Sait, Coop Salute e la finta trattativa.

Oggi sulla stampa locale si poteva leggere che nell’incontro con il Sait la Filcams Cgil ha protestato per due motivi: l’esclusione dei cassaintegrati dal fondo sanitario e il mancato accordo sulla gestione degli esuberi.
Ma guarda gli scherzi della vita. Adesso i sindacati confederali, dopo aver raccontato la “bontà dei fondi sanitari” si accorgono che questi fondi sanitari valgono solo per chi lavoro e non per i cassaintegrati e per i licenziati.
Adesso che Sait per i lavoratori in cassa integrazione ha interrotto il versamento a Coop Salute (fondo sanitario della cooperazione) e quindi questi lavoratori non possono più contare su questa copertura prevista per gli aderenti al fondo i sindacati protestano e chiedono “grazia” all’azienda.
Questo conferma che sono le aziende ed i fondi che decidono chi e come hanno diritto di accedere ai fondi e quindi il diritto universale viene cancellato e sostituito con una politica fatta di concessioni da parte delle aziende.
La scelta del Sait e solo la conferma di quanto sta scritto nei regolamenti di questi fondi e quindi stupisce la reazione di quanti oggi fanno finta di rimanere sorpresi dell’esclusione dei cassaintegrati dai “benefici” di Coop Salute.
Purtroppo, e spero di sbagliarmi, questa “sorpresa” non porterà a un cambiamento di rotta da parte di Cgil Cisl e Uil sui fondi integrativi per avviare una battaglia vera per garantire l’universalità dei servizi come la salute, la pensione, trasporti, scuola e saperi che devono essere pubblici efficienti e gratuiti.
Giustamente Gino Stara ha ribadito, anche in occasione del festival dell’economia edizione n.12 che non si può dire se la sanità costa tanto o poco ma che la sanità deve costare quello che è necessario per garantire a tutti il dritto ad essere curato con le migliori tecnologie mediche.
Sulla cassa integrazione quello che avviene ai tavoli di confronto è solo la conseguenza naturale della rinuncia dei sindacati confederali a dare battaglia sul tema del contatto di solidarietà e quindi evitare i licenziamenti a monte.
Oggi, dopo che l’accordo ha dato mano libera all’azienda nella gestione degli esuberi (il sindacato è e sarà solo informato) e quindi lamentarsi sul latte versato appare un tentativo di avere visibilità e un tentativo mal riuscito di darsi una patina di dignità dell’agire sindacale.
Infatti non vedo all’orizzonte iniziative di lotta a sostegno delle posizioni assunte e questo conferma che una trattativa affidata solamente al dialogo porta solo a spostare nel tempo l’accettazione delle scelte dell’azienda.
p. USB Trentino
Ezio Casagranda

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