Le preoccupanti “larghe intese”

torino1maggioLa foto che vi mostriamo circola è stata scattata il 1° maggio a Torino e sta circolando su facebook. E’ piuttosto inquietante. Indica un salto di qualità nella strategia di repressione dei movimento. Certo resiste nel tempo e alle profonde difficoltà del movimento operaio. A sinistra qualcuno lo definisce un “rito stanco”. In realtà, il 1° maggio torinese, ha sempre manifestato nelle forme più diverse le profonde lacerazioni che vive la sinistra nel nostro paese.
Il 1° maggio, d’altro canto, è il momento in cui tra le vie del centro di Torino i settori diversi della classe operaia, sempre più frammentata e divisa, si ritrova unita un giorno per affermare la propria esistenza e la propria dignità in una città il cui declino sembra inarrestabile e la cui amministrazione “socialliberista” ha da anni voltato loro le spalle coprendo gli interessi della famiglia Agnelli e dei diversi poteri forti.
Certo il 1° maggio è stato teatro di contestazioni contro le burocrazie sindacali nel corso degli anni sempre più filo-padronali ed anche di scontri, a volte violenti. Il 1° maggio del 1999, l’anno della guerra nell’ex-Jugoslavia, resta ancora una ferita aperta.
Tuttavia, mai si era manifestato così apertamente, almeno nella piazza, un connubio tra gli apparati repressivi e partito al governo che oltre ad amministrare la città, governa anche il paese, il Pd.
Nei fatti ieri in piazza le forze dell’ordine sono intervenute con una violenza inaudita e spropositata accanto al servizio d’ordine del Pd, assolutamente inaccettabile, per spaccare il corteo attaccando preventivamente coloro che si oppongono alle politiche del Pd, al governo Renzi, nonché alle burocrazie sindacali complici.
Alcune avvisaglie c’erano state durante la tradizionale fiaccolata del 24 aprile quando era stato impedito ad alcuni militanti No Tav di avanzare verso il palco durante il comizio di chiusura all’arrivo di Piazza Castello nel timore di eventuali contestazioni, scena mai vista negli ultimi anni. Una chiusura ad “hoc” preventiva.
Eppure ciò non deve stupire. A Torino e nel Piemonte, infatti, oramai governa una “Grande coalizione” che unisce i vertici Fiat, le grandi banche, l’amministrazione Pd e settori della magistratura sempre solerti a colpire i movimenti. Non a caso Chiamparino è stato chiamato a diventare il prossimo presidente della Regione Pimonte. Egli è, infatti, è uno degli esponenti politici da sempre più esposto nel sostegno alle politiche liberiste dei governi nazionali, ed è tra i più strenui difensori del Tav e degli interessi dei costruttori di questa opera devastante della Val Susa.
Ora un altro corpo repressivo dello stato, solitamente vicino alla destra, si pone direttamente al servizio di uno schieramento politico. E’ un inizio di nuove “larghe intese”. La “Grande coalizione” fa così un inquietante salto di qualità che deve interrogare tutta la sinistra che non si arrende alle politiche di austerità.
di Gippò Mukendi Ngandu
Fonte : SinistraAnticapitalista

 

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