Su quei muretti a secco c’eravamo tutti
Riprendiamo e condividiamo questo scritto di Stefano che denuncia la vergognosa reazione repressiva del potere politico provinciale contro la tribù delle Fratte a Mori e altri/e compagni/e che hanno sostenuto questa lotta di popolo contro l’arroganza della PAT.
La redazione
“Su quei muretti a secco c’eravamo tutti”.
Pranzo solidale
Come già annunciato da tempo, domenica prossima, 21 maggio, ci si ritrova al Presidio NoTav Acquaviva e Resistente, per un pranzo solidale con la tribù delle fratte di Mori.
Pochi giorni fa, 13 dei tanti che hanno vissuto il lungo inverno di Resistenza su quei secolari terrazzamenti, sono stati denunciati per 2 specifici momenti delle svariate iniziative di lotta messe in atto. Alcuni sono attivisti NoTav, altri nuovi compagni di percorso che abbiamo avuto la fortuna di conoscere attorno al fuoco della tribù.
Poco meno di 20 i comunicati che in 4 mesi di Resistenza, la tribù ha diramato. In uno degli ultimi: “La responsabilità delle proprie azioni” (8 marzo), scrivevamo:
“… ci minacciano che pagheremo per le nostre azioni. Probabile, lo abbiamo messo in conto”.
Non ci stupiscono quindi le denunce notificate e nemmeno ci amareggiano, ma certo, dall’assunzione collettiva di responsabilità, non si può escludere un aspetto strettamente personale che colpisce 13 di noi.
Lo slogan “Su quei muretti a secco c”eravamo tutti”, evidentemente scopiazzato da uno dei più famosi e storici della Val Susa, l’occasione per ognuno di noi di renderlo più concreto, ma ancor prima che per “solidarietà pecuniaria”, la sincera voglia di esserci veramente in quei “tutti”, con la giusta gioia e l’ancor più giusta rabbia.
Ma in quel comunicato dell’8 marzo, scrivevamo anche:
“Se nessun prezzo economico può ripagare le fratte, la loro devastazione deve comportare un prezzo politico e sociale per chi l’ha compiuta con prepotenza ed arroganza”.
In 4 mesi di lotta abbiamo accusato con provate, documentate ragioni, Protezione Civile, Provincia e Comune di Mori, tutti sotto l’ombrello PD, non solo di prepotenza ed arroganza, ma anche di criminalità, quando, con le fratte rase al suolo, quella difesa naturale che avevano sempre rappresentato per eventuali cadute di massi, era venuta meno, aumentando a dismisura il pericolo per gli abitanti le case più a ridosso della montagna.
Oggi, alla luce degli ultimi sviluppi, si aggiunge una nuova accusa: “superficialità e ridicolaggine”. La stabilizzazione e demolizione del “famigerato” diedro (la sola cosa che si doveva fare fin dall’inizio), continuamente rimandata con tempi e modalità confusi, ammesso che le cosiddette autorità preposte un vero progetto lo abbiano e non stiano invece, sciaguratamente navigando a vista e finiscano per rubare quello presentato dai tecnici del Comitato Vicolo a Vicolo (progetto, ricordiamo, che non prevedeva affatto la costruzione del vallo tomo a ridosso delle case).
Prepotenza, arroganza, criminalità, superficialità, ridicolaggine.
Il prezzo politico e sociale da pagare è sempre più alto. Non siamo miseri mestieranti della politica, non abusiamo e gonfiamo le parole per squallida propaganda. Il muro eretto al posto delle fratte non è il muro della vergogna. Dagli Stati Uniti del sud-ovest, al Sahara, alla Cisgiordania sono ben altri, ma certo, il vallo tomo rimane un vero mostro. Chi ha avuto la “fortuna” di vederlo, non sa decidere se fa più ribrezzo o paura. Il pranzo di domenica dev’essere un qualcosa in più di rimpinguare la cassa di mutuo soccorso.
L’esperienza della tribù delle fratte è una preziosa testimonianza di autodifesa collettiva contro male opere, malaffare, mala politica. Non va solo ricordata, ma discussa e sviluppata per la costruzione di sempre più efficaci forme di Resistenza. Quel prezzo politico e sociale va pagato e lo pagheranno. Se non è successo o non succederà a Mori, sarà lungo il sempre più secretato tracciato del Tav, o per l’ancora più misteriosa Valdastico che un giorno non si fa ed un altro termina a Trento sud piuttosto che a Besenello o Marco, ostaggio delle mire e famelici interessi di gruppi di potere, politici e finanziari, ora pure la spagnola Abertis, ma quale provincia autonoma !
Prezzo politico e sociale che pagheranno. È solo questione di tempo, ma noi tutti quel tempo lo possiamo e lo dobbiamo accelerare.
A domenica.
Stefano