Martinelli trasporti: Crisi e licenziamenti

Dal sito web http://www.martinellitrasporti.it/azienda.php?id=azienda si apprende che “La Martinelli s.a.s. nasce negli anni trenta con mezzi trainati da cavalli per volontà del fondatore Lino.
Lo sviluppo vero e proprio della società avviene però negli anni 1960/70, con l’inizio dei trasporti internazionali verso la Germania, e con la continuazione dei tre figli, oggi titolari. Nel 1980 nasce l’attuale sede di Ala, cuore dell’azienda.
 Nel 1982 inizia l’attività del combinato strada-rotaia (hupack) con l’apertura di una filiale a Busto Arsizio, trasferitasi poi a Cambiago. Nel 1985 apre la filiale di Kiefersfelden successivamente trasferita nel 1992 ed oggi a Raubling per l’importante clientela tedesca. Nel 2000 infine, viene realizzata la strategica filiale di Verona, zona Bussolengo, per l’esecuzione di logistica e stoccaggio… La solidità delle credenziali sia qualitativo commerciali che di organizzazione ed efficienza, sono costituite da un modello industriale originale, sviluppato con un team aziendale particolarmente motivato e flessibile. 
Bella vetrina, bella favola, ma la realtà è tutt’altra cosa…
Cominciamo subito col dichiarare che la domanda di concordato preventivo deliberata a fine luglio dalla società – verrà presentata nei prossimi giorni avanti il Tribunale di Rovereto – è l’ultima di una serie di operazioni per ridurre ai minimi termini il costo del lavoro ed i diritti delle maestranze. La crisi, sia chiaro, è solo un paravento! Questo lo diciamo senza dimenticare che la medesima società, a cavallo fra gli anni ’80 e ’90, ha beneficiato di tantissimi contributi pubblici, soprattutto provinciali, in particolare per ampliare il proprio parco veicoli a costo praticamente zero.
Per risparmiare sulla manodopera non viaggiante (operai ed impiegati), la ditta Martinelli Trasporti SRL si era resa responsabile negli anni scorsi di un collaudato (quanto “furbesco”) sistema di pagamento del compenso per lavoro straordinario sotto forma d’indennità di trasferta. Mentre la prima voce retributiva va sottoposta a contribuzione e tassazione, la seconda ha natura risarcitoria ed è esente da qualsiasi imposizione.  Ciò permetteva un gran bel risparmio in bilancio alla voce stipendi per il personale, poi scoperto dall’ispettorato dell’INPS. 
Per ridurre invece il costo del personale viaggiante (autisti di TIR), la medesima ditta, anche attraverso associate, aveva costituito una società nella Repubblica di Slovacchia – la Martinelli Transport Slovakia SRO – con una sede “fantasma” a SENEC (SK) che nessuno dei lavoratori dipendenti ha mai visto né conosciuto. I camionisti venivano assunti nella sede legale di ALA con un contratto di diritto slovacco, avente una retribuzione fissa pari a 360 euro (ben quattro volte inferiore rispetto ai colleghi con contratto italiano). La retribuzione accessoria, riferita ai lunghi viaggi per l’Europa ed alle tante ore lavorate, veniva pagata sempre sotto forma d’indennità di trasferta, quindi esente come già detto da imposizioni fiscali e contributive. Insomma il centro delle decisioni restava sempre e comunque la sede di ALA  o, in subordine, la filiale tedesca di RAUBLING (D), almeno fintanto che è rimasta in attività; ma gli autisti risultavano in forza alla ditta slovacca, una vera e propria società di comodo.
Mentre venivano impiegate tali modalità elusive a cagione dell’erario e degli istituti previdenziale ed assicurativo, i titolari della Martinelli Trasporti SRL escogitavano – assieme ad altre otto sorelle (peraltro oggi in parte fallite o liquidate o ridotte ai minimi termini) – un’altra “astuta” operazione, ovviamente da finanziarsi in gran parte con i soldi pubblici: la costituzione a maggio 2009 della TRENTINO CARGO SPA, un colosso di dimensioni pari o superiori (per veicoli e dipendenti) a quello della famiglia ARCESE di Arco. In realtà, avrebbe dovuto fungere da scatola di raccolta su cui far confluire, mediante fusione, tutte le nove società italiane proprietarie fra cui, appunto la ditta della famiglia MARTINELLI.
