Solidarieta’ ai lavoratori e lavoratrici del commercio in lotta.

Alternativa per i Beni Comuni è a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori del settore commercio che mercoledì saranno in Comune a Trento per difendere il loro diritto al riposo domenicale.
Un diritto che nasce dal fatto che il settore del commercio non può essere annoverato fra i servizi di pubblica utilità come la sanità, i trasporti, ecc. Anzi se proprio si vuole parlare di servizio ricordiamo che il commercio attualmente offre un servizio per 66 ore settimanali a fronte di altri servizi, ben più importanti come le banche, comune, laboratori di analisi dove apertura al pubblico non supera le 40 ore (spesso dal lunedì al venerdì).
Inoltre se si vuole dare vivibilità alla città questo non può significare shopping sfrenato ma costruzione da parte del comune e delle varie associazioni di eventi culturali, ricreativi, musicali, di luoghi di ritrovo, di spazi per i giovani, di servizi al cittadino ed al turista, significa parchi aperti e sicuri, insomma significa dare una nuova dimensione alla città che risponda alle e4sigenze del cittadino e non agli interessi delle multinazionali o di qualche catena commerciale.
Il decreto Monti detto “salva Italia” liberalizza il lavoro domenicale, festivo e notturno nel settore del commercio in nome delle famose liberalizzazioni che anziché produrre sviluppo aumentano i costi con il conseguente rincaro dei prezzi. Generando nuove povertà ed aumento del lavoro precario e sottopagato.

Questo decreto annulla la già criticata legge provinciale “Olivi” che permette l’apertura continuativa per 10 mesi consecutivi anche nei comuni dell’asta dell’Adige e quindi assesta un pesante attacco alla nostra autonomia che in questo caso, a differenza di quanto avvenuto con la gara dell’A22, la giunta ha assunto un atteggiamento attendista.
Mercoledì 30 gennaio il Consiglio Comunale di Trento discuterà del recepimento del decreto Monti sulle indicazioni pervenute dall’assessorato provinciale del commercio il quale invita le amministrazioni comunali a rinunciare alle proprie competenze sul territorio (per evitare ricorsi delle aziende??) in attesa del recepimento a livello provinciale della norme previste nel “salva Italia”.
Una posizione pilatesca che si nasconde dietro le scelte nazionali e che finisce per assestare un duro colpo alle condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici del settore commercio.
Contro queste politiche di piccolo cabotaggio che giustificano l’inerzia dell’Ente pubblico noi come Alternativa per i Beni Comuni mercoledì’ prossimo saremo a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori che lottano per la loro dignità e per non essere semplici numeri dentro l’ingranaggio perverso del questo liberismo capitalista che sta distruggendo l’Europa.
La redazione

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