Sanifonds: anatomia di una grande fregatura

Lavoratrici e lavoratori del Lavoro Pubblico trentino ci segnalano che durante alcune assemblee sindacali indette negli ultimi mesi da CGIL CISL UIL è stata dedicata gran parte del tempo disponibile alla propaganda del managment di Sanifonds per sollecitare l’iscrizione o il ritiro delle dichiarazioni di non adesione al fondo, lasciando in margine ogni discussione sulle condizioni del lavoro e sulle prospettive contrattuali.
Evidentemente, nonostante il meccanismo  di adesione automatica, anche per contratti a tempo determinato di almeno tre mesi, fatta salva esplicita dichiarazione di rinuncia, un principio di silenzio assenso fondato sulla consuetudine alla passività e nonostante l’oppressiva e costante campagna di sollecitazione a ritirare il diniego all’adesione, molte lavoratrici e lavoratori continuano a non fidarsi.
Proponiamo alcune riflessioni in particolare a chi ha deciso di accettare, con considerazioni poco approfondite così riassumibili: paga tutto la provincia, è comunque un’opportunità, ci garantiscono i sindacati.
 Viene ripetuto come un mantra sovraccarico di inconsapevolezza il fatto che, per ora, paga tutto la provincia come se le risorse della Provincia di Trento fossero nella disponibilità personale del presidente Rossi, neanche fossimo una qualsiasi Arabia Saudita, una famiglia stato.
 Le risorse pubbliche sono frutto del lavoro di chi paga le tasse e poichè la Provincia deve provvedere al funzionamento della sanità nel suo territorio e per il suoi cittadini,  perché non impegna direttamente quelle risorse per potenziare i suoi servizi, per ridurre i costosi tiket, per tutelare la salute di chi si trova in difficoltà? Perché costituire un ulteriore colossale apparato con relativo “management” ben pagato per gestire, amministrare e distribuire le risorse del fondo?
 Ma se paga tutto la provincia perché il fondo è oggetto di contrattazione e entra a far parte dei contratti di lavoro? Il denaro per il fondo è nella destinazione per i contratti di lavoro, quindi va considerato denaro dei lavoratori, sottratto alla loro disponibilità diretta e orientato in un percorso perverso di rimborso spese. Un sistema idraulico che perde da tutte le parti. E allora perché le lavoratrici e i lavoratori non possono usufruirne liberamente di tenerli a propria disposizione, magari per pagare qualche esoso tiket o scegliendo, volendo proprio, di avvalersi di una delle tante assicurazioni del settore. In questo senso è necessario capire perché chi non aderisce al Sanifonds non abbia un corrispettivo in busta paga. Stia punito!
 Una volta entrati nella gabbia senza uscita di adesione coatta, e bloccata per tre anni, al fondo è opportuno comunque che le lavoratrici e i lavoratori riflettano sulla natura delle assicurazioni sanitarie, dal loro punto di vista  e non del capitalismo finanziario, soprattutto in prospettiva futura,  allorquando giungerà a compimento il lento processo da lungo avviato di privatizzazione della sanità.
La sanità va intesa come “fondamentale diritto dell’individuo”, ma anche come ”interesse della collettività” leggiamo all’art. 32 della Costituzione Repubblicana. Il diritto individuale inalienabile alla salute è parimenti bene comune soggetto a tutela universalmente intesa a favore di tutte/i che contempla il diritto a un ambiente sano, a un’alimentazione sana e adeguata, a un lavoro sicuro, giustamente retribuito. La distruzione reiteratamente tentata della Costituzione Repubblicana, di cui non siamo ipocriti celebratori, è un punto di arrivo provvisorio di lotte centenarie del movimento dei lavoratori. La lotta per la salute garantita per tutti non è stata automaticamente conquistata con il dettato costituzionale, ma ha caratterizzato straordinarie lotte dal ‘45 in poi per lunghissimi anni.
Perché allora incamminarci come un gregge passivo nella direzione indicata dai trattati europei di smantellamento della sanità pubblica?
Dall’Europa di un mostruoso apparato in combutta con un esercito di lobbisti possiamo attenderci il rinnovo appena approvato dell’autorizzazione all’uso del Glifosato, dei continui tentativi di farci ingoiare OGM e via discorrendo senza fine, nel mero interesse dei profitti delle multinazionali. Ripeto, perché rinnegare la propria storia?
Aderire a un fondo sanitario significa in ogni caso entrare nelle dinamiche dei mercati finanziari, nelle logiche spinte del capitalismo per cui alla prima crisi significativa, a fronte di qualche investimento sbagliato, migliaia di lavoratrici e lavoratori si possono trovare col culo per terra; USA docet. Ma prima ancora consideriamo che i mercati finanziari per loro natura sono l’opposto dell’interesse pubblico e la loro sensibilità per i dividendi si fa cieca e sorda nei confronti delle persone.
Aderire a un fondo sanitario significa perdere l’identità di lavoratrice/ore e cominciare a vestire le vesti dell’azionista, una contraddizione mortale perché la logica dell’azionista è contro gli stipendi adeguati, contro le lotte per ambienti di lavoro sicuro, contro le lotte per carichi di lavoro disumani, per i licenziamenti in caso di ristrutturazioni aziendali. E’ un percorso che distacca il destino di chi lavora dalle centinaia di migliaia di persone escluse o persistentemente alla periferia del mercato del lavoro.

