera della BCE del 4 agosto.
Dopo aver sostenuto, fino a ieri, che grazie all’autonomia, da noi la crisi sarebbe stata contenuta davanti ai dati negativi sull’occupazione giovanile, dell’aumento degli iscritti alle liste di mobilità hanno fatto scoprire la crisi anche al governatore del Trentino.
Purtroppo, da quanto emerge dai giornali, non mi sembra che le proposte per fronteggiare questa situazione siano diverse da molte altre realtà. Si vuole condire con un po’ di salsa trentina la proposta del contratto unico del duo Ichino/Boeri. Cancellazione dell’articolo 18, della giusta causa di licenziamento e quindi rendere il lavoratore un precario a vita.
L’azienda può licenziare sempre ed a piacimento con il correttivo dell’anzianità che servirebbe solo ad aumentare il prezzo di tale licenziamento.
Altro che lotta alla precarietà o favorire il lavoro giovanile, quello che ci stanno propinando è la vecchia ricetta Confindustriale che anziché far lavorare tutti, fa lavorare di più chi già lavora (aumento orario giornaliero e settimanale e dell’intensità della prestazione lavorativa) attraverso la totale precarizzazione del rapporto di lavoro.
Per questo noi “abbiamo il compito di coniugare la lotta generale contro il liberismo con le lotte sul territorio per la difesa dei diritti sociali e dei beni comuni messi in discussione da chi pensa alla crescita fatta di grandi opere(Tav, Metroland,ecc) che sono investimenti inutili, devastanti, costosi e senza prospettive di rientro.

Ezio Casagranda

30 settembre 2011

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