Macroregione del Nord e Lega

La Lega Nord, spuntata l’arma politica della secessione e della Padania, ha gettato nel dibattito politico un nuovo obiettivo: la costruzione della Regione del Nord, l’insieme delle regioni Friuli, Veneto, Lombardia e Piemonte, accanto a val d’Aosta e Trentino Alto Adige, possibilmente tutte guidate da governatori leghisti.
Si vuole istituire la Regione dei forti, un’area geografica capace di sostenere il confronto economico con i paesi del Nord Europa, scaricando alla deriva altre realtà ritenute con superficialità incapaci di risollevarsi, vissute come un peso per l’economia. Un modo nuovo per spaccare l’Italia fra aree ricche e marginali.
Gli stati dell’arco alpino, tutti, hanno chiesto all’Unione Europea il sostegno ad un progetto ben più ambizioso e concreto: il lancio della Macroregione alpina. Un progetto che unisce e permette condivisioni di scelte fra i vari paesi. Un progetto che ricerca dialogo fra le aree montane e le grandi metropoli. Un progetto che permette confronto fra i bisogni di chi vive, coltiva, lavora la montagna ed i luoghi della grande ricerca, della alta formazione scientifica, della cultura. Un progetto che ci permette di riflettere seriamente sui progetti di mobilità transfrontaliera nelle Alpi, sia riguardo le merci che le persone, abbandonando la gomma per investire nelle ferrovie.
Chi vive in montagna non ha mai vissuto le vallate come luogo separato da qualcosa, ma come corridoio di esperienze. E’ sufficiente leggere la storia delle popolazioni alpine: hanno saputo consolidare lingue specifiche (si pensi alla lingua romancia diffusa dall’Engadina alle Dolomiti), hanno portato scuole pittoriche di alta qualità nelle valli (Fiemme), hanno coltivato il pensiero illuminista, hanno investito, per prime, in autonomia grazie alla gestione collettiva dei beni comuni, gestioni sempre basate sulla solidarietà e sul sostegno alle fasce sociali più deboli. Ed in questi anni le vallate alpine sono divenute luogo di grande innovazione: il consolidamento delle filiere del legno, dell’uso della risorsa energetica, del risparmio energetico più spinto nella costruzione di abitazioni, rifugi, grandi complessi alberghieri, nella diffusione di una media industria che mantiene, anche in tempo di crisi, una grande competitività internazionale, nella conservazione dell’ambiente e dei paesaggi.
Come può essere accaduto questo? Grazie all’apertura delle popolazioni di montagna, grazie ad una visione della vita e del lavoro complessa, lontana dalla banalità di certi slogan. Perché chi vive in montagna ha sempre cercato di tessere, non di strappare.
Il disegno che ci propone la Lega invece è miope e privo di prospettiva, specialmente dannoso per chi come noi vive la montagna.
La grande pianura padana, con le sue metropoli, ed i vari governi leghisti e berlusconiani che hanno guidato le Regioni principali, dal Veneto alla Lombardia, hanno umiliato le provincie di montagna. Andiamo a chiedere a Belluno come sono stati trattati dal Veneto di Galan e Zaia, o a Sondrio dimenticata da Formigoni, o alla provincia di Cuneo e alla val di Susa dimenticate da Cota. Perché il difetto è sempre lo stesso: lo sguardo rivolto ai forti, alle grandi concentrazioni urbane, alle grandi opere, ai grandi affari, alla cultura del capannone che ha distrutto terreni agricoli pregiati e paesaggio. Un invito all’omologazione della montagna con la cultura delle grandi aree urbane.
La montagna invece ha bisogno di piccole cose, tante e fra loro differenziate, ha bisogno di fantasia, ha bisogno di incontri, ha bisogno di vivere in modo solidale per appianare le differenze sociali, ha bisogno di armonia.
I governanti dei paesi alpini come Austria, Slovenia, Francia e Baviera questo lo hanno compreso e, assieme all’Italia, stanno sostenendo il progetto della macroegione alpina.
Noi, causa la miopia della Lega e del centrodestra, siamo ancora costretti a perdere tempo nel costruire politiche che ci portano all’isolamento, ad una presunta autosufficienza, e a dimenticare, in modo definitivo ed drammatico, i veri e più intimi bisogni della montagna italiana e alpina.

Luigi Casanova
Candidato senatore per Rivoluzione Civile – Ingroia nel collegio di Pergine Valsugana

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