L’impoverimento, per disinvestimento e distrazione di finanziamenti e tagli nei confronti della sanità universale pubblica e l’estensione della sanità privatizzata, ha un ulteriore terribile corollario nella trasformazione del concetto stesso di salute poiché arriverà a considerare il mero evento – malattia in relazione diretto con la cura farmacologica, con tutti i suoi immensi interessi in campo, senza considerare la prevenzione, il risanamento ambientale, l’attenzione a un ambiente di lavoro salubre e sicuro, la lotta allo sfruttamento. Insomma è iniziata la ridicola corsa per assicurarsi un posto sul carrozzone di privilegiati, magari a margine, abbandonando la solidarietà tra lavoratrici e lavoratori che sola ci ha garantito, dopo lunghe lotte, il raggiungimento di risultati apprezzabili nelle condizioni di vita oltre la serenità di vivere con la fiducia negli altri che da sola ci garantisce da tanti traumi derivanti dalla solitudine prodotta dall’individualismo.
Allora perché le organizzazioni sindacali CGIL CISL UIL sono tanto attive nel promuovere l’adesione al Sanifonds, perché si espongono alla rabbia delle lavoratrici e lavoratori usando le assemblee sindacali per promuovere la privatizzazione della sanità? Perché sperperano il tempo da dedicare alla condizioni di lavoro, al rinnovo dei contratti, all’ascolto della voce di chi lavora?
 Forse perché fare sindacato con chi lavora costa molta fatica e rende poco, in particolare accanto alle lavoratrici e ai lavoratori più sfruttate/i. Lottare contro la precarietà e la disoccupazione è impresa immane. Anche occuparsi di previdenza e assistenza fiscale in termini non lucrativi, in un momento di così profonda perdita di fiducia, comporta fatica, impegno e dedizione.
 La prospettiva di entrare nella spartizione delle torte dell’integrazione previdenziali e sanitarie può risultare molto allettante. Chiunque voglia può controllare la composizione del consiglio di amministrazione di Sanifonds di cui CGIL CISL E UIL sono parte e trovare almeno una parte di risposta. Le grandi confederazioni sindacali si sono arroccate in una cittadella lontana dal mondo del lavoro, in funzione di apparente intermediazione e usano la contrattazione per moltiplicare i luoghi conciliatori, di raffreddamento delle controversie di differimento del conflitto, per spegnere ogni prospettiva di iniziativa autonoma di lavoratrici/ori.
 Un ruolo che scardina l’unità di classe, che isola le lavoratrici e i lavoratori che vengono accompagnati al cospetto delle parti datoriali da un sindacato che intermedia interpretando a suo beneficio le dinamiche relazionali tra lavoratori e imprese sia pure pubbliche, scivolando sempre più dalla parte del più forte di chi ha governi, forze dell’ordine e stuoli di avvocati a libro paga. E’ una china ormai inarrestabile che conduce a CGIL CISL UIL a farsi soggetti promotori in prima persona non solo di un processo di privatizzazione della sanità così come delle pensioni e della scuola, ma anche di una tendenza al monopolio di fondi di assistenza sanitaria in cui sono direttamente coinvolti, verso cui piegano i contratti collettivi di lavoro verso una deriva che ne deforma la funzione.

FERMIAMO LA PRIVATIZZAZIONE DELLA SANITÀ
NON ADERIAMO A SANIFONDS
RITIRIAMO L’ADESIONE A SANIFONDS

Il coordinamento
del Lavoro Pubblico – Scuola del Trentino

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2 commenti

  • Saiani Aldo

    SANIFONDS

  • Saiani Aldo

    SANIFONDS.

    Ottimo e puntuale articolo, che analizza la logica privatistica e quindi capitalistica che sta alla base di questo perverso accordo fra Sindacati Confederali e la PAT, sulla pelle dei lavoratori.

    Speriamo che questi si sveglino, si ribellino e riprendano nelle loro mani il proprio destino.

    Li esorto a rifiutare l’adesione allo sporco compromesso di
    CGIL- CISL e UIL con l’ideologia capitalista, o a disdirla, se già l’hanno fatto.
    Operai, stracciate la tessera di questi cadaveri, che sopravvivono a se stessi, tradendo la ragione per cui sono nati.
    Aderite all’unico SINDACATO fatto di uomini liberi:

    USB.

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