Luxottica, posto fisso e esternalizzazioni

E’ di qualche giorno fa la notizia riportata da un giornale dell’Agordino dal titolo “Luxottica , posto fisso addio” descrivendo una situazione pesante che si respira in azienda a seguito della scelte della Direzione di effettuare spostamenti e scambi di mansione per alcuni impiegati.
La Luxottica è sempre stata vista come un’azienda che seppur diventando multinazionale manteneva quel rapporto del “vecchio padrone” teneva nei confronti dei “suoi dipendenti” fatto di concessioni e di regalie varie.
Ricordiamo il regalo di un pacchetto di azioni, il carrello della spesa e le forme di assistenza aziendale fra le quali spiccava quella dell’assistenza sanitaria integrativa.
Per questi motivi, anche se sulla contrattazione le relazioni erano vissute con subalternità da parte sindacale le organizzazioni sindacali hanno sempre espresso un giudizio positivo dei rapporti in azienda.
Questa Direzione da anni svolge un ruolo di apripista su aspetti che vanno ad incidere sui temi dello stato sociale puntando ad una privatizzazione di alcuni istituti e fra questi anche della sanità, o meglio dei costi della sanità.
La scelta della Luxottica, anziché essere contrastata dal sindacato, in quanto rende i lavoratori ancora più dipendenti dalle scelte aziendali è stata copiata ed inserita in un accordo provinciale che ha istituito anche in Trentino la sanità integrativa con piena soddisfazione dell’assessore Rossi e delle tre confederazioni sindacali Cgil Cisl e Uil.
Ora la Luxottica ha avviato un processo interno che dovrebbe portare, usiamo il condizionale, al sue3pramento di questa figura attraverso mobilità volontaria,incentivata o licenziamenti.
Insomma la Luxottica, approfittando della subalternità sindacale e del nuovo governo Letta , che sul lavoro continua la politica di smantellamento dei diritti inaugurato dal precedente governo Monti, fa vedere il suo vero volto di padrone globalizzato,
Se gli impiegati non ci servono, anche se servirà il loro lavoro, la direzione ha scelto la strada che le mansioni impiegatizie possono essere precarizzate o esternalizzate (magari nei paesi dove il costo del lavoro è irrisorio). Infatti se prendiamo ad esempio le buste paga queste possono essere elaborate anche fuori dall’agordino e poi stampate in azienda. La conseguenza di questa riorganizzazione comporta che gli impiegati con contratti a tempo indeterminato non servono più e quindi o accettano il loro demensionamento o la mobilità incentivata. Insomma la scelta di mister Del Vecchio non si discute al massimo si ammortizza.
Per questo non mi convince la preoccupazione dei sindacati, davanti a questa scelta aziendali il minimo sindacale dovrebbe essere lo stato di mobilitazione, e quindi il rischio che questa azienda venga assunta come per la sanità integrativa ad esempio dalle aziende trentine e quindi non vorrei che dopo il 27 ottobre anche nel nostro Trentino si vada verso accordi sulle esternalizzazioni del lavoro impiegatizio lasciando sul territorio trentino migliaia di disoccupati o centinaia di lavoratori precari.

Ezio Casagranda

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