Pulizie: Donne in lotta per la dignita’

 Il numero di partecipanti è stato assolutamente rilevante per un settore tradizionalmente ricattabile perché considerato “a basso valore aggiunto”, frammentato in una moltitudine di microimprese e oggetto di competizione tra lavoratori italiani e non, orchestrata abilmente dai datori di lavoro.
L’iniziativa era volta a confrontarsi su tutti i problemi che soprattutto le lavoratrici subiscono quotidianamente: sono state infatti le donne le protagoniste della discussione, con interventi molto agguerriti, che esprimevano tutta la rabbia verso i datori di lavoro e gli enti pubblici, che non si curano minimamente delle condizioni di lavoro della manodopera.
I tagli alla spesa pubblica hanno creato le condizioni per un impoverimento complessivo dei salari del personale; avere un contratto di lavoro che superi le venti ore settimanali ormai è un’eccezione perché si sprecano gli orari spezzettati e le lavoratrici sono costrette a fare i salti mortali per spostarsi da un cantiere all’altro, spesso inoltre con il proprio mezzo e a proprie spese.
Tra le varie voci delle operatrici, vi erano madri che percepiscono un salario inferiore a trecento euro mensili, con figli a carico e con i loro mariti in cassa integrazione o mobilità; altre delegate spiegavano che la continua riduzione delle ore di lavoro costringe le lavoratrici a comprimere in minor tempo la prestazione da eseguire, con evidenti ricadute sulla loro condizione psico-fisica e sulla qualità del servizio. Chi alza la testa viene minacciato: si tagliano individualmente le ore di lavoro, arrivano provvedimenti disciplinari a raffica, i lavoratori non italiani vengono minacciati di licenziamento e si viene spostati su più cantieri per rendere la vita sempre più difficile.
Lo sfruttamento intensivo del personale è emerso in tutto il suo squallore: nel suo intervento il funzionario sindacale della Filcams Cgil ha spiegato la motivazione per la quale le lavoratrici hanno contratti di lavoro di pochissime ore: è semplicemente una questione di produttività. Nelle prime ore di attività il corpo risponde alle sollecitazioni in maniera più pronta e attenta e si riesce a pulire meglio e più velocemente mentre a lungo andare il fisico si stanca e il lavoratore non è più produttivo come dovrebbe e allora viene sostituito da un altro lavoratore e va a casa aspettando un altro turno o il giorno successivo.
Non sono mancati i richiami all’ente pubblico. La Provincia autonoma di Trento gode di un’autonomia finanziaria che permette di non tagliare i finanziamenti ai servizi pubblici ma a dispetto di questo è stata talmente veloce nell’applicare i tagli non vincolanti voluti dal governo Monti da arrivare addirittura ad aumentarne l’impatto rispetto a quanto chiesto dallo stato. Inoltre c’è il problema dell’organizzazione delle gare: nei capitolati si prevedono ancora le aggiudicazioni con il massimo ribasso; l’ente pubblico ignora o volutamente dimentica di inserire le clausole sociali per il mantenimento dell’occupazione del personale e del rispetto del ccnl delle pulizie/multiservizi così come è spesso assente nella verifica dell’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale e dei prodotti da parte del personale, che per esempio negli ospedali è un elemento importante per garantire la salute dei lavoratori e degli utenti. Inoltre è stata chiamata in causa la giunta provinciale affinché si faccia promotrice nei confronti delle sorde associazioni datoriali per arrivare alla firma del primo contratto integrativo provinciale del settore.
Un’ultima sollecitazione è stata fatta ai vertici dei sindacati confederali, troppo spesso accondiscendenti nei confronti del governo provinciale e disattenti nel pretendere il rispetto delle condizioni di lavoro.
L’assemblea è terminata con l’obiettivo di farsi ricevere immediatamente da un rappresentante della giunta provinciale, cosa che poi è avvenuta durante la tarda mattinata affollando il palazzo della Provincia. L’assessore agli enti locali ha promesso che verificherà che i servizi appaltati non vadano a ledere le condizioni del personale e che si farà promotore dell’apertura del tavolo negoziale per la firma del contratto integrativo provinciale sopracitato.
L’otto marzo è considerato il simbolo della dignità della donna. Anche a Trento le lavoratrici chiedevano dignità, rispetto e diritto al lavoro. La dignità, il rispetto e il diritto al lavoro si conseguono solo con la più ampia lotta ad un sistema economico – e quindi sociale e culturale – marcio. Lo sciopero di venerdì mostra la comprensione istintiva da parte delle lavoratrici che lo strumento dell’azione collettiva attraverso l’organizzazione sindacale mantiene tutto il suo valore. Quelle persone vivono quotidianamente gli effetti della crisi sulla loro pelle e meglio di loro non c’è nessuno che può spiegarli. Compito nostro è unire le lotte dei lavoratori e dei giovani e convincere loro che solo attraverso il controllo economico e politico delle attività produttive da parte della classe lavoratrice la società può trovare l’alternativa necessaria alla barbarie capitalista. E questo lo può fare solo il partito di classe sostenuto da un sindacato di classe.

Mirko Sighel
Segretario circolo Vallagarina del Partito della Rifondazione comunista

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