Scuola fra business e pensiero critico

scuolaIn quanto docente ho ricevuto l’invito a partecipare, venerdì 18 e sabato 19 marzo, al  Festival delle Lingue  “un’iniziativa – cito – organizzata da IPRASE – Istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa, Ente strumentale della Provincia Autonoma di Trento – in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento e il Comune di Rovereto”, nell’ambito del Piano Trentino Trilingue 2015-2020 della Provincia Autonoma di Trento.
A parte la poco piacevole sensazione olfattiva che si prova trovando, al primo posto tra gli obiettivi della manifestazione, l’offerta di proposte editoriali e programmi innovativi, quella di un certo odore di business, diciamo… una domanda sorge spontanea: con quali soldi verrebbero acquistati questi materiali, quelli di una scuola che sta tagliando all’osso le risorse, non solo di personale scolastico ma anche di offerte per i/le alunni? (I molti anni di insegnamento alle spalle mi permettono di fare confronti molto tristi tra quello che veniva loro offerto qualche decina di anni fa e quello che ricevono oggi).
Uno dei temi della manifestazione è la metodologia CLIL (cioè l’apprendimento – in tutti gli ordini di scuola – di alcune discipline attraverso l’inglese e il tedesco,) “un vero e proprio punto di partenza per una delle più significative innovazioni nel campo dell’insegnamento delle lingue”, così viene esaltata nel programma del Festival e in altri spot pubblicitari della PAT. Il Piano “Trentino Trilingue” che arriverà a compimento nel 2020, prevede pertanto che in aggiunta alle attuali ore settimanali di insegnamento in lingua inglese e tedesca, si effettuino in modalità CLIL:
– 3 ore in inglese o tedesco in 1° e 2° elementare (o primaria)
– almeno 5 ore in inglese o tedesco dalla 3° elementare,
– 3 ore in inglese o tedesco nel triennio della scuola media (o secondaria di I grado),
– il 50% di una materia non linguistica in tutti gli anni della scuola superiore (o secondaria di secondo grado).
Se l’obiettivo che la provincia intende darsi è il miglioramento delle capacità comunicative nelle lingue straniere da parte delle/i alunn* trentin* lo si otterrà facendo un’ unità didattica in geografia ad esempio sull’idrografia? Quando i ragazz* affronteranno un soggiorno all’estero useranno la loro conoscenza della lingua per disquisire sull’argomento trattato in Geografia o in Storia dell’Arte?
Ma, a parte la facile battuta, e premettendo che non si intende certo sottovalutare l’importanza dell’apprendimento delle lingue straniere, ci sono questioni molto gravi e serie da porre all’attenzione di docenti e genitori, di cui due – a mio parere – le più rilevanti ma non certo le uniche:
1. soprattutto alla scuola elementare e media, l’inserimento del CLIL vedrà la corrispondente diminuzione di ore di italiano. Questo, a fronte di una realtà che vede diminuire sempre più le competenze da parte degli alunni, un problema a cui da anni i docenti cercano di far fronte con grande fatica, date le risorse sempre più scarse;
2. pensare di trasmettere parte dei contenuti delle materie scolastiche in una lingua che non è quella prevalente delle/i alunn*, implicherà l’eliminazione, o almeno una sensibile riduzione di tutto quel lavoro sul lessico, sulla capacità di esprimere pensieri, deduzioni e ragionamenti personali, sulla possibilità di porre “questioni complesse”e di sviluppare il senso critico, atteggiamenti che ancora oggi la scuola cerca di favorire e che ne sono uno degli elementi più qualificanti.
E’ davvero questo che siamo disposti a rischiare, in nome di una riforma che risponde ben più ad esigenze di facciata, e di business (quanti enti privati si occuperanno di formazione dei docenti che praticheranno il CLIL?) che di effettivo miglioramento dell’offerta formativa?
Ma sorge, purtroppo, un dubbio ancora peggiore: che nell’ottica di chi ha pensato questa riforma, l’inevitabile “semplificazione” nell’approccio allo studio che ne sarà la conseguenza, sia voluta e perseguita perché funzionale alla cultura ormai prevalente che non ama il pensiero critico perchè fa “perdere tempo” e disturba i manovratori.
Grazia Francescatti
della segreteria di Rifondazione Comunista del Trentino

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