La finanziaria P.A.T. dell’epoca si accorgeva in tempo del bluff e bloccava lo stanziamento pubblico, con TRENTINO CARGO SPA che si scioglieva come neve al sole. Particolare “divertente” dell’epoca, era l’esistenza di un’altra società, la PLANET CARGO SPA, anch’essa di proprietà della Martinelli Trasporti SRL e delle altre medesime otto sorelle, che detenevano le medesime quote sociali possedute nella TRENTINO CARGO SPA. Insomma una società “specchio” o società “fotocopia”, per chissà quali progetti…
La crisi (per i poveracci ed i meno abbienti) era alle porte dell’Europa ed ecco che un’altra idea veniva estratta dal cilindro magico del capitale.
La Martinelli Trasporti SRL, intanto divenuta (ma meglio dire, declassata) SAS, stringeva un patto con una società interinale rumena, denominata S.C. QUINTIVA RESOURCES SRL, con sede nella città di DROBETA TURNU SEVERIN nella provincia rumena di MEHEDINTI, al confine con la Serbia. Su questa dirottava parte del personale viaggiante già alle dipendenze della richiamata ditta “fantasma” slovacca o di quella italiana, con una formale retribuzione fissata in circa 850 lei (attuali 190 euro) e, con scrittura privata, lo affittava (ed affitta tuttora) alla Martinelli Trasporti SAS che ovviamente pagava (e paga) in euro, sotto forma d’indennità di trasferta (esente da tutto), con un risparmio di otto volte superiore al costo di un autista assunto in Italia.Altra trovata per eludere fisco, INPS ed INAIL.
E non solo. Va sottolineato che i conducenti di mezzi pesanti con contratto rumeno erano e sono privi di diritti e tutele sindacali e nessuna autorità può effettuare controlli di qualsiasi genere: non quella italiana, perché formalmente l’autista è assunto in Romania; non quella rumena, perché l’autista è materialmente impiegato in Italia.
Ovviamente non poteva mancare il mega intervento pubblico della sempre generosa P.A.T. Sul numero del 18 maggio 2011 di UOMINIeTRASPORTI.IT si legge:  “La crisi non si arresta ancora e lascia segni anche alle imprese più strutturate. Così la Martinelli Trasporti, impresa trentina con sede ad Ala, forte di 600 mezzi tra veicoli e semirimorchi, è costretta a un’operazione di lease-back (una compravendita con contestuale contratto di leasing con riacquisto) del valore di 12 milioni di euro. Oggetto dell’operazione è lo stabilimento di Ala di 31mila metri quadrati che passa a Trentino Sviluppo. Dietro all’operazione, cioè, c’è l’apporto della Giunta Provinciale giustificato dalla valenza socio-economica della situazione, in quanto – come ha tenuto a sottolineare l’assessore all’Industria, Artigianato e Commercio Alessandro Olivi – ‘senza questo tipo di intervento sarebbero stati a rischio i livelli occupazionali, che ora invece l’azienda si impegna a consolidare in oltre 180 posti di lavoro per cinque anni’”.
Attenzione soldi pubblici freschi freschi, ripagati con un massiccio intervento di cassa integrazione guadagni tuttora in vigore, ancora a carico del pubblico. 
Ora è concordato preventivo. Perché sorprendersi? L’attività di autotrasporto merci dei fratelli MARTINELLI cesserà formalmente in Italia, ma proseguirà di fatto in Romania. Nulla succederà, tanti milioni di euro di denaro pubblico per arricchire la sola proprietà e nessun provvedimento penale o civile colpirà una delle potenti famiglie imprenditoriali presenti nella provincia di Trento. Quelle dei cosiddetti capitalisti con i soldi degli altri!
Ancora una ditta fingerà di morire e tanti altri licenziamenti verranno riversati a carico dell’INPS, altra generosa bovina da mungere…
SINDACATO DI BASE MULTICATEGORIALE – TRENTO

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